Un gasdotto europeo che colleghi il Portogallo e la Spagna con l’Europa centrale, passando per Francia e Germania. La proposta del cancelliere tedesco Olaf Scholz è ambiziosa e difficile, ma migliorerebbe la sicurezza energetica di tutto il continente, aiutando i singoli Stati a fare a meno del gas russo. «Dovremmo progettare una pipeline di questo tipo, insieme ad altri collegamenti tra il Nord Africa e l’Europa, per aiutarci a diversificare il nostro approvvigionamento energetico», ha detto Scholz.
Il cancelliere sente di essere sulla stessa linea d’onda dei primi ministri di Spagna e Portogallo – Pedro Sanchez e Antonio Costa – e dice di averne già discusso anche con il presidente francese Emmanuel Macron e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.
Le conferme sono arrivate molto presto. Come scrive il Financial Times, la Spagna ha affermato che un nuovo gasdotto in grado di connettere Spagna e Francia potrebbe essere pronto già entro nove mesi, e il primo ministro portoghese António Costa ha dichiarato: «La Germania può contare al 100% sull’impegno del Portogallo nella costruzione di un gasdotto».
A #Alemanha pode contar 100% com o empenho de #Portugal para a construção do gasoduto. Hoje para o gás natural, amanhã para o hidrogénio verde. Até lá, o Porto de #Sines poderá ser utilizado como plataforma logística para acelerar a distribuição de #GNL para a Europa.
— António Costa (@antoniocostapm) August 11, 2022
L’annuncio di Sholz è dovuto soprattutto alle esigenze di una Germania che si è riscoperta anello debole dell’Unione europea da quando la Russia ha iniziato a brandire l’arma delle forniture di gas.
Dopo lo stop alle consegne di gas russo attraverso il Nord Stream, Berlino è alla disperata ricerca di canali di approvvigionamento energetico alternativi. Dopotutto, è il Paese europeo più dipendente da Mosca sul fronte delle forniture e fin dall’inizio dell’invasione ha dovuto prendere anche provvedimenti dolorosi, come bloccare il contestato gasdotto Nord Stream 2.
Al momento le forniture che attraversano il Nord Stream 1 sono state tagliate fino a 270 milioni di metri cubi la settimana – poco più di un quinto del normale – alzando il rischio che la Germania cada in una paralisi energetica e industriale il prossimo inverno.
Questa condizione di precarietà e vulnerabilità ha creato anche problemi di politica interna per il governo tedesco: «La Germania – scrive il Financial Times – si sta preparando per l’aumento vertiginoso delle bollette del riscaldamento questo inverno in mezzo a un’economia in declino, all’aumento dell’inflazione e ai problemi della catena di approvvigionamento che continuano a perseguitare il settore industriale». A tutto questo si aggiunge anche l’abbassamento del livello dell’acqua del fiume Reno, che sta devastando il commercio fluviale.
Scholz ha anche detto di essere al lavoro su un nuovo pacchetto di aiuti da destinare a tutte le famiglie in difficoltà e c’è una proposta, presentata in settimana dal ministro delle finanze Christian Lindner, per modificare gli scaglioni fiscali in modo da tenere conto dell’inflazione più elevata del normale – idealmente, secondo lo stesso Lindner la nuova misura dovrebbe portare sgravi fiscali per 48 milioni di persone.
In ogni caso, rimane molto presente nell’agenda di Scholz l’esigenza di trovare piani alternativi sul fronte energetico – come appunto il gasdotto che collegherebbe il Sud Europa con il resto del continente.
«La mancanza di gasdotti alternativi è stata identificata dall’Unione europea come un grosso ostacolo ai suoi sforzi per liberare il continente dal gas russo. Bruxelles ha reso prioritario il collegamento delle infrastrutture energetiche degli Stati membri, l’eliminazione dei colli di bottiglia e la fine dei ritardi nei progetti di gasdotti», scrive il Financial Times.
Un progetto a cui appoggiarsi in realtà già ci sarebbe. Si chiama MidCat – o Midi-Catalonia – e, secondo i piani originari, avrebbe dovuto portare il gas dal Portogallo e dalla Spagna alla Francia, molto vicino al confine con Svizzera e Germania. È diviso in due sezioni: la prima parte è il South Transit East Pyrenees, o Step, appena 120km di tubature per un costo di circa 442 milioni di euro; la seconda – il cuore del progetto MidCat – è un’infrastruttura da circa 1230km, di cui oltre 800km in Francia, che potrebbe costare fino a 3,1 miliardi.
Lanciato nel 2015, il piano aveva attirato le critiche di diversi gruppi ambientalisti prima di arenarsi nel 2019 a causa delle resistenze di Parigi. Adesso però la questione energetica è un’emergenza per tutti i Paesi europei, che potrebbero essere interessati al completamento dei lavori per allacciarsi al progetto.
Spagna e Portogallo avrebbero fatto pressioni sulla Francia per rilanciare il passaggio di gas attraverso i Pirenei, e Madrid confida che la Commissione europea possa giocare un ruolo determinante finanziando il progetto.
Al momento i tubi che vanno verso la Francia sono solo due e il MidCat in pratica raddoppierebbe la quantità di gas pompato: permetterebbe il passaggio di 7,5 miliardi di metri cubi l’anno di gas nel cuore dell’Europa. Il combustibile arriverebbe dall’Algeria per essere stoccato in Spagna, prima di viaggiare verso altri Paesi europei.
Il problema è che la realizzazione completa dell’impianto richiederebbe almeno tre anni di lavoro (come riporta France24). Pur ipotizzando un impegno enorme in grado di tagliare di molto i tempi, si tratterebbe di una visione di medio-lungo periodo, non valida all’approvvigionamento per l’inverno che si avvicina.
La partita del presente si gioca inevitabilmente su altri campi, come quello del gas naturale liquefatto. Anche in questo caso la Spagna si candida a recitare un ruolo da protagonista: vuole essere la porta d’accesso del gas algerino – primo produttore mediterraneo di metano – e primo Paese europeo per trattamento del Gnl grazie ai suoi sei rigassificatori.