Parlando di approccio alla mobilità sostenibile, la sensazione dominante durante i viaggi fuori dall’Italia è sempre la stessa: siamo drammaticamente indietro. Non importa che tu venga da Milano – oggettivamente migliorata sotto questo aspetto – o da piccole città ciclabili come Ferrara, Modena, Reggio Emilia, Pesaro: le differenze con le metropoli europee sono tristemente facili da notare, e approcciarsi con realtà straniere ridimensiona tutti i progressi visibili nei nostri confini.
Non bisogna per forza guardare ai Paesi Bassi, alla Danimarca o agli Stati scandinavi, dove la cultura della bicicletta è saldamente radicata nel tessuto sociale della popolazione. Di esempi virtuosi è pieno anche in Europa occidentale e centrale: basti pensare a città come Valencia, Barcellona, Hannover, Berlino, Parigi, Bruxelles o Strasburgo. Ma anche nell’Europa orientale, come ad esempio a Lubiana, si inizia a notare qualche sussulto incoraggiante. Mentre da noi gli esponenti del partito più votato organizzano flash mob contro le nuove ciclabili, tante città europee corrono a ritmo spedito per riequilibrare i rapporti di forza sulle strade. Non è retorica “anti-italiana”, ma realtà.
In questa maratona verso una mobilità più ecologica e democratica, Vienna è una delle città che sta accelerando con più decisione. Quasi mai presente ai vertici delle classifiche sui centri urbani più bike friendly d’Europa, la capitale austriaca è il paradiso ciclabile che non ti aspetti. Ed è visibilmente più avanti della chiacchieratissima Parigi che, di recente, ha vietato i monopattini elettrici a noleggio, molto diffusi e ben gestiti nella città della Schnitzel e della Sacher.
Vienna è in generale una città un po’ sottovalutata. In Italia è raramente oggetto di dibattito e di paragone, nonostante sia un centro urbano molto grande (superficie di circa 415 chilometri quadrati, più del doppio dell’area urbana milanese), multietnico, popolato da quasi due milioni di persone e bagnato dal secondo fiume più lungo d’Europa (il Danubio).
Il centro cittadino ha viali larghissimi che, sotto certi aspetti, ricordano il cuore di Madrid. In questo contesto, l’amministrazione comunale – attualmente guidata dal sindaco di sinistra Michael Ludwig, membro del Partito socialdemocratico austriaco e molto vicino ai Verdi – sta sfruttando magistralmente gli spazi a disposizione per consegnare alle biciclette delle infrastrutture ad hoc, ben mantenute e protette dal traffico motorizzato.
Tre colpi d’occhio
Il primo: Vienna pullula di piste e corsie ciclabili, anche nelle zone più lontane del centro. Il secondo: pochi parcheggi per auto in superficie e molti garage sotterranei, una formula perfetta per liberare spazio pubblico e convertirlo in marciapiedi più larghi, infrastrutture per biciclette e aree verdi per abbattere le isole di calore. Il terzo: c’è una quantità sbalorditiva di rastrelliere e parcheggi per mezzi a pedali. Esistono persino dei punti dove ricaricare le e-bike gratuitamente e delle aree per la sosta dei monopattini elettrici, che al posto di essere demonizzati dovrebbero essere meglio inquadrati all’interno dello spazio pubblico (e Vienna lo sta facendo).
Sulla civiltà, invece, ci sarebbe da scrivere un articolo a parte: in tre giorni non abbiamo visto una singola auto parcheggiata sulle bike lane o sul marciapiede, così come non abbiamo mai avuto timore di essere investiti sulle strisce pedonali, perché chi guida procede spesso rispettando i limiti di velocità (Vienna non è una Città 30, ma ha molte zone – ben segnalate – in cui vige il limite dei trenta chilometri orari).
I numeri confermano le sensazioni. La rete ciclabile viennese è estremamente capillare: i dati ufficiali parlano di 1.654 chilometri totali di piste o corsie. Milano, per fare un paragone, viaggia attorno ai trecento chilometri, frutto di una crescita del trenta per cento nel primo anno di pandemia. Sono più di cinquantaseimila, invece, i parcheggi per biciclette diffusi per la città, e dal 2017 al 2019 ne sono nati circa cinquemila. Ciò conferma che la “rivoluzione ciclabile” della capitale austriaca è cominciata ben prima dell’emergenza Coronavirus, che per i centri urbani italiani è stata l’occasione ideale per cambiare (finalmente) rotta.
La crescita di Vienna è testimoniata dalla sua scalata nel Copenhagenize Index, una delle più autorevoli classifiche globali sulla ciclabilità delle città. Nel 2015 era ventesima, nel 2012 dodicesima e nel 2019 nona: Parigi era ottava, Helsinki decima, Barcellona tredicesima e Lubiana quattordicesima. Secondo gli autori del Copenhagenize Index, la grande differenza tra la capitale austriaca e le città ciclabili del Nord Europa rimane negli investimenti dedicati alle bici, fondamentali per colmare il gap di uno sviluppo iniziato più tardi rispetto alla Svezia, alla Danimarca o ai Paesi Bassi. Nel Global Bicycle Cities Index, invece, Vienna è trentaquattresima a livello globale, appena una posizione sotto Parigi (Milano, la migliore italiana, è sessantacinquesima).
Non solo infrastrutture: segnaletica, doppi sensi ciclabili, comunicazione e logistica green
Anche nelle strade più strette e meno frequentate, sull’asfalto c’è spesso una linea di demarcazione che regala al ciclista uno spazio per procedere tranquillamente. Perché sì, a volte basta una linea per aumentare il senso di sicurezza e convincere le persone a non usare l’automobile. Ricordiamo che la paura è il principale fattore che disincentiva i cittadini a muoversi in bicicletta.
Ma non ci sono solo bike lane. In centro, per esempio, non abbiamo trovato un singolo viale privo di pista ciclabile in sede. Queste infrastrutture risultano ben protette dalla carreggiata, non si interrompono improvvisamente (spesso continuano sui marciapiedi, senza rubare troppo spazio ai pedoni), sono colorate e ben segnalate. In più, convivono pacificamente con le rotaie della rete tranviaria, anch’essa capillare ed efficiente.
Un altro punto a favore della mobilità ciclistica viennese è la chiarezza della segnaletica, sia orizzontale sia verticale. Nelle strade a senso unico con il limite a trenta chilometri orari, dove le bici possono legittimamente procedere in senso opposto rispetto alle automobili, troviamo cartelli immediati ed enormi simboli sull’asfalto in grado di segnalare il “doppio senso ciclabile”. In Italia non sappiamo nemmeno della sua esistenza (è inserito nel nuovo codice della strada), mentre a Vienna – nel dubbio – vengono disegnate enormi biciclette sull’asfalto. In più, sulle strade a senso unico per i veicoli a motore non è raro percorrere ciclabili orientate nella direzione opposta alle auto.
In generale, la capitale austriaca si sta muovendo per rendere più facile la vita ai ciclisti. Nelle librerie, nei musei e nei caffè è facile trovare una “Radkarte Wien” (la mappa cartacea pensata per i ciclisti) gratuita, all’interno della quale sono indicate le piste ciclabili, i punti dove noleggiare le biciclette o dove gonfiare le gomme, le fontanelle pubbliche e le ciclofficine. In più, l’app per smartphone “Bike Citizens” segnala i parcheggi più vicini e gli itinerari più sicuri e veloci per spostarsi da un punto A a un punto B. Insomma, l’amministrazione ci sa fare anche in fatto di comunicazione.
Ultimo aspetto, ma non meno importante: le cargo bike. Cittadini e aziende possono noleggiare gratuitamente queste particolari biciclette, perfette per caricare i sacchetti della spesa o per qualsiasi commissione quotidiana. Ciò è realizzabile grazie al progetto “Grätzlrad” (“bicicletta di vicinato”). In cosa consiste? Il Comune regala a un’attività commerciale una cargo bike da utilizzare per le consegne a domicilio o da mettere a disposizione (gratis) ai residenti dei quartieri, anche solo per qualche ora. Il tutto tramite app o prenotazione online.
«Oggi siamo arrivati a quota trenta cargo bike, e la municipalità prevede di espandere ulteriormente la flotta: fino al 2026 è previsto l’acquisto di sette nuove “Grätzlrad” ogni anno con una dotazione annuale di ventottomila euro. Ci sono persino deejay che vanno al loro concerto in cargo bike», racconta Kathrin Ivancsits, responsabile della Comunicazione dell’agenzia per la Mobilità di Vienna, in un’intervista ad Altraeconomia. Una logistica sostenibile è possibile, quantomeno nelle grandi città. E la capitale austriaca sta procedendo concretamente in questa direzione.