Che l’argomento climatico sia al centro delle umane preoccupazioni lo dimostrano una serie di fatti. Uno di questi è che nel dibattito pubblico si sono sempre più affermate nuove espressioni e nuove terminologie oggi entrate di conseguenza nel lessico comune, dove si sono consolidate o dove hanno spopolato. Se andassimo a guardare l’annuale retrospettiva linguistica prodotta da Babbel, azienda per l’apprendimento delle lingue, scopriremmo che le espressioni che hanno avuto un ruolo da protagoniste quest’anno sono state all’insegna della cosiddetta “ecoansia”, cioè della paura che abbiamo sviluppato in relazione ai disastri ambientali. Paura «spesso accompagnata da alti livelli di stress, talvolta cronici, indotti dalla preoccupazione per il proprio futuro e per quello delle generazioni che verranno».
In Italia si è presa la scena la parola “siccità”, ovviamente a causa della carenza di precipitazioni che – con il rialzo delle temperature – hanno causato nella nostra penisola una siccità senza precedenti con la portata del Po ai minimi storici. In Germania ha vinto “winterstürme” per via delle tempeste da record, con venti fino a 145,8 chilometri orari e alluvioni in tutto il Paese che hanno comportato danni per un valore stimato di 1,4 miliardi di euro.
In Francia si è parlato molto di “incendies”, e infatti il 2022 è stato un anno da record per gli incendi boschivi con più di 48mila ettari di foresta andati in fiamme dall’inizio dell’anno a inizio agosto. In Spagna – dove si è vissuta la peggiore ondata di caldo della storia, battendo il record con quarantadue giorni consecutivi di temperature al di sopra della media – il termine più in voga è stato “ola de calor”.
Che non ci fossero buone notizie era già emerso dal rapporto provvisorio dell’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm) sul clima del 2022 presentato durante la Cop27: il nostro pianeta continua a riscaldarsi, e nella nostra Europa le temperature aumentano più del doppio rispetto alla media globale.
L’anno che sta per finire è stato caratterizzato da ondate di calore, siccità, incendi e inondazioni: disastri causati dalla crisi climatica e che hanno colpito il nostro Paese (e il nostro continente) in modo spesso inedito. La Terra in generale, con la temperatura media globale già aumentata di 1,2 gradi rispetto alla media preindustriale, si avvia ad affrontare pericolose sfide, alcune delle quali forse già perse, come è il caso, ad esempio, della calotta glaciale della Groenlandia il cui collasso sembra inevitabile. Se avvenisse, determinerebbe un enorme innalzamento del livello del mare.
Un’altra sfida sul filo di lana è quella relativa al permafrost settentrionale, il quale attualmente mantiene intrappolati circa milleseicento miliardi di tonnellate di carbonio – parliamo di più del doppio della quantità presente oggi nell’atmosfera – che verrebbero rilasciate se si scongelasse, accelerando ulteriormente il processo di riscaldamento globale.
Non a torto il 2022 è stata definito come l’annus horribilis per il clima, visto che non sta solo distruggendo la natura per come la conosciamo, ma sta scatenando anche una crisi umana: i fenomeni estremi hanno colpito milioni di persone in tutto il mondo e stanno costando miliardi di euro. Le terribili inondazioni in Pakistan, per citare un esempio, hanno causato quasi otto milioni di sfollati. Non solo alluvioni: anche la siccità miete le sue vittime. Si stima che in tutto il Corno d’Africa, saranno almeno trentasei milioni le persone che ne soffriranno le conseguenze.
L’Institute of economics and peace prevede che entro il 2050 ci saranno almeno 1,2 miliardi di rifugiati climatici e, secondo quel che ci dice l’Omm, a soffrire maggiormente sono le popolazioni del Sud del mondo, tra l’altro quelle meno responsabili dei cambiamenti climatici. La crisi climatica è infatti un fattore chiave delle migrazioni. E la migrazione climatica è ancora una vera e propria crisi silenziosa, perché chi fugge a causa dei disastri climatici non ottiene lo status di rifugiato.
E mentre in Italia ci apprestiamo a festeggiare al caldo il Santo Natale chiudendo l’anno più bollente mai registrato prima, con una temperatura di 1,06 gradi superiore alla media storica, a Montreal i 192 paesi riuniti al vertice Cop15 sulla biodiversità hanno siglato il Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework: il documento che ha l’obiettivo di proteggere terre, oceani e specie dall’inquinamento, dal degrado e dalla crisi climatica, che è stato definito storico da alcuni e molto criticato da altri. Un «patto di pace con la natura», così è stato definito, che tuttavia non risparmia le delusioni di chi si aspettava maggiore ambizione (oltre che un sistema di monitoraggio dei risultati ottenuti).