Coalizione semaforoCosa promette di fare il nuovo governo Scholz

Nell’accordo a tre per formare l’esecutivo i Verdi e la Spd hanno dovuto rinunciare alla patrimoniale e all’aumento delle tasse per le fasce di reddito più alte, ma hanno ottenuto il rialzo del salario minimo a 12 euro all’ora l’abbandono del carbone entro il 2030 e del gas naturale entro il 2040. Il leader dei liberali Christian Lindner sarà il prossimo ministro delle Finanze

LaPresse

Ieri SPD, Verdi e FDP hanno presentato il loro accordo di governo in una conferenza stampa congiunta a cui hanno preso parte i segretari e le segretarie dei tre partiti, insieme al socialdemocratico Olaf Scholz, che sarà proposto al Bundestag come Cancelliere. 

Le negoziazioni andavano avanti da poco più di un mese, e l’accordo era ampiamente atteso in questa settimana. Si tratta di tempi relativamente brevi per la media tedesca, che si spiegano anche con la pressione mediatica nata dall’aumento dei contagi. Già venerdì scorso, la nuova maggioranza si era palesata in Parlamento, con l’approvazione della nuova legge di contrasto alla pandemia, che ha visto la rottura tra CDU e SPD (i due partiti attualmente al governo). 

La coalizione tra socialdemocratici, verdi e liberali, detta semaforo dal colore dei partiti che la compongono, era quella più naturale in base ai risultati delle elezioni di settembre. Tuttavia, l’esito positivo delle trattative non era scontato, a causa delle forti differenze tra SPD e Verdi da un lato e FDP dall’altro. La FDP di Christian Lindner, infatti, pur avendo il gruppo parlamentare più piccolo tra i tre partiti, è apparsa da subito determinante per la creazione di una maggioranza. Durante le negoziazioni, il peso dei liberali è stato subito chiaro, con la conflittualità che si concentrava soprattutto su tre temi: politiche fiscali e sociali, impegni sulla lotta al cambiamento climatico e attribuzione di ministeri chiave.

Guardando all’accordo finale, si nota come in materia fiscale Verdi e socialdemocratici abbiano dovuto rinunciare ad alcune proposte dei loro programmi come l’introduzione di una tassa patrimoniale e l’aumento delle tasse per le fasce di reddito più alte, temi su cui si è registrato un vero e proprio veto dei liberali. Sulle politiche sociali, però, la SPD ottiene una serie di risultati importanti, come il mancato aumento dell’età pensionabile e la pianificazione della costruzione di quattrocentomila nuovi alloggi popolari a livello nazionale, così come misure contro il caro affitti.

Confermato, inoltre, l’aumento del salario minimo a 12 euro all’ora (rivendicazione che i socialdemocratici hanno in comune con i Grüne). Il patto di stabilità tornerà solo nel 2023, ma una serie di eccezioni saranno previste per investimenti strategici. Dal canto loro, i liberali possono rivendicare la previsione di numerose misure per favorire la digitalizzazione del Paese, così come maggiore flessibilità nella gestione degli orari di lavoro e di reperibilità.

Sul fronte climatico, i Verdi (anche dopo alcune rimostranze emerse durante le consultazioni) ottengono obiettivi chiari come l’abbandono del carbone entro il 2030 e del gas naturale entro il 2040, investimenti su idrogeno ed energia solare e messa al bando dei motori a combustione a partire dal 2030. Si prevede inoltre, la legalizzazione del consumo di cannabis, l’abbassamento a sedici anni dell’età per votare alle elezioni europee e federali e un sistema di asilo più veloce, oltre che politiche migratorie attrattive e la possibilità di prendere la cittadinanza tedesca più facilmente, a partire dal terzo anno, per chi è nato in Germania. 

La divisione dei ministeri, però, rivela alcuni nodi cruciali. Il leader dei liberali Christian Lindner vince la sfida col verde Robert Habeck per il ministero delle Finanze, un ruolo chiave nel contesto di ripresa post-pandemica e viste le misure in programma per il clima. Habeck, però, dovrebbe diventare Ministro dell’Economia e del Clima, una sorta di ministero economico “allargato” creato da Scholz per controbilanciare Lindner. Tra gli altri ministeri strategici, ai liberali va quello ai trasporti, ma i Verdi prendono Ambiente, Agricoltura ed Esteri. Alla SPD, invece, vanno Salute, Interni, Lavoro, Sviluppo Economico e Difesa. 

Sembra quindi che Scholz voglia tenere alcuni ministeri chiave in mano socialdemocratica, dando agli alleati i posti più strategici per le rivendicazioni chiave dei loro partiti. Una scelta che permette, almeno in parte, di capire cosa aspettarsi nei prossimi anni: un governo con la SPD a fare da cardine, come è normale in base al risultato elettorale, con Scholz occupato a bilanciare i due alleati litigiosi dando loro la possibilità di incidere su alcuni temi visti da questi come identitari. I liberali, però, portano forse a casa più dei Verdi, soprattutto se guardiamo al peso elettorale effettivo. Il loro ostruzionismo ha reso impossibile parlare di riforma fiscale, un tema centrale nella campagna elettorale di Verdi e SPD; Lindner stesso vince la battaglia per il Ministero delle Finanze, un segnale importante per quanto controbilanciato dall’allargamento dei temi climatici al Ministero dell’Economia.

Sarà quindi delicata l’implementazione delle politiche climatiche e sociali previste nell’accordo di governo, perchè su questi temi si giocherà, per Scholz, la possibilità di mostrarsi come non subalterno a Lindner, allontanando l’idea – presente in queste ore in alcuni commenti – che quest’ultimo terrà le redini del governo attraverso il ricatto di una caduta anticipata dell’esecutivo. Su quest’implementazione, però, la FDP giocherà un ruolo importante, e sarà interessante vedere come questi bilanceranno la loro voglia di incidere sul governo con il rischio di apparire come una forza minoritaria che intende frenare alcune riforme dei partiti maggiori.

Su Europa ed Esteri, si notano proposte di rottura rispetto al passato, e molto in linea con le posizioni di Verdi e SPD, più che dei liberali. Per quanto manchino indicazioni precise (anche coerentemente con la materia, non dipendente dal governo tedesco) è evidente e significativa una certa apertura per una riforma fiscale europea e nuove forme di solidarietà fiscale sul modello di NextGenerationEU, anche attraverso un alleggerimento del patto di stabilità. Viene inoltre ribadita la necessità di vincolare sempre più i fondi UE al rispetto dello stato di diritto e dei valori europei. In politica estera, inoltre, si ribadisce la centralità dell’Unione Europea e del blocco atlantico, e l’arrivo al ministero di Annalena Baerbock, co-segretaria dei Verdi, lascia immaginare una linea più dura di quella merkeliana su Cina e Russia.

La gestione della pandemia sarà il primo importante banco di prova per il governo: in questo senso, la scelta di Scholz di attribuire alla SPD il Ministero della Salute rivela la sua consapevolezza che il tema sarà fondamentale per sostenere la credibilità iniziale del governo, e la sua volontà che sia il suo partito a gestirla. Presto, però, si tratterà di gestire la realizzazione del programma, bilanciando Verdi e FDP e dando ai primi una centralità che nell’accordo sembrano non avere. 

Il nuovo governo tedesco potrebbe insediarsi già dopo il 6 dicembre, se otterrà il via libera dalle consultazioni interne che liberali e socialdemocratici avvieranno parallelamente nei giorni precedenti quella data. Si tratterà del primo governo post-Merkel, nato da una coalizione insolita e con a capo un Cancelliere, Olaf Scholz, che sembrava avviato a una pesante sconfitta elettorale. Un governo chiamato a traghettare il Paese oltre il merkelismo, in un mondo decisamente diverso da quello in cui iniziò la sua ascesa la Cancelliera.  

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