L’Iran è ormai in grado di dotarsi di una bomba atomica. Questa la deflagrante notizia fornita alla Commissione Difesa della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti dal sottosegretario alla Difesa Colim Khal, il 28 febbraio scorso: «Nel 2018, quando l’amministrazione precedente decise di uscire dall’accordo Jcpoa, l’Iran avrebbe avuto bisogno di diciotto mesi per produrre materiale fissile per la bomba atomica. Oggi gli basterebbero circa dodici giorni».
La rilevazione da parte dell’Aiea di materiale fissile all’83,7 per cento nella centrale di Fordo, vicinissimo quindi alla soglia del novanta per cento necessario per l’atomica è uno dei tanti elementi che confermano questo allarme.
Per comprendere quanto alto sia il pericolo va ricordato che se fosse vero quello che sostengono gli iraniani, e cioè che il loro programma è limitato a raffinare uranio esclusivamente per usi civili e medicali, basterebbe una raffinazione al solo 3,67 per cento. Superare questa bassissima soglia ha senso solo se si intende armare una bomba atomica.
Inoltre, ad aggravare il quadro, Stati Uniti e Israele hanno la certezza che l’Iran disponga ormai di cinque missili intercontinentali che possono colpire con una atomica per un raggio di duemilacinquecento chilometri (dall’India alla Sicilia). Si stima che l’Iran necessiti di un anno per potere concretizzare questo armamento.
Il tutto, non va dimenticato, nel momento in cui l’Iran si schiera totalmente al fianco della Russia, alla quale fornisce micidiali droni che fanno grandi danni all’esercito ucraino.
A fronte di questo pericolo l’amministrazione Biden è estremamente vigile ma non ha per il momento opzioni operative, al di là di offrire a Israele garanzia sulla sua sicurezza dalle minacce iraniane. Di fatto, non è definitivamente chiaro a Washington se l’Iran stia arricchendo uranio per dotarsi di una bomba atomica in maniera puramente strumentale, per arrivare a una trattativa che disinneschi la minaccia in cambio della fine delle sanzioni che penalizzano pesantemente l’economia iraniana; oppure se punti comunque a possedere l’atomica, vuoi per sviluppare una spregiudicata politica di deterrenza, vuoi per lanciarla effettivamente, in primis contro Israele.
Tesi, quest’ultima accreditata dal governo di Gerusalemme e comunque valutata seriamente come possibile dall’Amministrazione Biden che non a caso il 23 gennaio scorso ha condotto una mega esercitazione aerea nel Mar Rosso, imperniata sulla portaerei H. W. Bush, alla quale hanno partecipato cento aerei statunitensi e quarantadue aerei israeliani.
L’unico dato certo a oggi è che i negoziati Jcpoa tra Stati Uniti, Russia, Cina, Inghilterra, Germania, Francia e Unione europea, da una parte, e Iran dall’altra sono finiti su un binario morto dal settembre 2022.
Altrettanto certo è che il loro fallimento è largamente voluto dai cosiddetti conservatori iraniani, i Pasdaran in primis, che controllano oggi in pieno il regime di Teheran.
Inoltre, la repressione spietata dei Pasdaran del movimento popolare di protesta in Iran sorto dopo l’uccisione di Masha Amini ha bruciato tutte le illusioni americane e europee – radicate durante la presidenza di Barack Obama – circa la natura stessa del regime iraniano.
Chi si illudeva – Barack Obama, appunto – di avere di fronte una dittatura “normale”, come tante altre nel pianeta, che può essere riportata a una dialettica di ragionevolezza e trattativa tra Stati, è stato bruscamente costretto a ricredersi. L’Iran ha un regime che persegue una rivoluzione islamica radicale e assolutista, che la esporta in Siria, Iraq, Libano, Gaza e Yemen, ed è una rivoluzione eversiva e ferocemente avversa ai valori occidentali.
Da qui l’adesione piena del regime degli ayatollah ai contenuti totalizzanti in spregio della stessa legalità internazionale della guerra che Vladimir Putin conduce contro l’Ucraina. Dunque, un Iran per nulla isolato, ma di fatto cobelligerante con la Russia in un quadro di contrapposizione politico-militare “di sistema” all’Occidente. Dunque, ancora, una situazione di stallo, sul filo del rasoio, che può deflagrare da un momento all’altro.