Lottare per la libertàStoria di un amore impedito dal nazionalismo malsano

In “Le torri del silenzio”, Paul Scott ricostruisce i momenti di caos e paura per le strade di Banpur durante gli scontri del 1941. Il simbolo del lento ma definitivo declino del potere britannico nel Paese

In una donna con un retroterra anglo-indiano meno certificato di quello di Mabel Layton, quella che veniva vista come eccentricità sarebbe probabilmente stata considerata ostilità ai valori di quel mondo; ma Mabel aveva credenziali impeccabili, non criticava mai nessuno ed esprimeva di rado opinioni, men che meno opinioni ostili. La sua dedizione al giardino e al bungalow, l’abitudine di fare lunghe passeggiate, i rifiuti che opponeva anche agli inviti che veniva generalmente considerato obbligatorio accettare, la sua completa estraneità alla vita pubblica di Pankot erano attribuiti alle idiosincrasie personali di una donna che aveva sacrificato due mariti al servizio dell’impero, uno ucciso dal fuoco nemico sul Khyber, l’altro da un’infezione amebica, e che dopo essersi così distinta si era ritirata dal servizio per lasciare spazio ad altre.

Il suo ritiro veniva accettato con una reazione a metà strada tra il rispetto e il rimpianto, il che la poneva nella sfera di una vaga disapprovazione espressa di rado, ma che quando lo era suggeriva in qualche modo l’idea che l’isolamento di Mrs Layton fosse significativamente connesso a un’età dell’oro che tutti sapevano passata ma di cui lei, impassibile e intransigente, proteggeva la memoria come un cupo punto di riferimento, una sorta di boa che segnalava una nave sommersa ricolma di tesori impossibili da recuperare, un ammonimento a quelle che ancora solcavano acque di anno in anno sempre più pericolose.

Questo senso di pericolo, di un aumento del livello del mare che minacciava di sommergere le pianure e assediare le colline, questo presagio di imminente inondazione era qualcosa a cui nessuno era più estraneo, e malgrado lo scoppio della guerra in Europa avesse fatto momentaneamente pensare all’improvvisa emersione di un promontorio roccioso da cui opporre resistenza, il promontorio si trovava nella lontana Inghilterra, laddove invece l’India era vicinissima e tutt’intorno a loro.

E con la guerra in Europa che cominciava a entrare in una fase sgradevole, il promontorio assumeva le sembianze di un miraggio o di un ultimo, disperato sussulto di tutto ciò che era sempre stato considerato prezioso e su cui gli occhi di tutti, guardando a ovest da Pankot, erano rimasti fedelmente incollati nel corso degli anni, anni nei quali la sensazione incoraggiante di essere ricambiati con la stessa fedeltà era progressivamente scemata fino al punto in cui alla sensazione di vivere nell’attesa dell’inondazione si era unito il sospetto che il cataclisma sarebbe stato notato a malapena, o non avrebbe suscitato particolari rimpianti.

La vaga disapprovazione che controbilanciava il rispetto riservato a Mrs Layton poteva probabilmente essere fatta risalire alla tormentosa convinzione che, malgrado tutto, fosse una di coloro a cui l’inondazione non sarebbe dispiaciuta. Il suo atteggiamento, a dire il vero, era proprio quello di chi già si vedeva circondata dalle acque ma aveva trovato la sua scialuppa e non intendeva lasciarla affondare.

Pochi mesi dopo l’arrivo di Miss Batchelor in risposta all’annuncio sul giornale si verificò una curiosa situazione. L’impressione a posteriori era che Mabel Layton l’avesse prevista e che per qualche misterioso ma forse caratteristico motivo fosse corsa ai ripari.

La situazione era legata alla sistemazione a Pankot di Mildred Layton, moglie del figliastro di Mabel, il tenente colonnello John Layton, e delle due figlie, ormai adulte, Sarah e Susan, con cui Layton era arrivato alla stazione collinare all’inizio della stagione calda del 1940 e a cui aveva procurato l’unica sistemazione disponibile, un piccolo bungalow in concessione situato di fronte all’edificio della mensa del campo base dei Fucilieri di Pankot. Il bungalow che la famiglia aveva occupato per qualche settimana nella tarda estate del 1939, prima di scendere a Ranpur, nel mese di settembre era stato requisito dal quartier generale di zona e trasformato in mensa per gli ufficiali non sposati, e il colonnello non era riuscito a ottenerne la restituzione da parte dell’ufficiale responsabile.

Dopo aver fatto il possibile per sistemare la famiglia, il colonnello aveva fatto ritorno a Ranpur, dove il battaglione ai suoi comandi, il 1° Fucilieri di Pankot, aveva ricevuto l’ordine di partire per il fronte. Poche settimane dopo, il battaglione era salpato per il Medio Oriente, e Mildred Layton era rimasta a Pankot nelle vesti di vedova bianca in compagnia delle figlie, rientrate in India dagli studi in Inghilterra solo nel luglio dell’anno precedente.

Prima del 1939, l’anno in cui la famiglia si era riunita, i Layton mancavano da quei luoghi da molto tempo, ma era da lì che provenivano. I genitori si erano sposati a Pankot, dove erano nate entrambe le figlie. Le amiche di famiglia non impiegarono molto a sistemare mentalmente le Layton al Rose Cottage e scoprire che i loro calcoli funzionavano. Sarah e Susan avrebbero potuto condividere la seconda camera da letto, quella occupata al momento da Miss Batchelor, Mabel avrebbe conservato la sua stanza e Mildred avrebbe preso la cameretta degli ospiti.

[…]

Ci si poteva aspettare che la moglie di un militare e le sue figlie si adeguassero, se non si era potuto fare di meglio, ma la scomodità della posizione, sul versante sbagliato del bazar e a venti minuti di tonga dal circolo, l’incantevole bellezza di Susan, che stava già attirando i maschi di Pankot, e la riservata ma palese efficienza della sorella maggiore Sarah rafforzavano in tutte la convinzione che il Rose Cottage fosse la sistemazione giusta e legittima.

Mildred Layton rifiutava di esprimersi sull’argomento, ma, quando le veniva rivolta una domanda indiretta il cui vero significato era se Mabel avesse sottoposto al colonnello la sua intenzione di prendere un’ospite pagante, lasciava scarsi dubbi sul fatto che la risposta fosse no e che lei e John lo avessero scoperto soltanto quando erano già a Ranpur e avevano visto l’annuncio sul giornale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

da Le torri del silenzio”, di Paul Scott, traduzione di Stefano Bortolussi, Fazi Editore, 496 pagine, euro 20

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