Ogni minuto su internet vengono condivise migliaia di foto, vengono aggiornate milioni di pagine e scritti centinaia di migliaia di post sui social, digitate parole sui motori di ricerca e inviati messaggi. In poche parole, ogni secondo, ogni momento, ogni istante, tutti noi produciamo una mole di dati pressoché inimmaginabile.
A questi dati appena citati, appartenenti al mondo social e digital, si aggiungono tutti gli altri dati attorno a noi: mentre camminiamo, ascoltiamo la musica, quando facciamo acquisti, produciamo dati.
Tutti i giorni vengono citati dati e statistiche, rappresentati in mappe e grafici, che provano in qualche modo a dare una forma a tutto questo, ma la galassia di informazioni prodotte, il più delle volte, sfugge al controllo.
“Ti spiego il dato”, libro di Donata Columbro pubblicato da Quinto Quarto e illustrato da Agnese Pagliarini, nasce perciò a partire da questi presupposti, come cassetta degli attrezzi per provare a guardare oggetti e abitudini in modo più consapevole e per imparare a muoversi tra questa grande mole di informazioni senza esserne travolti o sentirsi smarriti.
Donata Columbro, giornalista, si occupa di innovazione ed è socia fondatrice di Dataninja School, piattaforma di formazione online per chiunque voglia imparare a comunicare meglio con i dati; inoltre la si trova spesso su Instagram, dove il suo hashtag #tispiegoildato è diventato praticamente un cult.
L’abbiamo intervistata in occasione del Salone del Libro a partire dal libro, dai rischi della rete in termini di privacy e protezione dei dati e tanto altro che riguarda in particolare il rapporto tra etica, educazione e dati.
«L’idea per il libro – spiega Columbro – è partita dalla volontà di raccontare ai non addetti ai lavori dei dati tutto ciò che vedono ogni giorno senza comprenderne esattamente il significato, provando a fare un libro non manualistico, ma adatto alle persone che fino a questo momento, ovvero prima della pandemia, i dati li avevano sempre evitati».
Il libro è strutturato in stile bullet journal, con esempi grafici, mappe esplicative e illustrazioni che spiegano molto bene un concetto: se c’è il dato non possiamo in automatico stare tranquilli, perché «può essere inaffidabile».
«Dobbiamo prima osservare il calcolo che è stato fatto, verificare la fonte, realizzare confronti con altri dati – dice Columbro, che prosegue – anche i dati mentono, non è vero che non mentono solo perché sono numeri».
Ed è in questo senso che “Ti spiego il dato” vuole fungere da ausilio, perché è proprio nella pratica di provare a capire ciò che produciamo, che comprendiamo i limiti dei numeri, impariamo a dare un peso diverso alle fonti, apprendiamo una metodologia per fare un fact checking in autonomia e, soprattutto, facciamo i conti con il fatto che l’errore umano è dietro l’angolo.
«Il dato – continua Columbro – è una descrizione quantitativa del mondo. Si può classificare e mettere in categorie tutto, dalle parole con l’analisi grammaticale, alla geografia, passando per l’economia nella storia, fino alla lettura delle notizie e degli studi scientifici; è una competenza trasversale.
«Saper leggere – spiega Columbro – o saper fare domande giuste, per esempio anche al medico di base su questioni scientifiche, è oggi sempre più importante e sono competenze che non ci vengono insegnate. Approfondire e capire questi argomenti ci rende di fatto cittadini più inclusi in un processo democratico».
Un esempio su tutti di questa urgenza è il progetto di Data Literacy nelle scuole con Open The Box, un percorso che si rivolge a docenti delle scuole medie e superiori, ma anche a educatrici e educatori, giornalisti e giornaliste che desiderino svolgere laboratori con ragazze e ragazzi a partire dagli 11 anni a scuola o in altri contesti educativi (associazioni, festival, eventi), mettendo a disposizione una serie di lezioni gratuite su fake news, immagini manipolate, cultura dei meme, media sintetici e deepfake.
Il progetto nasce con la volontà di dare una risposta innovativa alla domanda di contenuti educativi su questi temi, con un percorso interattivo adatto sia alla didattica in classe che a distanza, per una cittadinanza digitale sempre più educata.
«L’obiettivo del libro e dei progetti educativi di questo tipo – continua Columbro – è cercare di rendere le persone più consapevoli dei rischi che corriamo tutti con i dati. Spesso ci fidiamo senza controllare, abbassiamo la guardia, ma la percezione che i dati ci offrono può risultare distorta. Ad esempio, il rischio di portare avanti tesi non corrette è altissimo e spesso non abbiamo elementi per dimostrare il contrario in un contraddittorio; avere gli strumenti per confutare è fondamentale, senza farsi trascinare da istinti, urgenze, decisioni di pancia».
Per Columbro un tema fondamentale in questo senso è quello della privacy: «È impossibile vivere una vita senza produrre dati, perciò quello che possiamo fare è lavorare per fare scelte più consapevoli e domandarci continuamente che tipo di dati stiamo lasciando in rete, se possiamo far sì che ne vengano presi solo alcuni e non altri, capire se c’è una differenza tra piattaforme, se ci sono modi diversi di stare online, se possiamo fare un ulteriore controllo sulle nostre azioni e se possiamo fare azioni per essere più attivi e meno passivi in termini di privacy».
Il libro, che conclude ogni capitolo con un boxino e una pagina di appunti liberi per far mettere in pratica gli insegnamenti appresi, si conclude con due strumenti molto utili per approfondire: un glossario – che va dal cherry picking al bias, passando per cookie e correlazione spuria – e una pagina di consigli su progetti e profili di data driven in rete, divisi per categorie, oltre a un’approfondita bibliografia e sitografia.