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882
Intorno al fiume Dnipro si sviluppa la Rus’ di Kyjiv, l’entità statale degli slavi orientali che, nel periodo della sua massima estensione, controllava un territorio che andava dal Mar Nero al Mar Baltico.
988
Il principe della Rus’ di Kyjiv Volodymyr sposa Anna, la sorella dell’imperatore bizantino Basilio e completa la cristianizzazione di Kyjiv.
1240
I mongoli invadono e distruggono Kyjiv. È il definitivo tramonto della Rus’. Nei secoli successivi la storia delle regioni occidentali della Rus’ (che, dopo varie vicissitudini, finiranno nell’orbita del Granducato di Lituania e poi della Confederazione polacco-lituana) si divarica da quella delle regioni orientali (in cui si svilupperà lo Stato russo).
1654
Nel corso del XVII secolo i cosacchi, che erano organizzati in comunità militari guidate da etmani, sono protagonisti di una serie di rivolte. Nel 1654 Bohdan Chmel’nyc’kyi, etmano dei cosacchi zaporoghi, firmò con lo zar russo Alessio I il Trattato di Perejaslav in funzione anti-polacca. Da allora la storia ucraina e quella russa si intrecciano nuovamente e Mosca inizia a esercitare la sua influenza sulla regione.
1708-1709
L’etmano cosacco Ivan Mazepa si allea con la Svezia contro la Russia nella Grande guerra del nord (1700-1721). Il suo obiettivo è emancipare dal controllo russo l’Ucraina, che sotto la sua guida ha conosciuto un’epoca di grande fioritura. Con la morte di Mazepa (1709) il tentativo di autonomia fallisce. Ma la sua vicenda ispira molti scrittori e artisti in Ucraina e all’estero.
1731
Voltaire scrive nella sua Histoire de Charles XII, roi de Suède: «L’Ucraina ha sempre aspirato a essere libera».
1798
L’Enejida di Ivan Kotljarevs’kyj è la prima opera letteraria scritta in ucraino moderno. La prima opera in prosa sarà Marusia, romanzo del 1834 di Gryc’ko Osnov’janenko (pseudonimo di Grigorij Fedorovič Kvitka). Nel 1840, con il titolo Kobzar, viene pubblicata la prima raccolta di testi poetici di Taras Ševčenko, che è una pietra angolare della letteratura e della lingua ucraine.
XIX secolo
Nel corso dell’Ottocento accanto a una rinascita dell’interesse politico per lo spirito nazionale ucraino si intensifica l’interesse letterario per la lingua ucraina che per secoli era rimasta perlopiù confinata nelle zone rurali e limitata alle comunicazioni informali.
1804
La riforma scolastica dello zar Alessandro I permette che nelle scuole statali dell’Impero si insegni anche in altre lingue oltre al russo, ma non in ucraino, che è derubricato a “dialetto”. La regola rimane tale fino al 1917.
1876
Lo zar Alessandro II emana un decreto che mette fuorilegge libri e periodici in lingua ucraina e vieta l’uso dell’ucraino nei teatri.
1917
In seguito alle restrizioni e ai tentativi di togliere prestigio alla lingua locale, nell’anno della Rivoluzione d’Ottobre solo un quinto degli abitanti di Kyjiv parla ucraino.
1917-1918
Con il crollo dell’Impero russo e di quello austro-ungarico, i nazionalisti ucraini sperano nell’ottenimento dell’indipendenza per il loro Paese. Ma, dopo alcuni scontri, le regioni orientali dell’Ucraina, compresa la Galizia e la città di Leopoli, vengono integrate nella Polonia. A est, la situazione è più complessa.
1917-1919
In tre anni in Ucraina vengono pubblicati 59 libri sulla lingua ucraina (in tutto l’Ottocento ne erano usciti 11): fra questi, 3 dizionari ucraino-russo e 15 russo-ucraino.
17 marzo 1917
In Ucraina viene istituita la Rada, e cioè un Consiglio centrale ucraino di cui è eletto primo presidente lo storico Mychajlo Hruševs’kyi.
22 novembre 1917
Nel contesto convulso della Guerra civile russa, la Rada annuncia la creazione di un’entità politica ucraina autonoma, la Repubblica ucraina, con un’iniziale intenzione di mantenere i suoi legami con la Russia.
25 gennaio 1918
La Rada proclama l’indipendenza dalla Russia sovietica e la nascita di uno Stato ucraino sovrano: la Repubblica popolare ucraina.
9 febbraio 1918
I rappresentanti ucraini firmano la pace separata di Brest-Litovsk con gli Imperi centrali, con un anticipo di qualche settimana rispetto al trattato con lo stesso nome che sarà firmato dal governo russo. Nello stesso giorno l’Armata rossa occupa Kyjiv, su ordine di Lenin. Ne verrà scacciata dall’arrivo di truppe tedesche e austriache.
1918
Sul territorio ucraino si misurano: • Pavlo Skoropads’kyi, che compie un colpo di Stato conservatore appoggiato dai tedeschi contro la Repubblica popolare ucraina e si proclama etmano (Skoropads’kyi che è favorevole allo sviluppo della cultura ucraina, fonda in poche settimane l’Accademia delle scienze e la Biblioteca nazionale ucraine);
• Symon Petljura, un socialdemocratico che si pone alla guida del cosiddetto Direttorio, formato da varie forze a favore dell’indipendenza ucraina;
• I bolscevichi (russi e ucraini) appoggiati dall’Armata rossa russa. Prevarrà il Direttorio.
Gennaio 1919
L’Armata rossa invade nuovamente una parte del territorio ucraino: tra le prime misure, i russi proibiscono l’uso dell’ucraino a scuola e chiudono i teatri in lingua ucraina.
1919-1921
In un convulso gioco di alleanze e scontri (con il contorno dei consueti, sanguinari e pretestuosi pogrom contro gli ebrei, che sono una costante della storia di quella regione e di cui si macchiano quasi tutte le forze in campo) si contendono il controllo dell’Ucraina:
• Il Direttorio di Petljura;
• I bolscevichi guidati da Mosca;
• Le bande anarcoidi guidate dal leader contadino Nestor Machno;
• I soldati fedeli al leader carismatico cosacco Matvi Hryhor’iev, che cambia mille volte bandiera in pochi mesi;
• L’Armata bianca dei controrivoluzionari russi, che è guidata in Ucraina dal generale Anton Denikin.
1921
L’Armata rossa (composta allora per l’85 per cento da russi e solo per il 9 per cento da ucraini) ottiene la vittoria sulle altre forze. Nello stesso anno la Russia e anche l’Ucraina sovietizzata patiscono una grave carestia. Lenin accetta aiuti alimentari dall’estero e addirittura dagli Stati Uniti.
30 dicembre 1922
Nasce l’Unione delle Repubbliche socialiste sovietiche, di cui fa parte la Repubblica socialista sovietica ucraina.
1923
Le autorità sovietiche, per limitare le fiammate nazionaliste da parte dei non russi, lanciano la politica dell’autoctonismo (korenizacija), con la promozione delle altre lingue, della loro cultura e del loro insegnamento. In Ucraina si assiste così alla cosiddetta “ucrainizzazione”.
1923-1929
In questi anni raddoppia il numero dei libri pubblicati in ucraino. La percentuale di scuole in cui si studia in ucraino passa dal 50 per cento scarso del 1923 all’88 per cento del 1933. La letteratura ucraina ottiene uno slancio significativo: nascono i generi di massa e appaiono le prime traduzioni dalle lingue straniere all’ucraino.
1924
In Russia muore Lenin. Attratto dal nuovo clima di “ucrainizzazione” torna in patria lo storico Mychajlo Hruševs’kyi, già presidente della Rada del 1917 (verrà poi arrestato ed esiliato in Russia e morirà in circostanze sospette nel 1934).
1925
Il Consiglio ucraino dei commissari del popolo crea una commissione ortografica incaricata di formalizzare e uniformare la lingua ucraina.
1928
Stalin smantella la Nuova politica economica varata da Lenin nel 1921 e lancia il primo “piano quinquennale”. Ma l’economia continua a non funzionare e in Ucraina continua a serpeggiare il malcontento.
1929
A partire da quest’anno, nell’ambito della progressiva collettivizzazione dell’agricoltura, Stalin scatena una violentissima campagna contro i kurkuli (in russo “kulaki”), i contadini, anche per nulla ricchi, che possiedono la loro terra. I campi vengono espropriati e i kurkuli sono costretti a lavorare nella fattorie collettive e sono indicati come nemici del popolo. La repressione contro chi non si piega è spietata. Molti kurkuli sono arrestati o uccisi e a centinaia di migliaia vengono deportati. La dekurkulizzazione (o “dekulakizzazione”) colpisce con particolare ferocia l’Ucraina, che ha tradizionalmente un fitto tessuto di agricoltori legatissimi alla loro terra.
1930
In Ucraina ci sono numerosi disordini che mostrano come larghe fasce della popolazione non si siano rassegnate alla dominazione bolscevica guidata da Mosca. In questi anni vengono colpiti con arresti, condanne, deportazioni e pene capitali molti intellettuali ucraini con le accuse più varie e fantasiose di attività antisovietica. L’ucrainizzazione è ormai un ricordo.
1932-1933
La fallimentare politica agricola perseguita da Stalin, che prevede che l’Ucraina produca quantitativi inimmaginabili di grano in fattorie collettive malfunzionanti in cui si ricorre di fatto al lavoro coatto di contadini poveri e di ex kurkuli, conduce a una terrificante carestia tutta l’Unione Sovietica. Il governo di Mosca aggrava scientemente la situazione di penuria alimentare in Ucraina spingendo quella Repubblica, troppo spesso dissidente e turbolenta, verso la catastrofe umanitaria: nei due anni di carestia “pilotata” da Mosca, una tragedia nota in lingua ucraina come Holodomor, morirono, secondo le stime più credibili, quasi 4 milioni di persone e ci furono persino diffusi episodi di cannibalismo. Negli stessi anni vengono arrestate in Ucraina 200mila persone: in sostanza viene cancellata un’intera generazione di ucraini colti e patriottici, promotori della propria lingua.
1933
Il console italiano Sergio Gradenigo, a Kharkiv dal 1931 al 1934, scrive in quegli anni: «L’attuale disastro porterà alla colonizzazione dell’Ucraina da parte dei russi. Muterà il carattere dell’Ucraina. Nel prossimo futuro non ci sarà più ragione di parlare di Ucraina o popolo ucraino, semplicemente perché, quando l’Ucraina diventerà parte indistinguibile della Russia, non ci sarà più nessun problema ucraino».
1937-1938
Anche le purghe del Grande Terrore staliniano si abbattono con particolare accanimento sull’Ucraina. Tra le molte vittime ci sono intellettuali e dirigenti di istituzioni culturali ucraine.
1939
A seguito della firma del patto Molotov-Ribbentrop le truppe russe occupano la Galizia e la Volinia nell’Ovest dell’Ucraina, mentre le truppe tedesche occupano la Polonia.
22 giugno 1941
Le truppe di Adolf Hitler entrano in Unione Sovietica. A fine anno quasi tutta l’Ucraina è sotto il controllo tedesco. Durante l’occupazione due ebrei ucraini su tre (circa un milione di persone) vengono uccisi e due milioni di ucraini vengono spediti a lavorare in Germania. Nei campi di prigionia in cui vengono rinchiusi molti ucraini si registrano condizioni spaventose. Ma l’iniziale, miopissima accoglienza dei tedeschi come liberatori dell’Ucraina (la stessa cosa avvenne nei Paesi baltici) fornisce ancora al giorno d’oggi combustibile alle accuse di nazismo rivolte agli ucraini.
1941-1945
Mentre in Unione Sovietica ogni riferimento pubblico alla carestia del 1932-1933 è ferocemente represso, la pubblicistica in ucraino degli spietati (e a loro volta affamatori) occupatori nazisti dà grande rilievo alle responsabilità di Stalin in quel biennio spaventoso. Anche questa circostanza fornirà il pretesto per accusare di nazismo chi in seguito si occuperà di raccontare l’Holodomor.
18 maggio 1944
Per ordine di Stalin e con l’accusa di collaborazionismo con i nazisti viene deportato in Asia centrale l’intero popolo dei tatari di Crimea, autoctono dell’omonima penisola che si affaccia nelle acque del Mar Nero.
1945
All’Ucraina vengono aggiunte delle porzioni di territorio in precedenza appartenenti alla Polonia e alla Romania, tra cui la Galizia e la città di Leopoli.
1946-1991
Dopo la Seconda guerra mondiale chi in Ucraina critica il regime sovietico non viene più chiamato “kulako” (variante russa di “kurkul”) o “controrivoluzionario” o “nemico del popolo”, ma semplicemente: “nazista”.
1954
Per commemorare il 300esimo anniversario del Trattato di Perejaslav tra i cosacchi e la Russia, il leader sovietico Nikita Chruščev assegna la Crimea alla Repubblica socialista sovietica ucraina.
1959-1970
Nel corso del decennio, nell’ambito di vari spostamenti interni all’Unione Sovietica, emigra in Ucraina circa un milione di russi.
1961
Negli anni della destalinizzazione si assiste a un ulteriore risveglio culturale ucraino. Ma nel 1961, nel 1966 e poi ancora in seguito numerosi intellettuali ucraini vengono processati o destituiti dalle loro cariche con accuse pretestuose.
26 aprile 1986
Un grave incidente presso la centrale nucleare di Černobyl’, nel nord dell’Ucraina, viene inizialmente tenuto nascosto dalle autorità sovietiche. Questa scelta rende ancora più pesanti le conseguenze per la popolazione.
1988
Il Partito comunista ucraino apre gli archivi agli studiosi per controbattere all’accusa secondo cui la carestia del 1932-1933 è stata volutamente aggravata dal regime sovietico. Ma l’analisi dei documenti delude gli intenti delle autorità, dal momento che le carte confermano la tesi del dolo.
1 dicembre 1991
Nel referendum che si tiene nei mesi in cui l’Unione Sovietica si sta sfaldando, il 92,3 per cento dei cittadini ucraini vota a favore dell’indipendenza. Nasce la Repubblica ucraina. I tatari di Crimea cominciano a rientrare nella loro terra.
5 dicembre 1994
Con il Memorandum di Budapest l’Ucraina rinuncia alle armi nucleari ereditate dall’Unione sovietica. In cambio, ottiene assicurazioni da Mosca sul rispetto della sua indipendenza e della sua integrità territoriale.
21 novembre 2004
All’indomani delle elezioni presidenziali, la vittoria di Viktor Janukovyč, pupillo del capo di Stato uscente Leonid Kuchma, viene contestata da un ampio movimento che contesta la regolarità dello spoglio. La protesta prende il nome di Rivoluzione arancione. Le elezioni vengono ripetute il 26 dicembre e vengono vinte dal filoeuropeo Viktor Juščenko.
2010
Il filorusso Viktor Janukovyč vince le elezioni presidenziali
Novembre 2013
In seguito alla decisione del governo di sospendere le trattative per la conclusione di un accordo di associazione con l’Unione europea si sviluppa un’enorme mobilitazione popolare che diverrà nota come Euromaidan. La repressione delle proteste causerà più di cento vittime.
21 febbraio 2014
Janukovyč viene rovesciato e posto sotto accusa. Si rifugia in Russia.
27 febbraio 2014
La Russia invia in Crimea truppe senza segni di riconoscimento, si assicura il controllo del governo locale e dichiara l’indipendenza della penisola dall’Ucraina, nonostante molti cittadini (ad esempio i tatari) manifestino la loro contrarietà.
16 marzo 2014
In Crimea si svolge un referendum di autodeterminazione, non riconosciuto da gran parte della comunità internazionale. Il 95,32 per cento dei votanti sceglie la secessione dall’Ucraina.
Marzo e aprile 2014
Inizia la guerra per il Donbas. Nelle regioni orientali a maggioranza russofona dell’Ucraina, intorno alle città di Donec’k e Luhans’k, si formano delle milizie locali pro-russe che, con l’aiuto non dichiarato di Mosca, prendono il controllo armato di parte del territorio. Nascono le autoproclamate Repubbliche popolari di Donec’k e Luhans’k, riconosciute solo dalla Russia.
25 maggio 2014
Il pro-europeo Petro Poroshenko vince le elezioni presidenziali ucraine e firma immediatamente l’Accordo di associazione tra l’Ucraina e l’Unione europea.
11 febbraio 2015
Viene firmato in Bielorussia un accordo (noto come Minsk II) per il cessate il fuoco in Donbas. Non sarà mai davvero rispettato.
24 febbraio 2022
Dopo anni di rapporti tesi, durante i quali si assiste al periodico riattizzarsi degli scontri in Donbas, e dopo mesi di escalation nelle minacce rivolte da Mosca a Kyjiv, le truppe russe invadono l’Ucraina. È per difendere la popolazione di lingua russa – dicono dal Cremlino – e per denazificare il governo guidato dal presidente Volodymyr Zelensky, un ex comico di origini ebraiche che ha il russo come lingua madre.
Gran parte delle notizie di questa timeline sono tratte dal libro La grande carestia. La guerra di Stalin all’Ucraina di Anne Applebaum (Mondadori, 2019).