Repetita iuvantUna collana di libri per raccontare con leggerezza la lingua e la cultura degli antichi Romani

Esce oggi con Repubblica il primo dei 15 volumi di “Latino per passione. Lingua, storie, idee delle nostre origini”. Tra le firme c’è Francesco Lepore, autore su Linkiesta di una rubrica quotidiana “O tempora, o mores”

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Esce oggi annesso al quotidiano Repubblica il primo dei 15 volumi della collana “Latino per passione. Lingua, storie, idee delle nostre origini”. Come si legge nell’introduzione, l’esclusiva raccolta «si propone di raccontare, con leggerezza e allo stesso tempo con assoluto rigore, la nascita e l’evoluzione della lingua e della cultura degli antichi Romani facendoci scoprire perché siano ancora così vive nella nostra quotidianità».

L’impostazione è duplice seguendo gli indirizzi diacronico, con trattazioni sull’evoluzione della lingua, e tematico. Su quello dell’amore è incentrato il volume I. A lumeggiarlo secondo la prospettiva del cantore di Lesbia è il denso contributo proemiale “Catullo: la chimera del contraccambio” del professore Nicola Gardini, docente di Letteratura italiana e comparata presso l’Università di Oxford, latinista, pittore, scrittore di bestseller quali “Viva il latino. Storie e bellezza di una lingua inutile” (Garzanti, Milano 2016).

Ma al “sentimento che attrae e unisce, tanto affettivamente quanto sessualmente, due persone” (p. 41) sono soprattutto dedicati i capitoli “Amore, sesso e matrimonio” e “Le parole dell’amore” nelle sezioni “Gli usi e i costumi” e “Le parole del latino”. Ne sono rispettivamente autori Giorgio Rivieccio, docente a contratto presso l’Università di Roma Tor Vergata ed ex direttore della rivista Storica National Geograpich, e Francesco Lepore, già componente della Sezione Lettere latine della Segreteria di Stato Vaticano e da tre anni firma de Linkiesta. Dal 5 maggio 2020 il giornalista d’origini campane, che per noi scrive di Vaticano e mondo Lgbt+, commenta quotidianamente nella lingua di Cicerone e Orazio una notizia di rilievo sul blog O tempora, o mores.

Ideata dal direttore Christian Rocca, la singolare rubrica è seguita e apprezzata anche oltreoceano tanto da spingere Jason Horowitz a parlarne lo scorso in un ampio articolo per il New York Times e a definire di conseguenza il nostro giornale «an anti-populist and proudly elitist publication».

Per la collana de La Repubblica Lepore ha anche curato la sezione Le sentenze, impostandola secondo l’ordine alfabetico. Nello specifico capitolo dell’odierno volume l’esame delle massime latine più celebri e ancora in uso inizia con Absit iniuria verbis per terminare con la cesariana Alea iacta est.

In entrambe le parti da lui redatte il giornalista-latinista ha riservato debita attenzione – e lo ha fatto anche negli altri tomi – anche a scrittori o testi cristiani del periodo imperiale e medievale quali, ad esempio, la Vetus Latina, Girolamo, Agostino, Arnobio il Giovane, Gregorio Magno, Isidoro di Siviglia, il De imitatione Christi. Nel capitolo sulle sentenze non mancano poi riferimenti a illustri scrittori/scrittrici dall’epoca rinascimentale a quella contemporanea come anche a cantanti o band di musica rock, pop, metal, esponenti della classe politica, giornaliste e giornalisti a testimonianza della fortuna mai venuta meno di non poche locutiones. Non senza gli interessanti rilievi su utilizzi impropri o del tutto erronei di tali detti, in linea di massima attribuibili a politici. Sfilano così in questo capitolo nomi illustri quali Erasmo, Ronsard, Malherbe, Tasso, Shakespeare, Calderón de la Barca, Rabelais, Corneille, Flaubert, Baudelaire, Puškin, Da Silva, il cardinale Martini, Giordana.

Passando alle altre sezioni, quella intitolata La storia della lingua (con il capitolo Le origini della lingua) e Noi, latini (col capitolo Latino, lingua dei contadini), sono state invece rispettivamente redatte da Francesco Berardi, professore associato di Storia della lingua latina presso l’Università G. d’Annunzio di Chieti-Pescara, e Sara Rossetti, docente di latino e greco presso l’Istituto salesiano Valsalice di Torino. A Stefano Bove, collaboratore della casa editrice De Agostini e docente di latino e greco in un liceo torinese, si devono invece le sezioni Gli autori e le opere (col capitolo Catullo e Cesare) e Cenni di grammatica (col capitolo Le declinazioni). Non mancano infine Le pagine indimenticabili, un’antologia commentata adespota che, in questo volume, raccoglie brani di Catullo e Cesare.

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