Quanti gradi ci sono fuori? Tanti, troppi. Alzi la mano chi, negli ultimi giorni, ha deciso di mandare in ferie cucina e fornelli per provare a non fare entrare in casa nulla che avesse a che fare, neppure lontanamente, con fonti di calore! Siete moltissimi, lo sappiamo. Arriva l’estate e la voglia di cucinare anche solo un piatto di spaghetti al pomodoro va a farsi benedire.
In realtà mettersi a preparare un pasto degno di tale nome è diventato quasi un lusso, a prescindere dalle stagioni. Siamo nell’epoca della fretta, dei mille impegni o anche semplicemente del dolce far niente e della socialità vissuta fuori dalle quattro mura di casa. E allora pranzi e cene diventano un’incombenza da risolvere in fretta e con il minor sbattimento possibile.
No, non abbassate la testa imbarazzati. Capita a tutti di non aver voglia di mettersi a cucinare. Capita anche a noi, che facciamo parte di quella fascia di lavoratori che dovrebbe mangiare bene, sempre e comunque, anche nel proprio rifugio casalingo. Vi sveliamo un segreto: spesso, dopo le portate gustate nei ristoranti che proviamo e le varie esperienze gastronomiche, l’unica cosa che riusciamo a ingurgitare a cena è un pezzo di pane con formaggio, trovati in fondo al frigo.
Ecco, questo per dirvi di non sentirvi soli. Anzi, sappiate una cosa: state cavalcando l’ultima tendenza in arrivo da oltreoceano. Si chiama girl dinner, “cena da ragazza”, tradotto letteralmente. In altre parole, potremmo dire: assemblare e non cucinare. Un trend, per dirla come lo direbbero quelli bravi, che spopola su TikTok, con video da oltre trenta milioni di visualizzazioni, nato la scorsa primavera, e riportato anche sul New York Times, sul profilo di una ragazza come tante, che, trovatasi a casa senza lavoro, si è cimentata nella difficile operazione del nutrirsi quotidianamente.
E allora è successo quel che succede sempre quando qualcuno, prima di noi, confessa un segreto o un comportamento imbarazzante. Capita che le altre persone comincino a dire «Lo faccio anche io. Eccomi, non sei sola». E via che cadono tutti come mosche: nessuno cucina più, ora si assembla.
Non sapete come fare? Ve lo spieghiamo noi. Aprite il frigo, tirate fuori la mozzarella e i pomodorini buoni, che tanto ora siamo in stagione. Prendete dalla dispensa qualche fetta di pane croccante, anche le friselle della vacanza in Puglia vanno bene. Aprite la scatola di ceci precotti. Tirate giù un piatto e sistemate gli ingredienti come preferite. Andate sul divano e godetevi la cena. Facile, no? Ripetete ogni qualvolta ne avrete voglia. O anche tutti i giorni, perché no? Ecco, siete entrati anche voi nel magico mondo dell’assemblaggio.
Chi sta scrivendo lo ammette senza troppe remore: dopo una vita trascorsa in lunghissime preparazioni culinarie o in ingiurie gettate in faccia alle amiche che compravano la besciamella già pronta, ora anche io sono per assemblare e non cucinare.
Che poi, se vogliamo dare a questa tendenza un non so che di sociologico-culturale, pare sia stata inserita in un contesto ben definito. Si chiama girl dinner proprio in quanto stile di vita adottato da ragazze giovani, senza partner e senza figli: insomma, da donne che non hanno obblighi morali (di nutrimento) verso altri esseri umani. Ma, nella realtà dei fatti, siamo quasi certi che possa essere pratica buona e giusta per qualsiasi tipo di persona. In fondo, quale legge impone dei limiti di età, di genere o di status coniugale per l’assemblaggio!? A noi sembra solo un modo di cavarsela, un metodo di sopravvivenza. In fondo per mangiare piatti deliziosi e gustosi esistono sempre i ristoranti e l’economia dobbiamo farla pur girare. O comunque in estate possiamo anche rinunciare ai manicaretti che ci fanno sudare quattro camicie.
Se andiamo a guardare, infatti, le cose più nel profondo, le “cene da ragazze” simboleggiano senza dubbio un nuovo modo di approcciarsi alla vita. Durante gli anni del coronavirus ci siamo abituati a essere prigionieri delle nostre case e la cucina è diventata un modo per passare il tempo. Molti non lavoravano, alcuni sì, ma si era persa la socialità. I fornelli si erano trasformati nell’unico espediente per mettere in moto corpo e cervello. Forse, a un certo punto, ci si è anche convinti fosse un ritorno ai bisogni primordiali del mangiare sano, del mangiar bene, del cucinare come atto d’amore nei confronti dell’altro. E allora ci siamo trasformati in un popolo di chef, di pizzaioli e di panificatori. Sembrava dovesse essere la nuova via per vivere la vita. La realtà però è che, in quel momento, la vita era semplicemente rimasta fuori dalla porta di casa e le scelte non erano poi molte.
È vero che ora si sono prese abitudini diverse, più concentrate sulla propria parte privata e non professionale, con il tempo dedicato a noi più che agli impegni con il resto del mondo. Forse la cucina rientra in quest’ultima categoria. Non è più un modo di coccolarsi, ma un dovere a cui si può rinunciare se ci fa perdere del tempo prezioso per noi. O forse ci si è stancati, semplicemente: le abitudini, come è facile prenderle, è molto facile anche perderle.
Sta di fatto che anche da noi in Italia spopolano consigli su cosa comprare al supermercato: porzioni già pronte e cubettate di qualsiasi ingrediente esista sulla faccia della terra. “Come mettere a tavola un pranzo senza cucinare”, “Cosa comprare per non cucinare”: sono i titoli di articoli con suggerimenti, più o meno uguali a sé stessi, che spopolano in rete. Davvero non abbiamo più voglia di trascorrere del tempo ai fornelli? Non lo sappiamo fare? Preferiamo dedicarci ad altre attività? Non abbiamo il tempo materiale per farlo? Eppure ci eravamo detti che le nostre vite avrebbero preso una piega diversa dopo il lockdown, che ci saremmo dedicati più al benessere e alla nostra salute. Anche in cucina.
Vero è che assemblare e non cucinare potrebbe anche essere una buona scusa per affrontare gli sprechi alimentari, per non buttare via ciò che abbiamo comprato, ma che magari nessuno a casa mangia, a parte noi. E nel Bel Paese abbiamo tutte le migliori possibilità per assemblare cene deliziose con ingredienti fantastici e a chilometro zero. Ma è anche vero che negli States, dove la moda del girl dinner si è trasformata in uno status sociale, il tutto viene raccontato a partire anche da una nuova forma di vivere la vita. Solitudine o indipendenza? Si assembla perché si è da soli, perché non si condivide il momento del pasto con nessuno o non lo si vuole condividere. Cosa che in Italia manca come concetto stesso del mangiare: si mangia per stare insieme e dividersi un pezzo di giornata o celebrare un qualsiasi avvenimento, non solo per nutrirsi.
Insomma, nel girl dinner ci sono risvolti diversi su cui riflettere. Quel che è probabile è che a volte le mode arrivate da lontano possono diventare ottimi stratagemmi per combattere caldo e stanchezza. Ne prendiamo i benefici e mettiamo via i risvolti negativi.
E ora, visto che siamo curiosi come i gatti, che ne dite di condividere con noi le vostre girl dinner sui social? Taggateci e facciamo vedere agli americani che anche noi, cittadini della patria del buon cibo, siamo bravi ad assemblare e non solo a cucinare! Anche se fosse solo in estate.