Mentre la prima ministra che più ha contribuito alla svolta esce di scena, sconfitta alle elezioni di domenica, oggi la Finlandia entra ufficialmente a far parte della Nato come trentunesimo Stato membro. In una piccola cerimonia, a Bruxelles, la bandiera del Paese scandinavo è stata issata per la prima volta al quartier generale dell’Alleanza. «È una settimana storica», ha detto il segretario generale Jens Stoltenberg.
Tra martedì e mercoledì nella capitale belga va in scena il summit di due giorni tra i ministri degli Esteri. Sempre Stoltenberg: «È una buona giornata per la sicurezza della Finlandia, quella nordica, e la Nato nel suo insieme». L’ingresso di Helsinki è stato reso possibile, dopo mesi di temporeggiamento, dalla ratifica dei Parlamenti di Ungheria e Turchia, gli stessi che continuano a tenere bloccata la candidatura gemella, quella svedese.
Alla vigilia del vertice, il segretario generale ha ribadito che ritiene sia solo una questione di tempo anche per Stoccolma. «Tutti gli alleati concordato che l’accesso svedese debba essere completato velocemente», ha dichiarato. Resta da chiarire se il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, con le elezioni all’orizzonte, sarà disposto a lasciar cadere i suoi ricatti politici.
A Bruxelles si parla anche dei rapporti con l’Ucraina. A questa sessione – allargata a Australia, Giappone, Nuova Zelanda e Corea del Sud – partecipa il ministro degli Esteri di Kyjiv, Dmytro Kuleba. «Non siamo intimiditi» dalla «retorica irresponsabile e pericolosa» della Russia sull’escalation atomica, ha precisato Stoltenberg.
Il nome di Sanna Marin, che potrebbe optare per una carriera nelle istituzioni comunitarie, è circolato occasionalmente anche tra le suggestioni per la successione al norvegese alla guida della Nato. Il mandato di Stoltenberg scade infatti in autunno e lui preferirebbe evitare ulteriori proroghe. La leadership della socialdemocratica ha risentito delle urne e, anche se le consultazioni non cominceranno prima di due settimane, il suo partito finirà verosimilmente all’opposizione.
Il vincitore è stato Petteri Orpo, ex ministro delle Finanze e frontman della Coalizione nazionale di centrodestra. Potrebbe tentare le larghe intese con i socialdemocratici, ma gli analisti la ritengono un’opzione meno probabile di un’apertura ai sovranisti dei Finlandesi, capaci di un exploit alle urne. Come avvenuto a Stoccolma con la caduta di Magdalena Andersson, una diversa maggioranza non intaccherà il posizionamento atlantista di Helsinki. Sull’Ucraina Orpo era allineato a Marin; il resto li ha divisi.
Dopo le note dell’inno finlandese, Stoltenberg ha detto che il momento storico mostra al mondo un fallimento di Vladimir Putin. «Invece di meno Nato, ha ottenuto l’opposto: più Nato e la nostra porta rimane completamente aperta». Il presidente finnico Sauli Niinistö ha salutato l’«inizio di una nuova era», ha ricordato che per anni Helsinki ha lavorato per sviluppare compatibilità con l’Alleanza e ora è pronta ad accelerare per completare l’integrazione. Alla fine dell’intervento Niinistö ha anche citato Stoccolma: «Il nostro ingresso non è completo senza la Svezia».