L’Europa comincia in Ucraina. Bisogna dare speranza al suo popolo. I sacrifici che sopporta per difendere i nostri valori ci vincolano a sostenerlo in ogni modo possibile, con le sanzioni, valutando di sbloccare i caccia dopo i carri armati, ma anche iniziando i negoziati per l’adesione di Kyjiv all’Unione europea entro quest’anno, come spera il presidente Volodymyr Zelensky. Lo dice a Linkiesta la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola. Il trauma di un anno fa ha smascherato diversi punti deboli, ma l’Europa e le sue istituzioni si sono unite come mai prima. «L’Unione europea è sempre uscita più forte dalle crisi e questa non sarà un’eccezione».
Il 24 febbraio 2022 è uno di quei giorni della storia, e della propria vita, in cui si ricorda esattamente il momento in cui la notizia ci ha raggiunto, come l’11 settembre 2001. Posso chiederle di condividere un ricordo di quel giorno di un anno fa?
Ricordo il 24 febbraio 2022 come un giorno triste e buio. Un giorno che ha cambiato ogni cosa. La guerra è tornata nel nostro continente. Qualcosa di impensabile per così tanti di noi. La guerra è l’esatto opposto di tutto ciò che l’Ue rappresenta. Il nostro è un progetto di pace. I miei pensieri sono andati subito alla popolazione ucraina, che in quel momento poteva solo immaginare cosa la attendeva e ciò che avrebbe sofferto ogni giorno ormai da un anno. Il terrore, il dolore, i lutti. Per niente, tranne l’ideologia.
Da allora, il Parlamento europeo si è schierato al fianco del popolo ucraino e lei è stata la prima tra i leader delle istituzioni europee ad andare a Kyjiv.
Per l’Ue e il Parlamento europeo, sostenere l’Ucraina e prendere una posizione ferma e determinata contro l’aggressione russa è diventata la nostra priorità assoluta. E lo è ancora. Perché l’Ucraina non lotta solo per la sua sopravvivenza, ma combatte anche per l’Europa e i nostri valori. È anche per questo che, poche settimane dopo l’invasione, il primo aprile 2022, per me è stato così importante parlare di persona alla Verkhovna Rada (il Parlamento ucraino, ndr), per dare speranza e infondere coraggio agli ucraini. Per portar loro il messaggio che l’Ucraina è Europa, e noi siamo al loro fianco.
Quali sono i prossimi passi del sostegno europeo? Qual è stato, se c’è stato, il principale ostacolo agli aiuti?
Prima di tutto dobbiamo evitare la war fatigue (l’affaticamento dell’opinione pubblica rispetto alle notizie sulla guerra, ndr), nonostante il fatto che stiamo affrontando i giorni del primo anniversario dell’invasione illegale dell’Ucraina da parte della Russia. Il Cremlino vuole sfinire i nostri sforzi e la nostra pazienza. Concludere questa guerra, e che sia l’Ucraina a vincerla, resta la priorità assoluta dell’Ue e non possiamo desistere neppure un solo momento dal nostro impegno per riuscirci.
Gli Stati membri e le istituzioni europee, con il Parlamento europeo in prima fila, si sono uniti come mai prima d’ora per garantire all’Ucraina sostegno politico, aiuti finanziari e umanitari e assistenza militare. Il popolo ucraino ha bisogno di ancora più aiuto. Dobbiamo tenere alta la pressione usando tutti gli strumenti possibili, come i preparativi per il decimo pacchetto di sanzioni contro la Russia, e considerare l’opzione di inviare caccia e sistemi difensivi a lunga gittata.
Nella sua storica visita a Bruxelles, il presidente Zelensky ha detto che l’assegnazione dello status di Paese candidato, lo scorso giugno, ha motivato le truppe a combattere e i civili a resistere. Pensa che le trattative per l’adesione all’Ue possano cominciare quest’anno, come spera il presidente?
Conferire all’Ucraina – e alla Moldavia – lo status di Paese candidato è stata la nostra decisione più significativa e il fatto che abbia ispirato gli ucraini dimostra ancora una volta che la loro nazione appartiene alla famiglia europea. I nostri valori ci uniscono e il sacrificio che gli ucraini hanno sopportato ci obbliga a rispondere con il più forte sostegno possibile.
Come parte del percorso verso l’ingresso, servono riforme. Ma l’Ucraina sta facendo progressi molto velocemente, adottando la legislazione necessaria. È davvero impressionante, specialmente in un periodo di guerra. Dal punto di vista del Parlamento europeo, chiediamo che i negoziati di accesso comincino già quest’anno, purché naturalmente tutte le condizioni siano state raggiunte. Dobbiamo dare speranza agli ucraini.
A un anno dalla brutale aggressione russa, abbiamo riscritto molte nostre convinzioni. La democrazia europea è sotto attacco – e lo è stato anche il Parlamento, come ha giustamente detto nel suo discorso alla plenaria di dicembre dopo lo scoppio del Qatargate – e tra un anno i cittadini europei torneranno a votare. Pensa che per allora avremo finalmente vinto?
Le atrocità in Ucraina devono finire il prima possibile. Ogni giorno di guerra è inaccettabile. In troppi hanno sofferto. Putin deve fermare la sua guerra illegale, ritirandosi dal territorio ucraino, e tutti i responsabili dovranno rispondere dei crimini che hanno commesso, perché la vera pace deve essere accompagnata dalla giustizia.
È chiaro anche che l’invasione russa ci ha rivelato dove dobbiamo prendere provvedimenti immediati: su Difesa e politiche energetiche. Negli ultimi mesi abbiamo fatto progressi importanti in questi campi e dobbiamo continuare a lavorare alla costruzione delle nostre capacità strategiche e per ridurre la nostra dipendenza dai regimi autocratici. Sappiamo che l’Unione è sempre uscita dalle crisi più forte e questa non sarà un’eccezione, a patto che rimaniamo uniti.