Prima le competenzeSulla scelta degli assessori, Beppe Sala non usi il bilancino politico

La giunta di Milano dovrà incarnare un ideale di città e renderlo realtà. Una brutta figura nella selezione dei collaboratori è ciò che non può permettersi un sindaco che ha raccolto un consenso così ampio, e che rappresenta l’intero mondo riformista

Claudio Furlan/LaPresse

Ora tocca a Milano e Bologna. Poi, dopo il ballottaggio, toccherà a tutte le città che sono andate al voto: formare la giunta, il governo locale. Le persone che affiancheranno i sindaci, che potranno ampliare il suo successo o limitarlo se non addirittura metterlo in crisi.

Due appaiono i criteri prevalenti che guidano queste scelte: il primo è quello della rappresentanza, e allora si portano in giunta i candidati consiglieri che hanno raccolto più preferenze e quelli delle varie liste di supporto, spesso ideate per raccogliere voti a strascico senza distinzioni qualificanti. Poi, la competenza, come secondo: reclutare dalla società quelle competenze che l’attività politica non produce dentro di sé e che il fare amministrativo richiede, soprattutto se si vogliono affrontare le nuove sfide e contenere le spinte degli interessi particolari (che non sono mai pochi).

Il momento attuale è soprattutto quello delle nuove sfide. Per questo è auspicabile che i sindaci “forti”, quelli che hanno un grande consenso elettorale da mettere sul tavolo delle loro decisioni, compongano compagini governative altrettanto forti, ma più forti di competenze che di rappresentanza.

Beppe Sala è al secondo mandato, può lavorare senza la preoccupazione della riconferma. Può concentrarsi sulle promesse da mantenere, sulla messa a terra delle proposte. E la promessa maggiore è quella di mantenere Milano all’altezza della sfida con le altri grandi metropoli europee: sostenibilità ambientale e sociale, digitalizzazione, “buon vivere”.

Per questo è auspicabile che la scelta degli assessori diventi un evento fondativo della nuova stagione, non un passaggio burocratico da assolvere in fretta e senza clamore. Sarebbe controproducente che gli assessori venissero selezionati con il bilancino dei pesi delle preferenze o delle correnti e delle componenti, se non persino da pressioni esterne come i contrasti politici nazionali.

Gli assessori devono dare il senso dell’idea di città che si persegue e dare le “gambe” per farla diventare realtà. Una brutta figura sulla scelta (metodi e persone) degli assessori è la cosa che non può permettersi un sindaco che ha raccolto tanto consenso ma che non possono permettersi soprattutto i riformisti, quelli che hanno spesso detto di voler essere il cambiamento necessario. Come si fanno le cose è buona parte delle cose stesse.

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