«Forse qualcuno di voi, prima, non aveva percepito la forza dell’Europa: l’Ucraina e gli Stati membri l’hanno dimostrata». Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ringrazia la plenaria del Parlamento europeo, a Bruxelles, per il sostegno e lo status di Paese candidato: «Ci ha motivato a resistere». Prima del suo intervento, la presidente dell’Eurocamera, Roberta Metsola, chiede ai Ventisette di «fornire armi a lunga gittata e caccia da combattimento. La nostra risposta deve essere proporzionale alla minaccia, e la minaccia è esistenziale».
Dopo il viaggio a sorpresa a Londra e la cena, a Parigi, con il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz, ma non la premier italiana Giorgia Meloni, è storica la visita alle istituzioni comunitarie. «Non possiamo farci soverchiare da questa forza antieuropea – dice Zelensky all’emiciclo –, la nostra vittoria garantirà la vittoria dei valori europei. Il destino dell’Europa non è mai dipeso soltanto dai politici e non dovrebbe essere questa l’illusione: tutti abbiamo un ruolo da svolgere e la possibilità di avere un impatto sulla nostra vittoria collettiva».
È da statista europeo il suo discorso. Cita le società aperte, «l’unione dei popoli nell’uguaglianza», il non accorgersi di attraversare le frontiere. «Quando i cittadini hanno fede nel futuro e decidono di scendere in piazza per manifestare, tra un presidente e il popolo c’è una sola barriera: le elezioni. Questa è l’Europa. Per l’Ucraina questo è il percorso per tornare a casa». Il contrario della Russia totalitaria di Vladimir Putin.
«Anno dopo anno, il Cremlino ha cercato di annientare i nostri valori europei. Il valore della vita umana è stato ucciso anche in Russia, dove la vita di nessuno ha valore tranne per i membri dell’establishment, centoquaranta milioni di cittadini sono solo corpi per il Cremlino. Tutti devono obbedienza. Questi sono i valori che rispetta la Russia. Il regime russo non solo odia qualsiasi giustizia sociale, ma investe nella xenofobia e cerca di renderla la normalità nel nostro continente, mira a far tornare la realtà disumana degli anni Trenta e Quaranta. La nostra risposta è “No”. Ci stiamo difendendo dalla forza più antieuropea del mondo moderno».
Il presidente ribalta gli applausi dell’aula, li rivolge «a tutte le città che ci hanno sostenuto in questa battaglia storica» per le «forniture vitali»: armi, munizioni, carburante, attrezzature per l’energia. «Non ce l’avremmo fatta senza di voi in questa guerra totale. Ricordo il primo giorno dell’invasione, quando tutta l’Europa ha dimostrato la sua determinazione. A sei giorni di distanza questo Parlamento ha votato una risoluzione non soltanto per sostenere la nostra lotta, ma per approvare il nostro status come Paese candidato dell’Ue. Ci ha motivato a resistere».
«L’Ucraina vincerà e diventerà membro dell’Unione europea», conclude Zelensky. Prima di lui, la presidente dell’Eurocamera, la maltese Metsola, ha celebrato un «momento straordinario in tempi straordinari, a un anno dall’invasione brutale e illegale dell’Ucraina sovrana. Da allora la sua leadership, presidente, ha ispirato la sua gente e ogni angolo del mondo. La casa della democrazia europea è sempre stata al suo fianco, sappiamo che combattete non solo per i vostri valori, ma anche per i nostri, quelli che ci rendono tutti europei. L’Ucraina è Europa e il futuro della sua nazione è in Europa».
Poi, l’invito ai Ventisette sul «prossimo passo». Cioè fornire all’Ucraina «armi a lunga gittata e caccia da combattimento. La nostra risposta deve essere proporzionale alla minaccia, e la minaccia è esistenziale». Per una pace reale, Metsola ribadisce il sostegno europeo al piano in dieci punti di Zelensky. «Voglio ripeterle la promessa che le ho fatto a Kyjiv ad aprile: eravamo con voi allora, lo siamo ora, lo saremo finché sarà necessario».
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