SERVONO SETTIMANE PIÙ FLESSIBILI, NON PIÙ CORTE
Si fanno i titoli sui giornali, se ne parla nei convegni sul lavoro. Ma siamo sicuri che la soluzione contro il «logorìo della vita moderna» sia davvero la settimana lavorativa di quattro giorni?
Risposta sbagliata La pandemia ha contribuito ad accelerare queste riflessioni. Ma nel mercato del lavoro, lo dicono i dati, al di là degli esperimenti e delle proposte in diversi Stati – dal Belgio al Giappone fino in California – la settimana corta non decolla. Forse perché non è esattamente il tipo di soluzione che i lavoratori richiedono, ci ha spiegato l’esperto di diritto del lavoro Antonio Aloisi. «La mia impressione», dice, è che queste sperimentazioni «siano una risposta parzialmente sbagliata a una questione molto seria e su cui bisogna intervenire, che è quella della ridefinizione dell’orario di lavoro secondo nuove esigenze».
So what? Aloisi dice che ormai c’è stata un’«apertura a ventaglio» della giornata lavorativa: soprattutto dopo il Covid e la diffusione del lavoro da remoto, non solo è aumentato del 13% circa l’orario di lavoro, ma il tempo del lavoro si è incrociato sempre più con quello della vita privata. Il ragionamento dei sostenitori della settimana corta è che con quattro giorni di lavoro anziché cinque i lavoratori dovrebbero riprendersi spazi e tempi di vita privata. Ma questa formula raggiunge davvero l’obiettivo? Secondo Aloisi, se si toglie un giorno di lavoro il rischio è che, concentrando tutto in meno tempo, quei quattro giorni «diventano giorni in cui la vita lavorativa prende il sopravvento». Senza di fatto avere tempo per fare altro.
Neozelandesi In uno studio sull’esperimento fatto in Nuova Zelanda sulla settimana corta, i ricercatori hanno visto in effetti come in quei quattro giorni non solo era aumentato il carico di lavoro, ma anche le pressioni dei capi sulla misurazione delle performance e della produttività. Le giornate di lavoro si allungano, con il conseguente aumento dello stress per i lavoratori e la riduzione del benessere. Insomma, ridurre i giorni di lavoro non significa ridurre il carico di lavoro, anzi.
La proposta Un modo migliore per intervenire, spiega Aloisi, potrebbe essere quello di aggiungere flessibilità ai giorni di lavoro, cioè aggiungere slot di orari possibili in cui lavorare. Il concetto è «desincronizzare» le giornate, cioè dare ai dipendenti la possibilità di entrare e uscire dagli uffici con grande flessibilità di orari. In questo modo, ad esempio, se gli uffici pubblici sono aperti dalle 9 alle 17, il dipendente ha tempo di fare delle commissioni e poi riprendere a lavorare.
Succede in Italia L’azienda di marketing Velvet Media di Castelfranco Veneto ha abolito gli orari di lavoro, i cartellini da timbrare, le ferie e i permessi. Si lavora quando si vuole – c’è anche la possibilità di andare in azienda di notte – a patto che si consegnino in tempo i lavori chiesti e si garantisca la qualità del prodotto finale. Si chiama “Myway Work”, un approccio sviluppato dal giovane ad Bassel Bakdounes insieme a una psicologa che affianca il team dirigenziale per favorire il benessere dei 120 dipendenti. «A me interessa che il cliente sia soddisfatto», dice Bakdounes. «Che poi uno dei miei graphic designer lavori di notte o di mattina, venga in ufficio o rimanga a casa, questo non mi importa».
IN ATTESA DELL’EUROPA
La settimana si apre a Bruxelles con il Consiglio europeo straordinario sull’Ucraina, che affronta due questioni cruciali: l’embargo al petrolio russo e il possibile tetto al prezzo del gas e l’approvazione ufficiale della proroga della sospensione del Patto di stabilità fino al 2023. In più si parla di un piano per sbloccare il grano ucraino fermo nei porti a causa del conflitto, che ha contribuito a far schizzare i prezzi. Ma il premier Mario Draghi, insieme a Emmanuel Macron, proverà pure a mettere sul tavolo la questione del Recovery bis con emissione di debito comune. Il ragionamento è che con i soli bilanci nazionali non ce la si fa.
Senza spirale Il commissario europeo al Lavoro Nicolas Schmit sostiene che bisogna agire sui salari per legarli all’inflazione. Non proprio alla pari ma «vicino», dice. Il ragionamento è che, in un periodo di grandi incertezze globali, non bisogna più puntare solo sull’export per la crescita, ma sul sostegno della domanda interna. Il rischio, altrimenti, è quello della stagflazione.
VIA NAZIONALE
Parla Visco L’altro appuntamento della settimana è l’Assemblea di Bankitalia di domani 31 maggio, con la relazione annuale e il discorso del governatore Ignazio Visco. Il focus sarà su guerra e prezzi, ma anche sulle decisioni imminenti della Banca centrale europea in merito al rialzo dei tassi.
ABBIAMO UN ACCORDO (FORSE)
Fronte dei taxi Trovato l’accordo sui balneari, è arrivato il via libera al ddl concorrenza in commissione Industria al Senato. Il testo è atteso oggi in aula. La partita si sposterà ora alla Camera, dove l’obiettivo del governo è chiudere nella prima metà di luglio per poi avere il tempo di definire tutti i decreti attuativi entro l’anno, rispettando così la scadenza fissata dal Pnrr. Ma si preannuncia un passaggio parlamentare tormentato anche a Montecitorio, visto che i leghisti hanno già chiesto in anticipo modifiche alla riforma dei taxi.
Tasse La maggioranza ha raggiunto pure l’intesa sulla delega fiscale, contenente la riforma del catasto, che potrà quindi riprendere l’esame in commissione Finanze della Camera, rispettando l’approdo in aula previsto per il 20 giugno.
- Intanto a giugno sono previste 141 scadenze fiscali.
Trappole per la maggioranza Si è riaperta la discussione sulle pensioni con i sindacati che chiedono di riprendere il confronto per evitare che dal 2023, con lo stop a quota 102, si torni alla legge Fornero. La Lega è tornata alla carica con quota 41. E poi c’è pure il fronte del reddito di cittadinanza, tra Renzi che propone un referendum per abolirlo e i leghisti che non vogliono estendere il bonus da 200 euro ai beneficiari del sussidio.
La gelata Nel congresso della Cisl, il segretario Luigi Sbarra ha tenuto un discorso attaccando il «populismo giuslavoristico» di iniziative legislative come il decreto dignità, ma soprattutto rimarcando l’«audacia della responsabilità» del suo sindacato che lo ha portato a sostenere posizioni distanti negli ultimi mesi rispetto a Cgil e Uil. Forse anche per questo il giorno dopo Landini e Bombardieri hanno disertato la tavola rotonda in programma, tra l’altro nel giorno in cui è intervenuto Draghi (qui il discorso del premier).
DATI
Martedì 31 maggio l’Istat diffonde il dato finale sul Pil del primo trimestre e quello sull’inflazione. Mercoledì 1 giugno invece arrivano i dati sul lavoro ad aprile.
- Moody’s ha tagliato le stime di crescita globali, incluse quelle italiane. Il nostro Paese si ferma al +2,3% nel 2022.
7mila caffè Il Sole 24 Ore scrive che ci sono oltre 7mila bar, 532 alberghi e 111 discoteche in meno rispetto all’inizio della pandemia. Non sono bastati i ristori statali a frenare le chiusure. Su 25 miliardi di indennizzi erogati tra 2020 e 2021, circa un quinto è stato destinato alle imprese di questi comparti.
DOSSIER CALDI
Ci siamo? Cdp, Tim e Open Fiber hanno dato il via libera al memorandum of understanding per la rete unica. Il testo, è bene ricordarlo, non è vincolante e impegna i firmatari ad arrivare a un accordo entro il 31 ottobre.
- Intanto il 15 giugno si tiene lo sciopero nazionale dei dipendenti Tim contro il nuovo piano industriale.
Corsa a due Per l’acquisizione del pacchetto di maggioranza di Ita Airways si profila una partita a due: da una parte, Msc-Lufthansa e, dall’altra, il fondo Certares con Delta e Air France Klm. Scaduto il termine per la presentazione delle offerte vincolanti, tocca ora al Mef fare le valutazioni per scegliere il partner giusto. Il governo punta a chiudere la cessione entro fine giugno.
- Tiene banco nel frattempo la questione del licenziamento del comandante che avrebbe avuto un colpo di sonno in volo. I sindacati lamentano turni asfissianti e un numero di piloti non sufficiente.
Il Leone Oggi si tiene la riunione del Comitato nomine di Generali, che affronterà le questioni della possibile riedizione del Comitato strategico ma soprattutto della sostituzione del consigliere dimissionario Francesco Gaetano Caltagirone.
COSE DI LAVORO
Fuga dagli uffici pubblici Il ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini ha spiegato che le recenti assunzioni per motorizzazioni e provveditorati sono andate quasi deserte, soprattutto al Nord. Secondo il ministro, una quota consistente ha rinunciato a prendere servizio a meno che non fosse indicata una sede al Sud. E la stessa cosa si teme ora per i prossimi concorsi. La motivazione è soprattutto di natura economica: gli stipendi sono ritenuti troppo bassi considerando il costo della vita più alto al Nord.
- Ma in realtà neanche i concorsi nella pubblica amministrazione al Sud fanno poi così gola, con una scarsa affluenza di partecipanti alle selezioni. Il problema ha a che fare sia con la richiesta di competenze specifiche, sia con la scarsa attrattività del pubblico. E le recenti uscite del ministro Brunetta sullo smart working certo non aiutano ad attirare giovani talenti.
- L’editoriale di Romano Prodi sulla questione.
- Il presidente dell’Aran propone un Open Day per far capire ai giovani che lo statale non è Fantozzi.
Cattedre vuote A una settimana dalla fine dell’anno scolastico, oggi i sindacati della scuola hanno indetto uno sciopero nazionale. Lo scontro con il governo riguarda il decreto 36, attualmente al Senato per la conversione in legge: una parte è dedicata alla formazione dei docenti e al nuovo sistema di reclutamento che ambisce a sostituire le continue sanatorie di questi anni.
Nuove dall’Anpal La Corte dei Conti ha stabilito che le spese dell’ex presidente di Anpal Mimmo Parisi, tra cui quelle per i voli in business class da e per gli Stati Uniti, non costituiscono danno erariale in quanto funzionali all’esercizio della carica. A svelare la richiesta di quei rimborsi era stata Linkiesta. Siamo ben felici che sia stata fatta luce e che Parisi non abbia provocato alcun danno alle casse dello Stato.
- Il problema però resta: nonostante la chiamata del guru del Mississippi voluta da Di Maio per rivoluzionarie il mondo del lavoro italiano, le politiche attive sono ancora all’anno zero. E ora c’è chi propone di integrare la rete dei centri per l’impiego con quella degli uffici postali.
Niente è cambiato Il quotidiano Domani racconta come, dopo due anni di indagini della magistratura sulle condizioni di lavoro dei rider delle consegne a domicilio, nulla è cambiato nella sostanza. Loro restano invisibili, noi continuiamo a cliccare.
Lockdown in fabbrica Alla Quanta Computer di Shanghai, azienda taiwanese che produce componenti soprattutto per Apple, gli operai continuano a protestare. Da due mesi sono isolati lì dentro: vivono, dormono e lavorano in azienda per evitare i contagi da Covid e garantire la produzione.
Spezzatino Google Le società esterne che gestiscono in appalto Google Maps si stanno rifiutando di far tornare i lavoratori in ufficio come chiesto da Big G, sostenendo che non possono sopportare i costi e gli eventuali rischi per la salute dei dipendenti. Il numero di lavoratori temporanei, fornitori e appaltatori di Alphabet è cresciuto negli ultimi anni: nel 2018 sono diventati la maggioranza della forza lavoro globale, sebbene l’azienda non rilasci cifre esatte.
Fronte del welfare Qui un reportage all’interno del progetto “A Brave New Europe” sull’uso dei fondi di coesione europei destinati al welfare aziendale. Si scopre che, costruendo reti e alleanze, il welfare aziendale può esistere anche in agricoltura e nei piccoli comuni montani. Non solo negli uffici delle grandi aziende delle grandi città.
Alla prossima settimana,
Lidia Baratta
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