Kyjiv è EuropaAbbracciamo l’Ucraina, finiranno le sue notti insonni

La Nato ha promesso di far entrare il paese aggredito dai russi nell’Alleanza atlantica, ma senza stabilire una data precisa. Non è sufficiente, ma oggi è ancora più importante aiutare gli ucraini a cacciare l’invasore e ad aderire subito all’Unione europea

LaPresse

L’ingresso nella Nato dell’Ucraina, della splendida e coraggiosa Ucraina che combatte per la sua sopravvivenza e anche per la nostra libertà, è un obiettivo giusto, necessario e urgente, oltre che in linea con l’originaria missione statutaria di un’alleanza militare difensiva e collettiva nata nel 1949, dopo la seconda guerra mondiale, come deterrente occidentale rispetto alle minacce imperialiste di Mosca.

Ieri la Nato ha messo la marcia in avanti per l’adesione intanto della Svezia, superando il veto della Turchia, e ha promesso di far entrare l’Ucraina quando saranno rispettate alcune condizioni, la principale delle quali è la fine della guerra.

La cautela della Nato è comprensibile, perché far entrare un paese sotto attacco dentro un’alleanza militare collettiva equivale a impegnarsi a entrare direttamente in una guerra, sia pure difensiva.

Altrettanto comprensibile è l’insoddisfazione degli ucraini, nonostante il formale passo in avanti ottenuto, perché lo scudo Nato da subito garantirebbe a Kyjiv una maggiore sicurezza, una riduzione delle vittime civili e l’inesorabile avvicinarsi della vittoria finale.

Finché i paesi Nato garantiranno all’Ucraina i sistemi missilistici per difendere il territorio sotto attacco russo, ma anche gli aerei e la dotazione militare necessaria a riconquistare i territori del Donbas e della Crimea occupati militarmente dai russi nel 2014, il compromesso uscito dal vertice di Vilnius potrà anche essere accettabile, ma solo a patto che si metterà Kyjiv nella condizione di ottenere il prima possibile il «ritiro dei russi dall’Ucraina», un’espressione che vale anche come unica definizione esatta di «pace».

Se possibile, ancora più urgente dell’ingresso dell’Ucraina nella Nato, e pari soltanto a una repentina fornitura di adeguati strumenti di difesa della popolazione e di riconquista dei territori occupati, è l’adesione immediata dell’Ucraina nell’Unione europea.

Anche in questo caso ci sono procedure, regole e tempistiche da rispettare, peraltro già in corso d’opera, ma bisogna comunque trovare una soluzione creativa, non importa quanto acrobatica, per realizzarla immediatamente. Non c’è bisogno di spiegare la formidabile portata politica di un ingresso formale dell’Ucraina in Europa, peraltro senza che si corra il rischio di alimentare le reazioni complottistiche dei bulli del Cremlino e dei loro utili idioti occidentali.

Su Linkiesta lo abbiamo scritto centinaia di volte, e per renderlo ancora più palese abbiamo anche lanciato un quotidiano in lingua ucraina sull’Europa per mostrare anche in cirillico ai fratelli ucraini la più totale solidarietà per quello che stanno vivendo, ma davvero oggi nessuno in Europa può dirsi più europeo degli ucraini, nessuno in Europa può dirsi più militante della libertà degli ucraini, nessuno in Europa può dirsi più antimperialista degli ucraini.

Non ce ne siamo accorti nel 2013 ai tempi di Euromaidan, quando gli ucraini scesero in piazza, e per questo furono uccisi, perché gli sgherri di Putin avevano deciso di stracciare l’accordo di avvicinamento all’Europa di Kyjiv; ci siamo girati dall’altra parte quando l’imperialismo russo nel 2014 ha invaso il Donbas e la Crimea; ci siamo resi conto di che cosa stava succedendo a un passo dai nostri confini soltanto quando i criminali russi hanno invaso e devastato l’Ucraina, uccidendo, stuprando e cercando di cancellare gli uomini, le donne, i bambini e la cultura ucraina.

Quei criminali non ci sono riusciti perché con grande sacrificio e ammirevole coraggio gli ucraini si sono difesi e ogni santo giorno continuano a dare corpo e anima e vita alle parole «libertà» e «democrazia». E anche alla parola «Europa».

Gli ucraini danno corpo e anima e vita alle parole in generale, come ha dimostrato la scrittrice e poetessa Viktoria Amelina, uccisa da uno dei tanti crimini di guerra russi che aveva cominciato a catalogare e a raccontare al mondo, tra miracoli e cose normali.

L’Ucraina è Viktoria Amelina. L’Ucraina è Europa. Ma, soprattutto, l’Ucraina siamo noi. Abbracciamola, abbracciamola noi europei, finiranno le sue notte insonni.

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