Il passato di HunterIl figlio del presidente americano Biden è stato incriminato

È accusato di aver mentito per l’acquisto di un’arma. I Repubblicani lo ritengono il punto debole del padre (verte sui suoi affari il tentativo di imbastire un impeachment) ma i capi d’imputazione non sono nemmeno comparabili a quelli, gravissimi, di Trump

Hunter Biden
Hunter Biden (AP Photo/Julio Cortez, File)

Nel giro di due giorni, questa settimana, il presidente americano Joe Biden ha dovuto incassare due colpi che potrebbero avere uno strascico politico. Entrambi hanno a che fare con suo figlio Hunter. Il primo è l’indagine avviata dai Repubblicani, alla Camera, in vista di un impeachment al momento tutto virtuale. Il secondo, ieri, l’incriminazione di Hunter: tre accuse riassumibili nel fatto che nel 2018 avrebbe mentito per acquistare un’arma da fuoco. Quest’estate il suo tentativo di patteggiare era naufragato.

In particolare, compilando i moduli in un negozio del Delaware, Biden Jr avrebbe dichiarato di non assumere droghe o farmaci stimolanti, ma all’epoca faceva ancora uso di crack. Se venisse condannato, rischierebbe una pena fino a venticinque anni di carcere. Secondo il suo avvocato, Abbe Lowell, le accuse sarebbero viziate dalle «improvvide e faziose interferenze dei Repubblicani nel processo».

«Né l’inchiesta né l’incriminazione erano inaspettate, ma gli sviluppi, uno dopo l’altro, sottolineano gli ostacoli che Biden incontrerà nella corsa per un secondo mandato», ha scritto il Washington Post. Con i sondaggi che prospettano un possibile testa a testa con Donald Trump, alla guida di un GoP in cui i moderati come Mitt Romney non hanno più posto, gli avversari dei Democratici hanno individuato nella famiglia il principale punto debole del presidente.

E lì affondano. Anche l’impeachment a cui lavorano vertono sugli affari di Hunter e se Joe li abbia in qualche modo agevolati, quand’era presidente, o ne abbia tratto beneficio. Al momento i Repubblicani non hanno esibito prove.

Ma, come evidenzia la Bbc, l’offensiva mette in luce due Paesi l’un contro l’altro armati: da una parte il movimento Maga trumpiano che ritiene il suo paladino una vittima del deep State; dall’altra chi ritiene la vera persecuzione sia quella ai danni del figlio del presidente, sotto indagine per un lustro da parte del dipartimento di Giustizia.

Il punto è che nessuno dei reati contestati a Hunter, e di riflesso al padre, ha la stessa gravità dei novantuno e più di cui è accusato Trump, tra i quali il tentativo di sovvertire l’esito democratico delle urne, per citarne uno a caso.