Se il libro è un’invenzione perfetta (cioè non più perfettibile), l’ebook sembra ancora in alto mare. Nonostante la crescita del mercato dei tablet e dei reader, nel mondo dei lettori duri e puri la versione elettronica non trova sempre buona accoglienza. Anzi, come spiega questo articolo dell’Atlantic, può arrivare a suscitare vero e proprio odio.
Esagera, certo. Ma il punto sollevato è importante: il libro e l’ebook non sono la stessa cosa e l’ebook, soprattutto, non è soltanto la versione elettronica dell’oggetto libro. Non traduce, in sostanza, quell’essenza di “libricità” (in inglese “bookiness”) in formato digitale. Non è una controparte equivalente, un alternativa moderna, una nuova evoluzione (e appunto non potrebbe, dato che il libro è perfetto). È soltanto un nuovo modo di leggere.
L’equivoco, nutrito dal nome stesso “e-book”, è sciolto: il nuovo formato non presenta alcuni elementi di “libricità”, continua l’articolo dell’Atlantic, che sarebbero decisivi. Prima di tutto, non ha pagine ma solo testo – che può essere organizzato in sezioni, capitoli, paragrafi a piacere; può essere ingrandito a seconda delle esigenze di letture; può cambiare il font – questo ha imposto ad Amazon, produttrice del reader più diffuso e avanzato, cioè il Kindle, di inventare un nuovo modo per ritrovare il punto che si era lasciato e indicare quanto manca e dove ci si trova. Tutte cose che nel libro si individuano con un colpo d’occhio.
Senza pagine non ci sono margini (luoghi prediletti per le note e le orecchie fin dal Medioevo), e lo sfoglio procede da una porzione in testo in poi. L’ebook non si apre e non c’è la sensazione di immersione spaziale che danno i libri stampati. Questo a sua volta rende impossibile un’apertura casuale, crea difficoltà nell’andare su e giù per cercare passaggi precedenti (dov’era?) o saltare le parti noiose. L’ebook ignora del tutto il fatto, poi, che per molti lettori le idee spesso sono legate alla memoria visiva: sanno cioè se occorre andare a cercarla all’inizio o alla fine o se sul recto o sul verso di una pagina. Per tutte queste ragioni l’ebook non può essere considerato equivalente al libro. Ne consegue che anche la lettura sarà un’esperienza diversa. Ma di che tipo?
Lo si può capire, forse, dal fatto che alcuni aspetti sono comuni: anche gli ebook, come i libri, sono compatti, leggeri e trasportabili. Caratteristiche che li renderebbero compatibili con un’idea di “libricità” che piace a un gran numero di persone, per le quali «conta soprattutto il testo, che amano leggono dall’inizio alla fine, che non hanno problemi a usare i libri per fare sottolineature e lasciare piccole note. Insomma: sono gli amanti della letteratura di genere», come la fantascienza, il thriller, il giallo e il romanzo rosa. La conclusione è chiara: l’ebook va bene, ma non per tutti i lettori.
Anche le vendite sostengono questa interpretazione. Nei primi dieci titoli di libri cartacei venduti, si trova un saggio politico, tre libri di auto-aiuto, due romani e quattro libri per bambini. Nel settore ebook, invece, sono tutti romanzi, tra cui appunto gialli, romanzi rosa e fantascienza. Preferire un cartaceo anziché un formato elettronico non è una fisima da luddisti, ma un riflesso di ciò che si cerca nella lettura. Il modo diverso con cui ci si avvicina ai testi, o soltanto il tipo di testi che si sceglie di affrontare, definiscono un’esperienza diversa, per cui è quasi indifferente modificare il supporto. Per questo gli ebook faticano, non sfondano, ma scalano senza problemi alcuni settori.
Il risultato è che, nonostante i timori apocalittici dei tradizionalisti e le promesse degli animi innovatori, la probabilità è che libro ed ebook continueranno ad esistere e soprattutto a coesistere, più o meno interscambiabili entro i limiti già sottlineati. Una situazione che, forse, non resterà senza conseguenze: non è da escludere che anche il concetto di lettura non si diversifichi, variando a seconda dello strumento utilizzato.