Matteo Salvini ha fatto il ministro dell’Interno e conosce molto bene i momenti in cui bisogna evitare come la peste di creare occasioni e fare dichiarazioni che possano svegliare pazzi dormienti. O provocare di accendere gli animi nelle piazze. Già si è visto che alcuni lupi solitari si sono svegliati e al grido di «Allah Akbar» hanno ucciso in Francia e in Belgio. Speriamo che non ce ne siano altri in giro, tra l’altro sono transitati dall’Italia quasi tutti i macellai fanatici che, inneggiando alla jihad islamica, sono andati a uccidere in varie città europee.
Stiamo vivendo una situazione delicata, pericolosa. Non è tempo di campagne elettorali. Il Governo ha chiuso la frontiera con la Slovenia: l’allarme terrorismo è concreto. Le infiltrazioni sulla rotta balcanica hanno messo in allarme tutta l’Europa. Le fiamme della guerra in Israele e a Gaza sono alte. Nelle città europee le manifestazioni pubbliche sono state annullate. Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha ridimensionato al minimo la festa del 4 novembre per motivi di sicurezza, e che fa il leader della Lega? Scatena sui social e in tv la Bestia della propaganda, indicendo una manifestazione «a difesa dell’Occidente nel nome di Oriana Fallaci».
Salvini può pensare che Fallaci abbia visto lungo, che non bisogna avere paura dei fanatici e che bisogna sostenere Israele con coraggio in piazza (il 4 novembre in Largo Cairoli a Milano). Radicalizzato e in campagna elettorale permanente, Salvini deve superare la soglia del dieci per cento alle europee, per questo gli servono la rabbia e l’orgoglio, non solo contro Hamas. Sprezzante dei timori di Giorgia Meloni, che sta facendo di tutto per fargli annullare la manifestazione e magari riparare in un cinema, in un teatro, insomma in un luogo che possa essere maggiormente controllabile.
C’è sempre la speranza che alla fine rinunci all’adunata di Cairoli e faccia qualcosa di più tranquillo, ma Salvini se ne infischia dei rischi e della crisi internazionale, e anche delle parole di Crosetto, per il quale «ci sono alcuni paesi che vorrebbero lo scontro ideologico tra occidente e islam, ma noi dobbiamo fermare questa cosa, e ci sono molti paesi invece che rappresentano l’Islam moderato con cui dobbiamo allearci perché questa cosa non degeneri e non ci porti ad avere nei prossimi anni problemi incontenibili».
Così parla chiunque abbia un po’ di sale istituzionale in zucca e non voglia alimentare la tensione. Ma quando prevale la competizione elettorale e si ricorda con disperazione quel meraviglioso trentaquattro per cento della Lega alle europee del 2019, ogni consiglio di ragionamento e di prudenza non serve.
Non solo Meloni, ma anche il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che una volta era molto vicino al leader leghista, tanto da esserne il capo di gabinetto, ci sta lavorando e potrebbe convincerlo che per motivi di sicurezza sarebbe meglio evitare che in quella piazza si presentino gli estremisti che inneggiano ai deltaplani dei terroristi di Hamas. È proprio il caso che il vicepresidente del Consiglio si presti a un pericolo del genere? Se il confronto diventa ideologico, gli è stato fatto notare, può accadere che uno squilibrato vada per strada con un coltello, un’arma o decida di farsi esplodere.
Salvini però dice che vuole manifestare per la pace, la libertà, i diritti delle donne, non contro qualcuno. «Quando vediamo in Italia e in Europa manifestazioni islamiche, inneggianti ad Hamas, scontri con la polizia e musei chiusi, sinagoghe oggetto di attacchi, non possiamo stare fermi».
Giorgia Meloni, che domani forse andrà al Cairo per partecipare al summit sul Medio Oriente, spera che al suo ritorno Salvini rinsavisca e decida di ricordare Fallaci e i valori occidentali in maniera consona al suo ruolo di governo.