Chiunque voglia bene a Mario Draghi dovrebbe dirgli di fare subito marcia indietro, dichiararsi fermamente intenzionato a restare al governo fino a quando l’emergenza sarà superata e concentrato esclusivamente su questo, con la gravità e la nettezza che la situazione richiedono. Nulla è infatti più dannoso, per la sua credibilità e il suo prestigio, di questa situazione, in cui giornali e telegiornali danno conto, da un lato, dei contagi che si moltiplicano e degli ospedali che si riempiono, dall’altro, delle manovre e contromanovre attorno a un capo del governo che tutti dicono deciso a lasciare quanto prima Palazzo Chigi per il Quirinale.
Comunque si giudichi l’ipotesi della sua elezione a presidente della Repubblica (personalmente, la giudico piuttosto sfavorevolmente), comunque si giudichi il governo (personalmente, in modo assai positivo), comunque si giudichi lo stesso Draghi (non è il mio tipo, ma ho visto di molto peggio, in quel ruolo, negli ultimi tempi), tutti dovrebbero riconoscere, se si fermano a pensarci un minuto, deponendo gli opposti pregiudizi e le rispettive idiosincrasie, che questo andazzo non fa bene a nessuno, e tantomeno a Draghi.
La facilità con cui esponenti del governo e del Comitato tecnico-scientifico parlano di un’epidemia che si «raffreddorizza» o che si «endemizza» è come minimo incauta. Ammesso e non concesso che abbiano elementi per affermarlo con certezza, e non pare il caso, per troppe persone quel «raffreddore» ancora oggi è sufficiente a finire in ospedale, per non dire di peggio. Parlarne con leggerezza, oltre a essere indelicato, è fuorviante, certo non aiuta la campagna di vaccinazione e rischia di rendere incomprensibili tanto le vecchie quanto le nuove restrizioni. Misure su cui peraltro si è già fatta abbastanza confusione, pure con quel tanto di bizantino che ricorda i momenti meno felici del governo precedente.
Quali che siano però le vere ragioni per cui il governo Draghi, da quando è comparsa la variante Omicron, sembra aver perso lo slancio e l’efficacia mostrate in precedenza, è evidente che il complicarsi della situazione alimenterà ogni giorno di più il sospetto che la causa principale sia l’elezione del presidente della Repubblica ormai alle porte, e conseguentemente il desiderio di non scontentare troppo nessuna forza politica.
È un tipico caso in cui, per produrre conseguenze nefaste, non conta tanto che un fatto sia vero, conta che sia verosimile. Tra file per i tamponi che si allungano e incertezza sulle terze dosi che non aiuta, leggere ogni giorno la cronaca della partita a scacchi tra Draghi e i leader degli altri partiti attorno al Quirinale rappresenta, per il presidente del Consiglio, la peggiore campagna di comunicazione che sia possibile immaginare.
È un bel danno per lui, ma nella situazione in cui ci troviamo, con la corsa inarrestabile della variante Omicron, è un bel danno anche per ciascuno di noi. Comunque vada a finire la corsa al Quirinale.