Riciclo alimentare L’associazione Recup e la lotta allo spreco del cibo a Milano

Dietro alla vittoria cittadina del premio Earthshot Prize c’è l’attività territoriale di molte organizzazioni di volontariato. Recup si occupa della ridistribuzione dei beni avanzati da supermercati e locali, che altrimenti verrebbero buttati, e piace anche ai Ferragnez

Claudio Manenti

Milano è la città più virtuosa in fatto di food policy. Lo ha detto il Principe William annunciando la vittoria del capoluogo lombardo nella categoria “Costruisci un mondo senza sprechi” dell’Earthshot Prize inaugurato proprio dalla sua organizzazione di beneficenza, la Royal Foundation britannica, e destinato alle migliori iniziative di tutela ambientale.

Le categorie sono cinque: «Proteggi e rimetti in salute la nostra natura», «Pulisci la nostra aria», «Rianima i nostri oceani», «Metti a posto il nostro clima» e, appunto, «Costruisci un mondo senza sprechi» e vedono un montepremi di 1 milione di sterline ciascuna, ovvero 1,17 milioni di euro, che dovrà servire per potenziare il proprio progetto: sono quindi soldi vinti per essere reinvestiti.

Milano ha spiccato tra altre 750 città candidate in tutto il mondo grazie ai food waste hub, i poli di raccolta e ridistribuzione del cibo avanzato da supermercati, ristoranti e locali che hanno permesso di recuperare 130 tonnellate di alimenti in un anno – circa 350 kg al giorno – e di fornire così 260mila pasti a cittadini in difficoltà, ma anche grazie a una vasta rete di volontari e anche un endorsement dei Ferragnez.

Il centro urbano è stato infatti in grado di spiccare in termini di lotta allo spreco anche grazie a realtà come Recup che, in collaborazione con associazioni o enti come Pane Quotidiano, Cascinet, Croce Rossa, Banco Alimentare e Comune di Milano combatte lo spreco alimentare alla fonte, ovvero nei mercati rionali e, dal primo lockdown, all’ortomercato.

Nata nel 2016, Recup è un’associazione che dalla fondazione non ha mai smesso di crescere (sia in termini di volontari che di visibilità) e che fa una cosa molto semplice: recupera tutti quei prodotti ortofrutticoli che non sono buoni per la vendita e che andrebbero buttati, e li ridistribuisce: «in pratica recuperiamo tutte le eccedenze alimentari, ovvero i prodotti che i commercianti scelgono di non vendere per mille motivi, anche solo il fatto che sono ammaccati o prossimi ad essere buttati via. Noi li prendiamo e li distribuiamo a chiunque voglia» spiega la fondatrice Rebecca Zaccarini.

Claudio Manenti

«Non è una cosa né caritativa né assistenzialista ma, soprattutto nei mercati rionali, cerchiamo di creare inclusione sociale: il nostro obiettivo è fare in modo che il mercato diventi un luogo di scambio e di relazione tra le persone. Chi fa volontariato con Recup è mosso da mille motivi, tra cui il volontariato tout-court certo, ma anche conoscere gente o salvare i prodotti dallo spreco. Poi ci sono anche persone più indigenti, o anziani, che danno una mano e contemporaneamente si guadagnano la spesa: c’è un mix interculturale e intergenerazionale molto interessante. Per quanto riguarda l’ortomercato abbiamo invece un impatto più puramente ambientale proprio perché manca questa situazione di cittadinanza attiva: sono i volontari che selezionano i prodotti e li smistano in cassette da distribuire poi alle varie associazioni, che a loro volta poi le distribuiscono ai loro beneficiari che possono essere gli hub del comune, la Croce Rossa o altre associazioni e collettivi. Durante il lockdown, per esempio, abbiamo lavorato tantissimo con le Brigate della solidarietà, ma anche con realtà più strutturate come Emergency».

«La forza di Recup sta sostanzialmente in una base attiva molto ampia: non servono particolari conoscenze e chiunque può fare volontariato con noi» integra Mathieu Meneghini, volontario di Recup della prima ora e consulente specializzato in sostenibilità. «Poi un bel boost all’attività è stato dato due anni fa, poco prima che finisse il primo lockdown, con un’iniziativa che aveva coinvolto personaggi dal seguito social importante come Klaus, Chiara Ferragni e Fedez, che hanno dato un’enorme visibilità all’organizzazione. Siamo passati da 50 volontari a 200 in due anni. E da una media di 200 chilogrammi fino a quasi 2 tonnellate al giorno di frutta e verdura recuperata. Questo chiaramente grazie anche al fatto che accanto alle attività nei mercati rionali si è aggiunta quella all’ortomercato.

Claudio Manenti

Chi fosse interessato a collaborare con Recup come volontario può trovare tutte le informazioni sul sito associazionerecup.org

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