Abbattere il pregiudizioLo storico incontro tra Papa Francesco e sei persone transgender in piazza San Pietro

Il 22 giugno, a Roma, il Pontefice ha accolto quattro donne trans argentine, una colombiana e la barese Alessia Nobile, dimostrando vicinanza e solidarietà a loro e a chiunque sia vittima di stigma, discriminazioni e violenze

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Nel mese di giugno appena trascorso, in cui è iniziata la stagione dei Pride e in cui due persone transgender, il quindicenne catanese Sasha e l’ex professoressa di fisica veneta Cloe Bianco, si sono tolte le vita oppresse da pregiudizi insostenibili, è passato pressoché sotto silenzio un avvenimento significativo per chi lotta contro le discriminazioni.

Mercoledì 22, al termine dell’Udienza Generale in piazza San Pietro, Papa Francesco ha infatti accolto sei donne trans, di cui quattro argentine, una colombiana e la barese Alessia Nobile. Ad accompagnarle don Andrea Conocchia, parroco della comunità della Beata Vergine Immacolata di Torvaianica, e suor Geneviève Jeanningros delle Piccole Sorelle di Gesù, che da oltre 50 anni vive con due consorelle nel lunapark di Ostia.

Da sempre impegnata nel servizio degli individui più emarginati, con particolare attenzione a rom e sinti, la religiosa di Charles de Foucauld è nipote di suor Leonie Duquet, una delle monjas voladoras: questa perse infatti la vita tra il 17 e il 18 ottobre 1977, gettata viva in mare insieme con suor Alice Domon, Azucena Villaflor, fondatrice delle Madres de Plaza de Mayo, e altre donne nel corso d’un volo della morte ordinato dal regime di Videla.

Non è la prima volta che il pontefice mostra la sua vicinanza a persone che s’identificano in un genere diverso da quello assegnato alla nascita e che sono perciò vittime di stigma, discriminazioni, violenze maggiori. Nel 2015 ha incontrato, ad esempio, il 48enne transgender spagnolo Diego Neria Lejarraga e la sua fidanzata.

Non ha poi fatto mancare il suo sostegno al “Condominio sociale protetto per donne trans”, inaugurato il 10 agosto nella Patagonia argentina su iniziativa della priora carmelitana Mónica Astorga Cremona.

Durante la prima fase della pandemia da Covid-19 ha inoltre aiutato materialmente una ventina di sex worker latino-americane, dimoranti sul litorale romano, inviando loro prima denaro, perché potessero pagare bollette, saldare l’affitto di casa o comprare generi di prima necessità, poi vaccini anti-influenzali e tamponi.

A informare Bergoglio della loro condizione era stato proprio don Andrea Conocchia, la cui premura verso d’esse s’è particolarmente intensificata a partire dal lockdown. In un periodo, cioè, in cui esse, costrette dai vari decreti nazionali e regionali a non poter più procacciarsi il necessario per vivere, escluse da tutti gli ammortizzatori sociali previsti dal governo e doppiamente marginalizzate in quanto trans, erano state ridotte praticamente alla fame.

A Linkiesta il giovane sacerdote, che ha ultimamente prefato il libro del giornalista de L’Avvenire Luciano Moia “Figli di un dio minore? Le persone transgender e la loro dignità”, racconta così l’incontro avvenuto il 22 giugno: «È la seconda volta che Papa Francesco ha ricevuto donne trans. Era già avvenuto il 22 aprile, sempre al termine dell’Udienza generale, con due argentine, un’uruguaiana e una colombiana. Questa volta, oltre ad Alessia e a una colombiana, le argentine erano quattro. Una di esse, come già successo in aprile, ha donato al pontefice alcune empanadas fatte in casa. Lui era molto contento». A colpire il parroco di Torvaianica le parole che Bergoglio gli ha rivolto: «Per tre volte mi ha ripetuto: “Va’ avanti in questo ministero così importante”, assicurandomi la sua preghiera».

A distanza di giorni, invece, l’emozione è ancora tanta in Alessia Nobile (pseudonimo di Alessia Vessia), che con stile conquidente ha raccontato la sua storia di donna trans, i pregiudizi vissuti, il rapporto con la fede, la conoscenza e la mutua stima con don Gallo nel libro “La bambina invisibile”, edito in febbraio da Castelvecchi. D’una copia di questo accattivante mémoir autobiografico Alessia ha fatto dono al Papa. «Non nascondo – così al nostro giornale – che fui scettica, quando circa un mese fa componenti di un gruppo cristiano Lgbt+ mi dissero della possibilità d’incontrare il Papa. Scetticismo che è rimasto in me fino a poche ore prima dall’inizio dell’Udienza Generale. Ovviamente, raggiunte in piazza San Pietro le altre donne trans con don Andrea e suor Geneviève, al dubbio sono subentrate la gioia e l’emozione».

Ma il momento fondamentale per Alessia è arrivato quando ha avvicinato Francesco in carrozzella. «Volevo inginocchiarmi – spiega – ma lui, sorridente, mi ha fatto segno di non farlo. Le prime parole che gli ho detto sono state: “Papa Francesco, sono una ragazza transgender”. E lui mi ha replicato con dolcezza: “A me non importa quello che sei. Siamo figli dello stesso Padre”. Sempre più commossa, ho aggiunto: “Ho scritto la mia storia e volevo presentargliela”. Il Papa ha allora aperto il libro e, dopo averlo sfogliato, mi ha guardato pronunciando una frase che mi ha colpito nel profondo: “Posso dire che hai fatto benissimo a scrivere la tua storia. Brava!”. Per poi concludere: “Sii sempre te stessa e non farti avvolgere dalla cattiveria”».

Alessia ha letto quelle ultime parole come un invito a non cedere alla paura del pregiudizio e della discriminazione, che sperimentano soprattutto le persone trans. «Per – dichiara infine al nostro giornale – pregiudizio e discriminazione possono solo abbattersi attraverso l’informazione: parlando di noi stesse e rivolgendoci, soprattutto, al mondo esterno a quello Lgbt+. Il pregiudizio lo si abbatte con la semplicità e l’umanità».

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