La mancata vittoria alle elezioni polacche di Diritto e Giustizia, partito di governo, rischia di rappresentare un problema anche a Bruxelles in ottica di alleanze. Da tempo, infatti, Manfred Weber, presidente del Ppe, il partito dei Popolari europei e principale realtà di centro-destra al Parlamento europeo, guarda al gruppo di estrema destra dei Conservatori e riformisti europei (Ecr) per una possibile alleanza dopo le elezioni europee di giugno 2024. Un tema che aveva già causato qualche mal di pancia interno.
L’operazione di Weber si basa sul presupposto di un boom elettorale dei partiti nazionali che aderiscono a Ecr, soprattutto di Fratelli d’Italia e, in Polonia, appunto, di PiS (Diritto e Giustizia). Le notizie che arrivano da Varsavia, quindi, mostrano che la riuscita del progetto non è così certa. Non solo, infatti, il PiS cala di quasi dieci punti percentuali, ma se le opposizioni riusciranno a formare un governo, questo potrebbe innescare un cambio di rotta in Polonia.
I risultati polacchi alle europee 2024 potrebbero quindi non essere quelli pronosticati da Weber. In Italia, può stare più sicuro: i sondaggi mostrano Fratelli d’Italia in testa, ma anche qui bisogna considerare le prove che attendono il governo Meloni nei prossimi mesi e l’impatto che potrebbero avere in termini di consenso.
Un tweet pubblicato lunedì mattina, mentre si consolidavano i risultati, ha rivelato quanto Weber stesso sia consapevole del rischio di un fallimento: «grandi notizie dalla Polonia», ha scritto il leader dei Popolari affermando come il voto apra a «una nuova era per la Polonia» e congratulandosi con l’«amico» Donald Tusk, leader dell’opposizione, aggiungendo che nessuno deve frapporsi «tra la Polonia e il suo futuro europeo».
Very good news from Poland🇵🇱. The Polish people came out massively to open a new era for the country. Big congratulations to our friend @donaldtusk @Platforma_org & opposition partners who sent a message of hope. Nobody gets in the way of Poland & its European future! #Wybory2023
— Manfred Weber (@ManfredWeber) October 16, 2023
Non servono né particolare perspicacia né particolare malafede per notare che i primi ad avversare un’Europa più unita sono proprio il PiS ed Ecr, cioè proprio coloro che Weber voleva come alleati, e che Donald Tusk, salutato come grande amico, è su tutt’altre posizioni, e i suoi possibili partner di coalizione appartenengono a Renew, il gruppo europeo liberale ed europeista molto distante da Ecr.
Le dichiarazioni di Weber, dunque, appaiono poco sincere, a voler usare un eufemismo, e motivate dalla necessità di prendere atto dello stato di cose e prepararsi una via di fuga per un riposizionamento, ora che l’idea di un’alleanza con Ecr sembra meno solida.
A ben vedere, però, l’idea, solidissima non lo è mai stata: se da tempo si prevede un forte aumento dei seggi di Ecr nel prossimo Parlamento Europeo, nessun sondaggio ha mai mostrato l’alleanza tra Ppe ed Ecr come in grado di ottenere la maggioranza assoluta dei seggi a Bruxelles. Tradotto: l’operazione di Weber è un azzardo, e senza un terzo gruppo non si va da nessuna parte.
Ma trovare il terzo gruppo è problematico: l’altro soggetto europeo di estrema destra, Identità e Democrazia, è a guida Lega, quindi non interessato a subordinarsi ai popolari e – soprattutto – a Fratelli d’Italia, mentre Renew non sembra propenso ad allearsi con un gruppo non europeista.
Per di più, non è garantito nemmeno che tutti i Popolari seguano Weber, come si è visto nel voto sul regolamento per il Ripristino della natura, in cui la linea del presidente Ppe, di forte accoglienza delle posizioni Ecr, ha poi portato parte dei popolari a votare con Socialisti, Verdi e liberali sul testo finale.
Il voto di Varsavia, dunque, consegna al Ppe un dato da elaborare e una scelta politica da compiere. Se la domanda su quanto sia opportuno coccolare l’estrema destra era lecita prima, lo è tanto più ora, visto che anche il guadagno elettorale inizia a sembrare meno certo.
Una domanda ricorrente negli ultimi anni a quelle latitudini, e che torna più forte dopo gli ultimi mesi, in cui sia Weber che la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen hanno accentuato alcuni toni e temi per piacere di più a destra in vista del voto di giugno.
Alcuni riposizionamenti, ora, diventano più probabili, ma per i Popolari si pone anche un tema di leadership: se la linea di Weber, già non condivisa da alcuni settori del partito, fosse sconfessata e addirittura invertita, basterà, per salvarlo, il peso dei voti tedeschi nel gruppo Ppe, garantendogli una nuova stagione?