Nuovo inizioLa Croazia cresce perché ha capito che il futuro passa dall’euro e dalla libera circolazione

Zagabria festeggia il 2023 con un doppio traguardo: adozione della moneta unica e ingresso nell’area Schengen. È entrata nell’Ue per ultima, nel 2013, ma le riforme le hanno permesso di superare Paesi più avanti. Ora è chiamata a presidiare (con meno brutalità) i confini esterni dell’Ue

La moneta da due euro croata
Foto: Christophe Licoppe, EC - Audiovisual Service

Per festeggiare l’anno nuovo, il primo gennaio, il governatore del principale istituto finanziario croato Boris Vujčić – come ogni banchiere che si rispetti – si è recato in filiale nel centro di Zagabria, e ha prelevato una banconota da cinquanta euro. Ritirandola dal distributore Atm, sorridente davanti alla stampa, ha detto: «In questi tempi incerti l’euro offrirà ulteriore stabilità all’economia croata e faciliterà la crescita».

L’ingresso della Croazia nell’Eurozona e nell’area Schengen è un evento storico per il Paese e rappresenta un importante passo verso una maggiore integrazione europea, che quest’anno festeggia il trentennale del mercato unico. Dopo anni di negoziati e di adempimento dei criteri di convergenza, lo Stato balcanico ha fatto il grande passo adottando la moneta unica – entrata in vigore proprio il primo di gennaio – e potendo accedere all’area di libera circolazione senza controlli alle frontiere.

«Euro e area di libero transito potrebbero aiutare anche le zone arretrate della Croazia, come l’entroterra dalmata», afferma Goran Saravanja, capo economista della Camera di commercio croata, ribadendo che «la prospettiva europea per la Croazia è incredibilmente importante». Infatti economisti e osservatori di Reuters sono concordi nel sostenere che l’euro porterà vantaggi al turismo e ulteriore stabilità all’economia del paese, in una fase di alta inflazione (a novembre era al 19,5 per cento) e tassi di interesse in aumento.

A festeggiare il grande evento c’è anche la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che ha detto: «Credo che in questo primo gennaio non ci sia posto migliore in Europa per celebrare un nuovo inizio e un nuovo capitolo se non qui, al confine tra Croazia e Slovenia». Al valico di Bregana-Obrezje, che oggi non è più frontiera, la guida dell’esecutivo europeo è stata raggiunta dal primo ministro croato, Andrej Plenkovic, che le ha offerto un caffè pagando in euro, e la neopresidente slovena, Natasa Pirc Musar.

Il set di monete euro della Croazia
I nuovi euro croati (foto: Christophe Licoppe/EU)

Sulla nuova moneta da un euro il bel disegno scelto raffigura una martora (tra gli animali simbolo del Paese, che dava il nome alla vecchia valuta) stilizzata su uno sfondo a scacchiera degli artisti Jagor Šunde, David Čemeljić e Fran Zekan. A fare discutere invece è stata la raffigurazione prescelta per le monete da dieci, venti e cinquanta centesimi. Infatti, il profilo di Nikola Tesla tracciato dal designer Ivica Družak ha causato tensioni con la Banca nazionale serba, che ha accusato la controparte croata di «usurpare il patrimonio culturale e scientifico del popolo serbo», poiché Tesla, pur essendo nato in quella che oggi è la Croazia, era però di etnia serba.

Il lungo cammino verso la moneta unica
Tutto è cominciato nel 2000 con l’arrivo al governo a Zagabria delle forze europeiste e democratiche, dopo gli anni Novanta segnati dalla sanguinosa disgregazione della Jugoslavia e la conseguente de-industrializzazione. A peggiorare lo stato delle cose, in quegli anni, contribuirono una forte disoccupazione e l’insufficienza delle riforme economiche. In particolare, preoccupanti erano la stasi del sistema giudiziario e l’inefficienza della pubblica amministrazione (soprattutto in materia di proprietà privata).

Da allora i progressi dal punto di vista economico e sociale sono stati molti. Nel febbraio 2005, la Croazia ha sottoscritto il Patto di Stabilità, Crescita e Sviluppo dell’Ue e ha fatto sostanziali passi in avanti verso la completa adesione. Dopo avere aderito nel 2009 alla Nato, è stata l’ultima new entry dell’Ue, in cui è entrata nel 2013.

Diventa ora il ventesimo membro dell’Eurozona, che si allarga per la prima volta dal 2015, quando vi aderì la Lituania. Come prescrive il trattato di Maastricht, la Croazia, prima di entrare nell’eurozona, ha dovuto soddisfare i criteri di convergenza. L’adesione all’Erm II (il meccanismo di cambio erede del Sistema monetario europeo) il 10 luglio 2020 ha fissato stabilmente all’euro il tasso di cambio della kuna, la vecchia moneta locale.

Da quel momento la prima data consentita per l’adozione dell’euro, che richiede due anni di partecipazione all’Erm, era il 10 luglio 2022. Da subito molte piccole imprese in Croazia hanno cominciato convertire in euro i loro conti e perfino i privati hanno iniziato a utilizzare la moneta europea per la maggior parte dei risparmi e molte transazioni informali.

Un Paese in crescita
«Abbiamo recuperato nei confronti dei Paesi occidentali che hanno aderito all’Ue quasi un decennio prima di noi», ha detto il premier Andrej Plenkovic, aggiungendo che «la Croazia sta ancora cercando di raggiungere gli stessi standard economici e sociali, i livelli di investimento e il clima imprenditoriale delle nazioni più avanzate dell’Ue».

Nel superare le resistenze degli euroscettici, Zagabria, come prima successe per Lubiana, ha potuto contare sulla vicinanza geografica al blocco comunitario, su una società (in larga maggioranza cattolica) più orientata verso Ovest rispetto alla Serbia (ortodossa), oltreché sulla forza del turismo, che vale il venti per cento del Pil e ha garantito, con gli arrivi dall’estero, un costante miglioramento del tenore di vita nel Paese.

Secondo le stime di Reuters la crescita economica del 5,7 per cento prevista quest’anno dovrebbe scendere allo 0,7 per cento nel 2023, mentre il debito pubblico dovrebbe essere ridotto al 67,9 per cento del Pil dal 70,2 per cento di quest’anno. La spesa è fissata a 26,7 miliardi di euro dal governo, in aumento di 2,1 miliardi di euro rispetto a quest’anno, a causa di un aumento dei programmi sociali e di sviluppo degli istituti pubblici. L’inflazione, stimata al 10,4 per cento quest’anno, dovrebbe scendere al 5,7% nel 2023.

Le autorità di Zagabria prevedono una forte crescita economica nei prossimi anni, considerando che attualmente il Paese soffre a causa del deficit della bilancia commerciale e del debito pubblico. Alcune grandi compagnie commerciali hanno già beneficiato della liberalizzazione del mercato croato, mentre si attende una forte espansione della produzione grazie ad un incremento degli investimenti.

Nuovi confini europei
Per il Paese, l’area Schengen significherà anche probabilmente una maggiore pressione migratoria. Riuscire a entrare nella nazione, che adesso è una porta verso il resto dell’Unione, diventerà un obiettivo ancora più ambito. L’avvicinamento a Schengen non è stato semplice per la Croazia, che condivide un confine di mille chilometri con la Bosnia-Erzegovina, in un’area che – come dimostrano le candidature bocciate di Bulgaria e Romania – è attraversata da traffici di persone e droga.

Il problema si concentrerà però soprattutto sul confine con la Serbia. Belgrado ha sottoscritto con diverse nazioni del mondo accordi di liberalizzazione dei visti che ne fanno una meta per accedere in Europa e provare poi a entrare irregolarmente nell’Ue.

Adesso però saranno aboliti tutti i controlli ai confini terrestri con la Slovenia e l’Ungheria, e quelli marittimi con l’Italia, mentre per il traffico aereo si dovrà aspettare marzo. «Questo è un momento storico e va festeggiato», ha dichiarato il ministro degli Esteri, Goran Grlic Radman, aggiungendo che da oggi la Croazia si assume anche «la grande responsabilità per la protezione di più di 1.300 chilometri del confine esterno dell’Ue».

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