Nobili passioniIl piacere segreto di collezionare opere d’arte

Si tratta di un’attività che dovrebbero fare tutti: non solo per il gusto di possedere qualcosa di raro che si ama, ma per un puro senso di contemplazione della bellezza. Come è ovvio, scrive J. Paul Getty, ognuno dovrà seguire i propri gusti. Facendo attenzione a evitare qualche possibile incidente

da Pixabay

Ogni collezionista a un certo punto, auspicabilmente il prima possibile, deve decidere con esattezza cosa intende collezionare, trovando il proprio punto di equilibrio tra due estremi diametralmente opposti.

Può scegliere infatti di dedicarsi soltanto a bronzi risalenti a un determinato periodo o a una regione specifica, oppure può emulare il defunto William Randolph Hearst, che collezionava letteralmente di tutto, dalle statuette preistoriche ai grandi maestri, passando per castelli con il loro intero contenuto.

La scelta deve essere guidata da fattori e influenze diverse, ma la considerazione più importante è, ovviamente, la più semplice di tutte: qual è l’oggetto o gli oggetti verso cui si concentrano il proprio interesse e l’amore per l’arte?

L’opera che agli occhi di qualcuno appare magnifica, a un altro può risultare orribile, come sa bene chi ha avuto modo di osservare un gruppo di persone in un grande museo.

C’è chi degna Goya solo di un’occhiata veloce, seguita prontamente da uno sbadiglio, ma rimane estasiato dinnanzi a un Gauguin. Per alcuni, Bernini è un orrore mentre Rodin è sublime. C’è che si entusiasma di fronte ai mobili del Settecento veneziano e chi invece rimane del tutto indifferente persino davanti ai capolavori degli ebanisti del Settecento francese. E così via.

I gusti variano immensamente da individuo a individuo e ciascuno ama e odia cose diverse in qualsiasi campo. Quando però si tratta di belle arti, le preferenze personali si fanno molto pronunciate, tanto più nel caso dei collezionisti. Forse, come ha osservato Aline B. Saarinen, per il vero collezionista «collezionare arte è in primo luogo una forma di espressione».

Del resto è indubbio che le sue acquisizioni ne riflettono la personalità, le convinzioni e il modo di vedere. La mia filosofia è riassunta in un paragrafo scritto dieci anni fa da Ethel Le Vane nel nostro libro Collector’s Choice:

Per me le mie opere d’arte sono tutte straordinariamente vive. Sono l’incarnazione di chi le ha create, uno specchio delle speranze, dei sogni e delle frustrazioni dei loro autori. In seguito le loro creazioni hanno avuto vite incredibili: sono state conservate con ogni cura dai nobili e saccheggiate dai rivoluzionari, concupite con ardore e poi freddamente abbandonate. Sono state ammirate nei salotti e umiliate nelle soffitte. Hanno attraversato molte epoche, tutte transitorie. Il loro mondo si è disintegrato, ma loro sono sopravvissute. E per la maggior parte sono più belle che mai.

Per quanto possa sembrare banale in quest’epoca fragile e superficiale, la bellezza che si trova nell’arte è purtroppo uno dei pochi lasciti reali e sempiterni delle imprese umane. La bellezza sopravvive anche quando le nazioni e le civiltà crollano e le opere d’arte vengono trasmesse di generazione in generazione e di secolo in secolo, incarnando una continuità storica di valore immenso.

Quando ho iniziato attivamente, avevo stabilito che la mia collezione sarebbe stata piccola e che avrei acquistato soltanto oggetti di altissima qualità e grande merito artistico. Preferivo possedere pochi pezzi splendidi rispetto a un ammasso di opere di seconda scelta e avevo inoltre deciso che mi sarei concentrato su alcune scuole, limitandomi a quelle che mi piacevano e mi interessavano maggiormente. Per questo motivo la mia collezione è composta quasi interamente da opere appartenenti a queste categorie: marmi e bronzi greci e romani, dipinti del Rinascimento, tappeti persiani del Cinquecento, tappeti della manifattura della Savonnerie e mobili e arazzi francesi del Settecento.

Naturalmente ci sono state eccezioni e digressioni rispetto alla strada maestra, e ritengo possa risultare interessante per il lettore (e, almeno in un caso, divertente) ripercorrere le circostanze di tali deviazioni prima di proseguire con la storia della mia raccolta.

Per esempio, ricordo un acquisto di alcuni anni fa puramente accidentale e del tutto imprevisto da Christie’s. Quel giorno faceva molto caldo e le sale delle aste erano terribilmente affollate. Per qualche bizzarro motivo nessuno aveva pensato che fosse il caso di aprire le finestre, così l’aria all’interno divenne talmente afosa e soffocante che finii per astrarmi dalla vendita in corso in quel momento.

Un amico che sedeva accanto a me pativa alla stessa maniera il caldo e la mancanza di aria fresca. «Ci si aspetterebbe che il personale facesse qualcosa per ventilare la stanza!» commentò sotto voce. Annuii e senza pensarci sollevai la mano per slacciarmi il colletto. Pochi istanti dopo notai che il battitore d’asta mi stava indicando. «Aggiudicato al signore per 100 ghinee!» esclamò.

da “Le gioie di collezionare”, di Jean Paul Getty, Johan & Levi, 2021, pagine 93, euro 13

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