Magnifico e fragileIl mar Mediterraneo rappresentato dallo sguardo di venti artisti

Appuntamento dall’11 marzo al 16 aprile negli spazi dell’Acquario civico di Milano, dove si terrà una collettiva di arte contemporanea multimediale (curata da Aldo Premoli). Il protagonista è “Mare nostrum”, l’intestino della contemporaneità e l’emblema dell’immaginario italiano

FRANCESCO LAURETTA, Castello di sabbia, 2023, olio e oro su tela, cm 74x 124

Negli spazi espositivi dell’Acquario civico di Milano – un padiglione di parco Sempione che ha più di cento anni, essendo stato inaugurato nel 1906 e mai smantellato – apre una mostra a ingresso gratuito (fino al 16 aprile) che evoca, anzi, contestualizza l’oggetto tematico: il mar Mediterraneo. Passeggiando tra le vasche di colore bluastro, artefatte, silenziosissime, le opere di venti artisti – performer, fotografi, pittori – approfondiranno e replicheranno quella che è ben più di una scelta stilistica.

Il mare degli impressionisti o dei naturalisti del secolo scorso era una potenza riproducibile nella sua violenta staticità, espressione di uno stato d’animo interno o dei giochi di luce e di colore che continuamente affascinavano e affascinano gli osservatori di tutte le epoche storiche. Adesso però non può prescindere dal suo significato sociale e culturale, ben lontano dalle derive dell’iconografia pop: il mar Mediterraneo è l’intestino della contemporaneità, la cartina di tornasole dei cambiamenti climatici, luogo di transito – e di morte – per i numerosi migranti che di settimana in settimana decidono di attraversarlo. In più, è l’emblema dell’immaginario italiano, turistico e gastronomico, e diventato vieppiù un brand, un’etichetta da commercializzare, in particolare su Instagram.

Questa epoca di bulimia informativa diffonde ogni giorno fotografie e video di spiagge brulicanti di bagnanti, scorci da cartolina, raggi di sole che battono sulla superficie intorpidita del mare, finestre con i panni stesi fuori ad asciugare, passeggiate all’interno di budelli rosa, gelati, caffè e cassatine: tutto ciò che corrisponde al concetto estetico e vituperato di “estate italiana”.

Fulvio Di Piazza, Approdo, 2023, olio su tela, cm 100×190

Il tributo a una rappresentazione patinata e celestiale del patrimonio “mediterraneo” contiene in realtà una vena malinconica, quasi già nostalgica. I continui reclami della comunità scientifica avvertono che se la temperatura globale seguiterà a salire, non solo il Mediterraneo si riscalderà condannando la biodiversità e le specie al suo interno a una rapida estinzione, ma l’innalzamento del livello dei mari implicherà la scomparsa di molte delle città costiere a cui facciamo oggi riferimento nel nostro panorama sognante.

Il mar Mediterraneo è quindi un crocevia psichico, oltre che fisico. Un flusso di energia indomabile e continuo, destinato a trasformarsi e a trascinare con sé gran parte di ciò che oggi rappresenta. Per l’umanità di passaggio odierna è ancora un rifugio, una dimensione in cui esercitare ritmi di vita agognati, davvero autentici e vivere a ridosso della natura, contemplando i suoi ardenti, spettacolari fenomeni. D’altra parte, è espressione di violenze e scissioni, del senso che si ritira dal mondo e di tutto ciò che fa notizia, in senso negativo.

Giuseppe Veneziano, La venere con la mascherina, 2020, acrilico su tela, cm 100x70_Collezione Orrù

Ecco perché i due aggettivi che sono stati scelti per titolare l’esibizione – curata da Aldo Premoli – sono Magnifico e Fragile. I grandi, sublimi tesori della nostra epoca sono arrivati a erodere le loro stesse risorse. Ciò che li aspetta è un inesorabile, lento declino. Gli echi e i rimandi si accavallano uno sull’altro in quasi tutte le opere esposte: una barca a vela incagliata tra acque marmoree, dalla tinta violetta, ricorda un pesce mitologico e in putrefazione, e si intitola Approdo, dell’artista Fulvio Di Piazza. Un gruppo di ragazzini si staglia sul bagnasciuga, ma il colore del cielo e del mare sono ancestrali, quasi apocalittici, e i loro stessi corpi stilizzati ricordano le figure ritorte dell’espressionismo tedesco. Il quadro è di Francesco Lauretta e si intitola Castello di sabbia.

La fotografia in bianco e nero del volto in primo piano dei migranti avvolti dall’effetto luminoso della coperta termica di Francesco Bellina si accosta alle antiche riproduzione dei bagnanti dei primi anni del secolo di Ilaria Rosselli Del Turco. Una moderna Venere di Giuseppe Veneziano si strizza i lunghi capelli bagnati in un bikini del colore del fondale, ma ha il volto coperto dalla mascherina anti-Covid di cui, purtroppo, il mar Mediterraneo è ormai pieno e si aggiunge alla quantità ormai mostruosa di microplastiche invisibili a occhio nudo presenti nei nostri mari.