Cosa crea ed elabora la nostra mente durante il sonno? Una domanda tanto complessa quanto intrigante, a cui si può rispondere puntando su un’alleanza inaspettata ma necessaria: quella tra artista umano e Intelligenza Artificiale generativa. A provarci, anche nella speranza di avvicinare i giovani universitari di Padova al mondo dell’arte, è stata la Fondazione Alberto Peruzzo con l’installazione audiovisiva Onirica.
L’opera verrà proiettata dal 16 settembre al 15 ottobre dentro la navata di una chiesa sconsacrata del XII secolo (la Chiesa di Sant’Agnese, in via Dante Alighieri 61), diventata la nuova sede espositiva della fondazione nata nel 2015. Il progetto è sorto grazie a una partnership con due dream bank – la prima dell’università di Bologna e la seconda dell’università della California Santa Cruz – che hanno messo a disposizione 28.748 sogni. Queste “banche” sono vere e proprie strutture fisiche, con letti per dormire, elettroencefalogrammi e ricercatori pronti a raccogliere le esperienze oniriche dei volontari.
Tutti questi racconti vengono poi trascritti e inseriti in un database di sogni (con le relative attività cerebrali dei partecipanti durante il sonno) che in parte è stato condiviso con la Fondazione Alberto Peruzzo. A loro e allo studio fuse* è stato affidato il compito di trasformare – grazie ad algoritmi di apprendimento automatico capaci di tradurre in immagini i contenuti testuali – questi sogni in un film di un paio d’ore, caratterizzato da un unico flusso narrativo.
«Abbiamo raccolto più di ventottomila sogni e i relativi studi. A quel punto, l’Intelligenza Artificiale ha elaborato delle immagini e delle proposte audio in base a questi input. Il risultato è stato un lungo film, una successione di immagini che si alternano da sogno a sogno. La cosa interessante è che tutto ciò è stato supervisionato e curato da artisti umani. L’IA, quindi, diventa quasi il membro di una troupe cinematografica che propone cose, poi il regista-artista fa una selezione per dare un senso all’opera», racconta a Linkiesta Etc Marco Trevisan, direttore della Fondazione Alberto Peruzzo ed esperto d’arte e collezionismo.
L’opera audiovisiva verrà presentata all’interno della chiesa in orario serale – dalle 17 alle 23, con ultimo ingresso alle 22:30 – per «creare un legame col buio dal punto di vista narrativo e dialogare con il target dei giovani universitari», sottolinea Trevisan. «Noi operiamo nella città di Padova, che ha una lunga tradizione del rapporto tra scienza e arte. La tradizione è molto forte ma volevamo rinnovarla, e il tema del sogno ci piaceva molto da questo punto di vista. Padova ha settantamila studenti universitari su duecentomila abitanti, e secondo noi la proposta culturale e artistica della città non raggiunge quel target. Volevamo quindi fare qualcosa di sperimentale».
Il film, in bianco e nero, è composto da una serie di cortometraggi che seguono la struttura caotica e sfumata dei sogni, contraddistinti da uno sviluppo onirico a volte vivido e altre difficile da decifrare. Non c’è un inizio e una fine. «Questo sviluppo narrativo è stato creato prendendo come spunto alcuni sogni emblematici da quelle banche dei sogni, con cui gli artisti hanno collaborato direttamente. Il sogno mantiene una forma di aleatorietà, è ancora indecifrabile e fa un po’ paura, ma sdogana il timore di raggiungere la perfezione», racconta il direttore della fondazione.
I visitatori, gratuitamente ma su prenotazione, avranno a disposizione slot da venti minuti per godersi dei frammenti dell’opera: «Ma se qualcuno vuole restare di più, non c’è problema», assicura Trevisan. Dopo la visione di Onirica ci si sposterà nella sacrestia della chiesa, che già ora ospita una selezione della collezione permanente della Fondazione. Qui sarà disponibile una sorta di dietro le quinte del progetto: «Ci saranno alcuni elettroencefalogrammi e spiegheremo, attenendoci a qualche sogno, come è avvenuto tutto il processo artistico».
Da una parte del ring, la macchina. Dall’altro lato, l’uomo. La prima avanza delle proposte per tradurre in voci e immagini i sogni provenienti dalle dream bank. Ma le scelte estetiche, culturali e di significato rimangono in capo all’artista, che ha l’ultima parola. È forse questo l’equilibrio ideale nel rapporto tra IA ed essere umano?