Le Grand rémplacementL’intransigente politica anti immigrazione dei macroniani per fermare Le Pen

I ministri francesi, in particolare Gérald Darmanin, polemizzano spesso con l’Italia sulla gestione dei migranti perché vogliono togliere alla leader sovranista l’egemonia sul tema che probabilmente le farà vincere a mani basse le prossime elezioni

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Non stupisce l’ottimo clima e la piena convergenza tra i due paesi registrata nel caloroso incontro di mercoledì all’Eliseo tra Sergio Mattarella e Emmanuel Macron. Il presidente francese infatti si è sempre tenuto ben lontano nei mesi scorsi dalle dure polemiche contro l’Italia avanzate da suoi ministri ed esponenti politici. Questo, per una ragione molto semplice: mira a chiudere il suo secondo e ultimo mandato lasciando una forte impronta in Europa e per farlo deve triangolare tra la Germania di Olaf Scholz e l’Italia di Giorgia Meloni per tentare di egemonizzare e indirizzare quel coacervo di interessi divergenti che paralizzano i 27 Stati membri dell’Unione Europea.

Ma, mentre Emmanuel Macron vola alto, i suoi ministri sono invece impegolati nella cronaca politica francese con un doppio timore: scomparire dalla scena politica quando il presidente non potrà più chiedere voti e soprattutto vedere crescere a dismisura i voti per Marine Le Pen. Il tutto, con scarsa conoscenza della scena politica italiana perché non sanno che tra lei e Giorgia Meloni non corre affatto buon sangue.

Queste polemiche contro l’Italia dei ministri e dei politici francesi, in particolare quelle di Gérald Darmanin, rivelano soprattutto un dato che merita di essere valutato senza furori ideologici: concernono sempre il tema dell’immigrazione. Infatti, l’immigrazione, non solo quella irregolare, ma soprattutto la convivenza con la forte componente islamica magrebina sono un problema più che scottante per l’opinione pubblica in una Francia che ha già in piena agenda politica le europee del 2024, e in cui molti si posizionano per succedere a Emmanuel Macron nel 2027. 

Per primo, Gérald Darmanin, uno dei tanti aspiranti successori al presidente, che da mesi polemizza duramente con l’Italia sull’immigrazione con un fine evidente: sottrarre a Marine Le Pen l’egemonia sul tema su cui il suo partito raccoglie larghi consensi del controllo dell’immigrazione irregolare, presentandosi con una ricetta d’ordine contro gli immigrati irregolari di matrice centrista alla ricerca di un raccordo con i neo gollisti Les Républicains, indispensabili per ottenere una maggioranza alla Assemblée Nationale. Il tutto, in un paese, la Francia, nel quale il Grand rémplacement, la grande sostituzione, non è affatto un concetto o un timore della sola estrema destra, ma è fatto proprio, secondo i sondaggi, dalla netta maggioranza dell’opinione pubblica. 

In una recente inchiesta d’opinione, Harris Interactive, riporta Le Figaro, ha posto questa domanda: «Alcuni parlano del Grand rémplacement: le popolazioni europee, bianche ed europee sono minacciate d’estinzione a causa dell’immigrazione musulmana che proviene dal Maghreb e dall’Africa nera. Pensate che questo fenomeno si produrrà in Francia?». Ha risposto di sì il sessantuno per cento degli intervistati ma quello che va soprattutto notato è che è convinto dell’imminenza del Grand rémplacement il settantadue per cento degli elettori neo gollisti, il cinquantadue per cento degli elettori di Emmanuel Macron, ma anche il quarantaquattro per cento degli elettori socialisti e dell’estrema sinistra di Jean Luc Mélenchon. Dunque, un sentimento di allarme dai toni epocali diffuso, trasversale e per nulla confinato nella estrema destra. Un contesto radicalmente diverso a quello dell’Italia.

In questo quadro, Emmanuel Macron, la premier Elisabeth Borne e lo stesso Gérald Darmanin sono alle prese con una difficile mediazione con i gollisti Les Républicains che hanno presentato una durissima legge sull’immigrazione irregolare che il governo tenta con difficoltà di stemperare. È una legge che in Italia neppure Mario Borghezio avrebbe osato presentare. Prevede infatti l’introduzione del reato penale di soggiorno irregolare, l’espulsione dello straniero con condanna penale, la regolarizzazione unicamente dei richiedenti asilo e non per permesso di soggiorno umanitario, il ricongiungimento familiare esclusivamente a fronte della prova del montante economico per mantenere i congiunti e addirittura l’arresto per i richiedenti asilo che però provengono da paesi giudicati “sicuri”. 

I neo gollisti Les Républicains, non lo si deve dimenticare, non sono di destra, ma centristi, e intendono con questa legge, che molti in Italia giudicherebbero xenofoba e anti costituzionale, erodere consenso alla destra di Marine Le Pen. Questa, nel frattempo, forte per la prima volta di ottantasei deputati, ha “normalizzato” le parole d’ordine ed è assolutamente ben piazzata per contendere al suo quarto tentativo la presidenza della Repubblica nel 2027 a fronte di un Emmanuel Macron che non si potrà ripresentare e alla carenza di un suo erede che ancora non è alle viste, con aspiranti al titolo nell’area macroniana di centro sinistra tutti di più che mediocre caratura.

Naturalmente, il clima politico anche in Francia è già di piena campagna elettorale per le europee del 2024 e palesemente il tema della immigrazione irregolare viene quindi agitato per acquisire consensi.

Non bisogna inoltre dimenticare che – a differenza dell’Italia – in Francia è stato proprio il progressista Emmanuel Macron già nel 2020 col suo famoso discorso di Mureaux a dichiarare che dentro l’immigrazione regolare dai paesi islamici si annida «una cancrena per la République» che lui ha chiamato «separatismo» contro il quale ha varato una specifica legge. Con questo termine Macron ha denunciato la volontà di molti immigrati regolari e di alcune organizzazioni islamiche, in primis i Fratelli Musulmani, di far valere e praticare in Francia le norme della sharia che violano apertamente il dettato costituzionale.

Emmanuel Macron dunque ha denunciato e imposto all’agenda politica il tema dell’immigrazione regolare quale possibile fonte di un pericolo, di una «cancrena» per la République. Un tema più che scabroso, che il progressista Macron ha sottratto alla destra su cui si giocherà in molti paesi – vedi il pericoloso successo della xenofoba Afd in Germania – la prossima campagna elettorale per le europee.