Sua Eredità La schwa di Berlusconi, la cancellazione di Luigi e altri appunti del giallo finanziario dell’estate

Perché, nell’intestazione dell’ultima nota che emenda i testamenti precedenti, il Cavaliere cita tutti i figli tranne l’ultimo? Cosa farà Marta Fascina con 100 milioni? Per saperlo ci vorrebbe un altro Succession o almeno capire se nel testamento di Logan Roy il nome di Kendall era sottolineato o sbarrato

Unsplash

È molto scortese da parte dei giornali pubblicare il testamento autografo di Silvio Berlusconi quando mancano due settimane al giorno in cui noialtri fanatici avremmo potuto fare ciò che bramiamo: un paragone preciso con gli appunti che vengono ritrovati dopo la morte di Logan Roy.

Come sanno coloro che hanno visto Succession – o anche solo coloro che hanno letto noialtri ossessionati che abbiamo citato Succession negli ultimi mesi con una frequenza che in confronto la settimana di Sanremo non era monotematica – gli appunti ritrovati nella cassaforte di Logan Roy non erano chiari.

Silvio Berlusconi lascia una nota, a gennaio 2022, in cui emenda i precedenti testamenti, e la nota comincia con «Cara Marina, Piersilvio, Barbara, e Eleonora». Sembra proprio un «cara», ma magari era una schwa. Ma soprattutto: dov’è Luigi? Ha tentato invano di ricordarsi il nome del quinto ma niente? Non si può non tornare alla settimana che passammo a chiederci: il nome di Kendall come erede era sottolineato o cancellato? Perché compariva Greg? (Io sono della scuola interpretativa: il vecchio Roy se l’era appuntato per ricordarsi come si chiamasse).

La verità sulla schwa di casa Berlusconi forse non la sapremo mai, ma quella sul tratto di penna sul nome di Kendall noialtri fissati speriamo di scoprirla il 18 luglio, quando finalmente uscirà il volume delle sceneggiature della quarta stagione. L’avessimo avuto adesso, avremmo potuto scrivere più compiuti parallelismi.

Comunque, abbiamo così tanta fede da spingerci a credere che in sceneggiatura tutto sarà descritto con maggior chiarezza, e sapremo ciò che gli attori ci hanno taciuto. Non fate quelle facce: alcuni di voi credono addirittura nella vita eterna.

L’altra sera stavo venendo via dalla proiezione, in piazza Maggiore a Bologna, d’un film degli anni Quaranta, e c’era la platea che ci può essere per un film d’ottant’anni fa nel secolo del presentismo: ceto medio riflessivo, professoresse di storia e filosofia, nessuna apparente plutocrazia.

Ero con una mia amica, una persona sobria e misurata, quindi quando ella si è inchiodata in mezzo alla strada ho capito che era successo qualcosa di rilevante. Il qualcosa di rilevante era che le due signore che ci stavano passando a fianco, con le loro tranquille espadrillas e i loro tagli di capelli che non sapevano di soldi, stavano avendo una conversazione della quale la mia amica aveva percepito la frase essenziale: «Devo sabbiare la barca».

Mi sono fermata anch’io, e in mezzo alla strada abbiamo discusso delle cose davvero importanti: perché noialtre non abbiamo una carena di cui occuparci? Perché non ereditiamo degli appartamenti e viviamo di rendita affittandoli come alcune sceme ma nate dai genitori giusti che conosciamo? (Tutti i proprietari delle case in cui ho abitato avevano figli scemi, il che mi ha convinta che nascere con la contezza che erediterai immobili e potrai sempre vivere di rendita ti renda imbecille: teoria che i figli di Logan Roy hanno confermato).

La tizia che doveva sabbiare la barca (tizia: se ti riconosci nella descrizione, sèntiti libera d’invitarmi, sono un’ottima polena) mi è tornata in mente, scorrendo gli articoli sotto alle foto del testamento autografo di Berlusconi. Articoli che contenevano frasi del genere: «Da notare che non viene fatto nessun riferimento alla villa di Arcore, cioè al fatto che debba diventare la residenza della Fascina. Saranno a questo punto i figli a decidere».

Ma a Marta Fascina, che a trentatré anni incassa cento milioni di euro (per noi del Novecento: duecento miliardi), cosa può fregargliene di vivere in una villa in Brianza? Vorrà comprarsi un fighissimo appartamento in Brera, e gliene avanzeranno abbastanza per non lavorare mai più e mettersi in casa un professionista stipendiato per, ogni tre mesi, farle lo stiraggio chimico ai ricci (almeno io farei così: Marta, se vuoi consigli su come spenderli sèntiti libera di chiamarmi, persino più libera della tizia della sabbiatura alla carena).

Ci potrebbe essere un’interessante trattativa-Succession, come quella (rapidissima) con cui Connor compra la casa di Logan da Marcia, e Marta potrebbe forse rinunciare a dieci (venti? Cinquanta? Non sono ferrata in prezzi di immobili di prestigio, essendo una pezzente) milioni dell’eredità per farsi cedere da Luigi la villa di via Rovani che sta ristrutturando da cent’anni. Già vedo un gran film yasminareziano sull’erede che non vuole cedere un pezzo di memoria famigliare (via Rovani fu il primo, si direbbe sui rotocalchi, nido d’amore di Veronica e Silvio), e la bionda disposta a tutto per entrarne in possesso.

Poiché non possiamo più fantasticare su come finirà con la famiglia Roy, butterò giù uno spunto di trama – certamente irrealistico – sul finale dell’eredità Berlusconi. I cento milioni per Marta Fascina e i trenta per Dell’Utri, «per il bene che gli ho voluto e per quello che loro hanno voluto a me», compaiono nella nota autografa del gennaio 2022 (i cento milioni per Paolo Berlusconi erano già stati scritti nel 2020).

Quella del 2022 è la nota indirizzata a quattro figli su cinque, e quei duecentotrenta milioni da dare ad altri sono segnati così: «Dalle vostre eredità di tutti i miei beni dovreste riservare queste donazioni». Se la logica non è una scienza inesatta, i soldi per Marta e per Marcello e per lo zio Paolo vanno quindi sottratti dalle eredità di Piersilvio, di Barbara, di Marina, di Eleonora – ma non di Luigi. Fossi Luigi, pretenderei fosse così. Fossi Luigi, donerei agli italiani, per il bene che abbiamo voluto a suo padre, il giallo finanziario dell’estate.