Memoria persaPer respingere i migranti l’Ue usa i fondi stanziati per lo sviluppo dei Paesi africani

Un recente rapporto di Oxfam denuncia che una fetta consistente dei finanziamenti deliberati dalla Commissione europea per la lotta alla povertà in Africa finiscono per sostenere chi perpetra abusi sui migranti e traffici criminali

A Milano un'installazione dedicata alla strage di Lampedusa del 2013. LaPresse

È stato il Parlamento italiano a istituire per il 3 ottobre la “Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione”. La ricorrenza venne stabilita per legge nel 2016 al fine di ricordare la prima grande strage di migranti avvenuta il 3 ottobre del 2013, quando un peschereccio stracarico di profughi in gran parte eritrei, partito dal porto libico di Misurata, si capovolse a largo di Lampedusa: persero la vita trecentosessantotto persone, moltissimi bambini, tante donne. L’Italia fu scossa dalla notizia e dalle immagini dei corpi senza vita e reagì politicamente oltre che emotivamente. Quindici giorni dopo venne inaugurata l’operazione Mare Nostrum, la missione di salvataggio in mare dei migranti, attuata dal 18 ottobre 2013 al 31 ottobre 2014 dalle forze della Marina Militare e dell’Aeronautica Militare italiane.

La sensibilizzazione sul tema, la Giornata della memoria, le iniziative politiche a livello europeo a seguito di quella prima, immensa strage, la stessa operazione Mare Nostrum, fecero pensare a un cambio di rotta nelle strategie di gestione delle migrazioni in Italia e in Europa. Dieci anni dopo quel drammatico episodio, la situazione è peggiorata sotto tutti i punti di vista, umanitario, umano, politico, socio-economico, geo-politico.

Le stragi in mare sono aumentate in frequenza e in numero di persone coinvolte: nell’aprile 2015, ad esempio, in un naufragio nel Canale di Sicilia, persero la vita fra i settecento e gli ottocento individui. Poi le ecatombi nel Mare Egeo, Cutro e quelle senza fine e incalcolabili che avvengono nei deserti o nei lager libici, nei passaggi in Turchia, Grecia, ai confini Ue. Si sono moltiplicati muri, recinzioni, fili spinati per tutta l’Europa, anche in area Schengen (mille chilometri sparsi nell’Unione europea, tutti in funzione anti-migranti). Si stringono accordi con la Turchia di Erdogan, con la Libia e ora con la Tunisia dell’autocrate marcatamente xenofobo Saied.

Pur di non ragionare pacatamente sul tema, considerarlo una possibile risorsa (le migrazioni, lo dimostrano volumi storici e statistiche di ogni foggia, sono fattori di avanzamento per le società autoctone), pur di non venire a contatto con i migranti, l’Europa fa patti col diavolo. Si agitano invasioni che ogni statistico al primo anno di corso giudicherebbe inesistenti (trecentomila ingressi irregolari in tutta l’Ue nel 2022, su una popolazione di poco meno di quattrocentocinquanta milioni) e ci si chiude a riccio, elevando una vera e propria fortezza Europa.

L’ossessione verso le migrazioni, ben nascosta dietro la ricerca di facilissimi consensi raccattati da partiti in campagne elettorali o da governi in grosse difficoltà politiche, così come celata dietro a loschissimi interessi, è perfettamente esemplificata dal recente rapporto Oxfam From Development to Deterrence?. Secondo il puntuale documento della nota Ong, circa seicentosessantasette milioni del budget di 79,5 miliardi di euro dello Strumento di vicinato, sviluppo e cooperazione internazionale (Ndici) dell’Ue, per il periodo 2021 -2027, adottato il 14 giugno 2021, allocati per aiuti allo sviluppo di Paesi africani, vengono spesi per attuare respingimenti, addestrare guardie costiere che intercettano e riportano indietro chi tenta di partire, per acquistare motovedette anti-migranti e costruire muri.

I soldi che tutti noi contribuenti paghiamo e che pensiamo quindi siano utilizzati per progetti di sviluppo e sostenibilità, finiscono nelle spese per il controllo dei flussi di migranti, assieme a quelli per bloccarli versati nelle casse di Erdogan (sei miliardi), della Libia (svariati milioni rinnovati ogni anno dal 2017) e promessi da Giorgia Meloni eIUrsula von der Leyen alla Tunisia. Tale controllo, emerge chiaramente grazie al rapporto e a un numero enorme di articoli, reportage e documenti, è spesso violento o fuorilegge.

Oxfam denuncia quindi che una fetta consistente dei fondi stabiliti per la lotta alla povertà in Africa e per contenere i problemi che spingono decine di migliaia di persone a lasciare i propri Paesi vanno in tutt’alta direzione. E che, cosa ancora più grave, quei circa seicentosettanta milioni sono in gran parte utilizzati per commettere abusi e crimini. In altre parole il report dimostra chiaro e tondo che i finanziamenti deliberati dalla Commissione europea non solo non assolvono agli scopi per cui vengono erogati, ma finiscono per sostenere chi perpetra abusi sui migranti e li utilizza per traffici criminali.  «Alla frontiera tra Niger e Libia – recita il rapporto – le autorità locali sono responsabili del sessanta per cento degli abusi subiti dalle donne migranti». «Oltre novantatré milioni di fondi europei – si legge in un altro passaggio – sono stati destinati alla Tunisia per il blocco dei flussi migratori mentre la povertà dilaga nel paese. Dall’inizio dell’anno sono stati riportati verso i lager libici oltre novemila ottocento migranti dalla guardia costiera, sostenuta per l’addestramento e l’acquisto di navi».

Grazie ad Oxfam, emerge un caso di eclatante mancanza di trasparenza e malversazione riguardo l’ amministrazione di fondi europei. E ancora una volta al centro dello scandalo c’è la gestione dei flussi migratori. Nessuno si prende la briga di riflettere sulla predisposizione di ingressi legali e regolarizzati di cittadini extra europei, piuttosto si preferisce elargire fondi ad autocrati o Stati-non-Stati o estrapolare dai finanziamenti allocati allo sviluppo, somme che aumenteranno il livello di abusi senza, ovviamente, risolvere il problema dei flussi, anzi peggiorandolo. È il fallimento totale di un continente che si erge a paladino dei diritti e culla della democrazia, ma tollera abusi e addirittura li finanzia.

«Questa distorsione – denuncia Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia – è dovuta certamente all’assoluta incapacità dell’Unione europea di trovare un accordo tra gli Stati membri sulla gestione dei flussi migratori dentro l’Europa. Un fallimento delle politiche europee, così come di quelle nazionali, che è sotto gli occhi di tutti e rappresenta una pagina vergognosa del nostro presente»

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