#EioTiPremioLa saggezza di Sofia Viscardi e l’ingenuità di Boldrini e di quelli che si offendono sui social

Se uno se la prende per gli insulti online non bisogna lavorare sul suo insultarti ma sul tuo restarci male. Possibile che l’abbia capito una bionda di 24 anni e non una che è stata la, rullo di tamburi, terza-carica-dello-Stato?

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Sofia Viscardi ha 24 anni. Non le si è neanche finito di formare il cervello. Ancora meno le si era finito di formare quando, circa tre anni fa, le ho sentito dire l’unica cosa sensata che abbia mai sentito dire da un personaggio pubblico sulla risibile dinamica «arriva Brocco81 e ti dice che devi morire, o che hai fatto carriera dandola in giro, o che sei troppo cessa per darla in giro, o che verrà la rivoluzione e t’impiccherà all’albero più alto».

Sofia Viscardi, una ventenne oltretutto bionda, quel giorno disse, con più saggezza del Dalai Lama, una cosa che riassumo con parole mie perché non saprei ritrovare quel filmato. Disse: se uno t’insulta online e tu ci resti male non bisogna lavorare sul suo insultarti ma sul tuo restarci male. È da allora che spero le affidino il governo del paese.

Laura Boldrini ha 61 anni. Non le è affidato il governo del paese ma è comunque stata quella che con un sospiro viene definita laterzacaricadellostato. Ha fatto una serie di tweet che mi piacerebbe definire di rara stupidità, non fosse che il suo stolido approccio non è affatto raro. I tweet dicono questo: «La #violenzasulledonne ha molti volti. Quella di nuova generazione ha il volto del linguaggio d’odio, del sessismo e della misoginia online. In occasione della #GiornataControlaviolenzaSulleDonne, ho deciso di lanciare una campagna online con un hashtag: #EioTiPubblico. Non tutte le donne hanno voglia di denunciare, oppure la possibilità economica di affrontare un’azione penale contro gli hater. E allora propongo un’alternativa: fare gli screenshot degli insulti e dei commenti violenti ricevuti e poi diffonderli attraverso le proprie pagine. Tu, odiatore, mi offendi e mi umili sui social pensando di passare inosservato? E io accendo un faro sulle tue sconcezze. Fatelo anche voi. Facciamolo insieme. Mettiamo in moto una catena collettiva di indignazione e accompagniamo ogni post di denuncia con #EioTiPubblico».

Seguono screenshot di non esattamente battute argute di architetti postmoderni, ma di vari commenti social di vari Brocco81 che dicono cose ficcanti quali «è la prima volta che sento parlare un cesso». Quindi Laura Boldrini – deputata, femminista, già portavoce del commissariato Onu per i rifugiati, già terzacaricadellostato – si sente «offesa e umiliata» dal «ma vai a zappare la terra bagassa» di Brocco81? Ma veramente? (Ma pure: Laura Boldrini, laureata in giurisprudenza, pensa che un’azione penale abbia un costo economico per la denunciante?).

È quasi peggio del messaggio della Meloni – eleggete una donna, vi ritroverete una che non sa staccarsi dalla prole per quattro giorni di viaggio di lavoro – questa riduzione a perpetua vittima che la Boldrini fa di sé. Non credo granché negli esempi, per fortuna: questo sarebbe pessimo.

C’entra, probabilmente, il lascito del MeToo, che tra i molti danni che ha fatto ha anche convinto la gente di scarso talento che un cancelletto possa renderti un marchio di successo. Me la vedo, la Boldrini, a gongolare soddisfatta della sua grande invenzione, ve’ qui che framing, Lakoff scànsati: e io ti pubblico, tzè. C’è, tuttavia, un piccolissimo problema nell’efficacia di questa campagna.

Ovviamente il problema non è quello che hanno sollevato i social, l’unico posto al mondo dove puoi star certo che, qualunque enorme puttanata tu dica, i commentatori la contesteranno con una puttanata ancora più enorme. I commentatori social cianciano della privacy di Brocco81, del suo diritto a non venir messo alla gogna, addirittura del pericolo di omonimie: che ne sarà di Enrico, tranquillo signore che se ne sta bello sereno a casa sua, se qualcuno lo scambia per l’omonimo che, ohibò, scrive «lurida vacca» alla Boldrini? Ne sarà che gli arriveranno degli insulti social, innocui quanto lo sono gli insulti social, caro commentatore. Il guaio, sono desolata d’annunciarti, è un altro, e tu probabilmente non sei in grado di capirlo.

Non sono quasi mai in grado di capirlo, le non-Sofia Viscardi cui tento da anni di spiegare che Vongola75 che mi scrive che sono cessa, che non mi lavo i capelli, e che vorrebbe sapere quale zio prete mi abbia raccomandata e perché io non sia ancora finita a lavare le scale, Vongola75 per la quale l’esistenza di sconosciute che non le piacciano è abbastanza un problema tale da incomodarsi ella ad articolare pubblicamente il proprio non gradimento, Vongola75 vuole esistere.

Non ha preso le goccine, ed è convinta che, se ti si attacca come la scabbia, esisterà. E tu, che fai lo screenshot e lo ripubblichi, la stai accontentando. Sia chiaro: sono a favore di quest’azione. Ripubblicare Vongola e Brocco appaga la loro vanità e diminuisce le possibilità ch’essi s’incomodino ad aspettarti armati sotto casa. Però ci vuole consapevolezza: stai dando un palcoscenico a chi te ne ha chiesto uno. Non li stai punendo: li stai premiando. Doppio premio: il tuo ostentare un sentirti ferita dovuto alla loro mira (gliele ho cantate, con quel «cesso che parla», ah!), e il tuo rilanciare il loro nome a platee più ampie. Lo capiva Sofia Viscardi a un terzo dei tuoi anni, com’è possibile che non lo capisca tu.

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