L’incontro con von der LeyenDalla crisi ucraina può emergere una nuova Ue, dice Mario Draghi

Sul tavolo del vertice c’è il tema del conflitto, ma si discute sulla diversificazione delle fonti energetiche per rendersi indipendenti dal gas russo. Sull’adesione di Kiev il presidente del Consiglio italiano è prudente: «Prima serviranno profonde riforme strutturali»

Lapresse

«Qui c’è scritto “Commissione europea”, ma non mi hanno assunto…». Comincia con una battuta l’incontro tra il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Meno di un’ora di discussione, sull’invasione russa dell’Ucraina e tutti i temi collegati: gli aiuti militari al governo di Kiev, il supporto umanitario ai profughi in arrivo nell’Unione europea e soprattutto la questione energetica.

La dipendenza energetica
I Paesi dell’Unione europea sono ancora molto dipendenti dalle forniture di gas russo, anche se la quota importata da Mosca si è ridotta nel 2022 al 28% del totale, a fronte del 47% nello stesso periodo dell’anno scorso: nel 2021 sono arrivati nell’Unione circa 155 miliardi di metri cubi di combustibile, secondo i dati dell’Agenzia internazionale per l’energia.

Sono necessarie quindi misure rapide per «sbarazzarsi di questa dipendenza», come ha detto la presidente von der Leyen, e avere così le mani più libere su nuove sanzioni da comminare al governo di Putin, di cui non si è discusso nel colloquio ma che non sono escluse per il futuro. Dalla vendita dei suoi combustibili fossili, la Russia ha ricavato infatti 240 miliardi di dollari nell’ultimo anno.

La strategia europea si muoverà su tre direttrici. La prima è la ricerca di nuovi esportatori che sostituiscano la Russia, sia fornendo gas «tradizionale» che gas naturale liquefatto. Draghi ha aperto un discorso in proposito con l’Emiro del Qatar Tamim bin Hamad Al Thani. Il Paese mediorientale rientra nella lista di possibili fornitori alternativi stilata dal think tank specializzato Bruegel, insieme a Norvegia, Australia e Stati nordafricani, oltre agli Stati Uniti che già hanno compensato la riduzione di gas russo finora.

Poi c’è la diversificazione dell’approvvigionamento energetico, che include un’accelerazione degli investimenti sulle rinnovabili, in linea con gli obiettivi del Green deal europeo. «Stiamo procedendo molto bene su questo fronte», ha garantito Draghi. Importanti saranno anche le misure di efficientamento energetico, ha sottolineato von der Leyen, e quelle di protezione di consumatori più vulnerabili.

A questo proposito, il premier ha parlato di provvedimenti di «compensazione», rimarcando quanto già fatto a livello nazionale dal governo italiano. Per il momento, non è prevista nessuna misura europea in tal senso, ma il tema è caldo e se ne parlerà all’incontro informale dei Capi di Stato e di governo in programma questa settimana a Versailles.

Non è un caso che insieme a Draghi ci fosse il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani. L’Italia ha consumato, nel 2021, 29 miliardi di metri cubi di gas provenienti dalla Russia: l’improvvisa carenza è stata contrastata al momento con un aumento della produzione nazionale, un incremento dei flussi in arrivo da Libia e Algeria e con la riapertura di diverse centrali a carbone.

La questione andrà però affrontata a livello comunitario, dato che che altri Paesi si trovano in una situazione ancora più critica, considerando la propria quota di importazioni da Mosca e il peso del gas nel proprio mix energetico: Germania, Austria, Slovacchia, Ungheria e Cechia gli Stati più a rischio in caso di taglio alle forniture russe, secondo l’analisi di Bruegel.

Una nuova Ue: solidale con i migranti, unita contro gli oligarchi
Ma la solidarietà fra i membri dell’Unione non è necessaria soltanto in tema energetico: «Pensate all’immigrazione, che non colpisce tutti i Paesi nella stessa dimensione. Occorre che l’Unione europea si organizzi per aiutare gli Stati più colpiti», ha detto Mario Draghi dopo l’incontro. Da parte dell’Italia c’è piena disponibilità a condividere la responsabilità dei profughi in arrivo, nell’ottica di un comportamento definito «naturale» dal premier e che «sarà parte della creazione di una nuova Unione europea».

Un altro aspetto rilevante della risposta europea alla crisi riguarda il sequestro dei beni agli oligarchi russi, su cui l’Italia ha lavorato alacremente. «La Banca d’Italia ha chiesto agli istituti di credito di comunicare le misure di congelamento applicate e di fornire dettagli sui soggetti coinvolti, sul valore e la natura dei beni», ha spiegato Draghi alla stampa, aspettandosi analogo comportamento da parte di tutti gli altri partner europei. «Ci sono Paesi che si muovono rapidamente con risultati sostanziali, come Francia, Germania e Italia, e altri che lo fanno meno». Un concetto chiarito anche con un appello, in inglese, prima dell’incontro: «Tutti dobbiamo agire con rapidità su questo punto».

Nell’incontro alla Commissione si è parlato anche della possibile adesione dell’Ucraina all’Unione europea, più volte richiesta dal presidente Volodymyr Zelensky, anche durante l’ultimo colloquio telefonico con Draghi. «L’Ucraina appartiene alla famiglia europea», le parole del premier.

Un’apertura a livello di principio, condivisa con la presidente von der Leyen, che di recente aveva fatto dichiarazioni simili.

In entrambi i casi, tuttavia, si tratta perlopiù di un segnale simbolico, senza imminenti effetti concreti. Come ha fatto intendere lo stesso Draghi, se ne parlerà a livello europeo, ma la strada rimane in salita: «Il processo di adesione è lungo e richiede profonde riforme strutturali».

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter