Internet stellareIl piano europeo per una connessione satellitare

La Commissione scommette su un progetto da 6 miliardi di euro per ricevere la banda larga direttamente dallo spazio. Si tratta di un’alternativa pubblica contro la dipendenza da colossi privati come Amazon e SpaceX

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Un terzo avamposto strategico nello spazio. La Commissione europea è pronta a un piano per sviluppare una copertura internet satellitare. Non sarà solo un ampliamento della «costellazione» dell’Unione, come la chiama il commissario al Mercato interno Thierry Breton, che può già contare su Galileo e Copernicus, sistemi rispettivamente di navigazione e di osservazione terrestre. Sarà il tentativo di costruire un’alternativa pubblica contro la dipendenza da colossi privati come Amazon e SpaceX.

La banda larga via satellite non è una novità assoluta. È disponibile in tutti gli Stati Uniti, per esempio. Anche in Italia sono attivi numerosi provider. Di solito, è più lenta di quella via cavo o della fibra. L’attenzione si è riaccesa da quando Jeff Bezos e Elon Musk hanno iniziato a investire seriamente in questo ramo della Space Economy, con i progetti Kuiper e Starlink. La seconda, che ha più di diecimila clienti e quasi duemila satelliti in orbita, promette una velocità tra i 100 e i 200 Mb/s (la media europea, una delle migliori al mondo, è di 30,15 Megabit per secondo, quella italiana – la peggiore dell’Unione – è di 12,71).

La forza delle connessioni satellitari è che non hanno bisogno di cavi e quindi arrivano dove portare la fibra sarebbe troppo costoso. Non hanno bisogno neppure della copertura telefonica. Funzionano con una parabola, come la tv satellitare. Sono alimentate con l’energia elettrica, l’unica condizione è che il puntamento non sia ostruito da edifici o altre strutture. Per questo, l’accesso a internet via satellite può essere decisivo per raggiungere le aree rurali o periferiche, anche nei Paesi più avanzati.

Ma può fare ancora di più da game changer nelle nazioni in via di sviluppo, come in Africa, dove la Cina sta penetrando (anche) grazie a questa tecnologia. Per questo, oggi, una connessione protetta via satellite ha pure una valenza geopolitica, oltre a restare basilare per proteggere la sicurezza dei cittadini e per eventuali utilizzi militari, in un’epoca di guerre e attacchi ibridi, come insegna la crisi in Ucraina, dove le operazioni digitali hanno – per ora – preceduto le offensive militari.

«Lo spazio oggi è diventato più affollato che mai, sono aumentati i rischi e la complessità», ha riconosciuto l’Alto rappresentante per la Politica estera, Josep Borrell. Bruxelles si prepara a sbarcare nella bassa orbita terrestre, quella compresa tra trecento e mille chilometri. Stare più vicini al pianeta, la stessa tattica della Starlink di Musk, serve ad abbattere i tempi di connessione. A fine gennaio Breton aveva chiarito che il segnale sarò offerto solo agli Stati membri. Almeno all’inizio, perché in futuro rappresenterà un asset sia su scala globale sia un’opportunità per il continente africano.

Lo ha detto esplicitamente lo stesso Breton, sia intervistato da BFM Business, il principale canale tv d’informazione finanziaria francese, sia nella presentazione di martedì. «Potremo offrire connettività all’Africa – ha spiegato il commissario –, è essenziale fornire all’Europa infrastrutture spaziali sovrane. In termini di comunicazione, è indispensabile che l’Europa abbia una sua costellazione (di satelliti, ndr)».

Giovedì Breton parla all’“EU-Africa Business Forum” a Bruxelles, potrebbe tornare sull’argomento. Il sistema di satelliti, in base all’architettura anticipata dal commissario, sarà posizionato geograficamente da nord verso sud. Aumenterà la difesa dai cyberattacchi e potrà fare da backup, un po’ come i generatori di riserva quando c’è un blackout, qualora la rete terrestre andasse offline o fosse violata. «La tecnologia spaziale è imprescindibile per la nostra vita quotidiana e la sicurezza – ha sottolineato la vicepresidente della commissione europea, Margrethe Vestager –. Rivestirà un ruolo chiave nella trasformazione digitale dell’Unione».

Il piano, secondo quanto scrive il Financial Times, era stato bocciato due volte dal Comitato per il controllo normativo interno alla Commissione, un organo indipendente che ha potere di veto sulle proposte. Non succede spesso, segno che il dossier è delicato. È stato emendato e per sbloccare l’iter è intervenuto il vicepresidente Maros Sefcovic. Ma alla fine è stato presentato martedì. Indietro non si torna.

Per il quotidiano britannico, lo stop era dipeso da ragioni di bilancio: sarebbe più economico appoggiarsi alle reti esistenti, o continuare a usare quella terrestre. Anche perché i satelliti che volano così in basso si usurano più velocemente e vanno cambiati una volta ogni cinque o sette anni. Ma nell’analisi costi-benefici vanno inclusi anche gli aspetti strategici.

Nella nuova versione, alle aziende private verrà chiesto di investire almeno due miliardi di euro in una partnership. La spesa stimata dalla Commissione è di sei miliardi: Bruxelles ne metterà 2,4 da qui al 2027. A livello comunitario, varrà un incremento del valore aggiunto tra i 17 e i 24 miliardi di euro.

Nel frattempo, l’Europa ha consolidato un altro pilastro del suo programma spaziale. Si chiama «Govsatcom». Garantirà comunicazioni sicure durante emergenze e disastri. In casi come gli incendi in Grecia e le inondazioni nell’Europa settentrionale dell’estate 2021, quando i dati di posizionamento in tempo reale di Copernicus hanno guidato i soccorsi e migliorato il coordinamento, è fondamentale proteggere informazioni così sensibili da intercettazioni o interferenze.

Nella strategia, rientra anche il sistema “Space Surveillance and Tracking”. Servirà a controllare il traffico satellitare, sempre più fitto. Oggi monitora 268 satelliti, appartenenti a 135 organizzazioni di 23 Stati membri. Con circa 300 mila misurazioni al giorno, ha evitato finora 435 collisioni. È uno strumento indispensabile per una “costellazione” europea per la connettività come quella all’orizzonte, per una volta in senso letterale. La corsa al 2027 è cominciata.

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