Anti tuttoIl demone dell’estremismo si è mangiato la sinistra, e anche il femminismo

Per la Giornata mondiale sulla violenza contro le donne il Partito democratico va in piazza al fianco di “Non una di meno”, associazione che ha diramato frasi obsolete e dichiarazioni d’odio verso Israele. Elly Schlein non può far finta di niente

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Ci deve essere un demone a sinistra che incendia gli animi, fa guizzare le fiammelle dell’ideologia bruciando la possibilità di costruire qualcosa su un terreno comune, e questo demone è segnato dal vecchio marchio di fabbrica estremista degli organizzatori/organizzatrici di tutte le manifestazioni su qualunque argomento.

Accade in Italia anche in occasione della Giornata mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne: ed è singolare – eufemismo – che il Partito democratico oggi vada in piazza fischiettando, senza chiedere qualche chiarimento su una manifestazione connotata nei suoi documenti da violenti accenti filo-Hamas, che è la ragione per cui Italia Viva e Azione non ci saranno.

Sì, ci deve essere come una “centrale” di sessantenni o più che da sempre gode a scrivere piattaforme e documenti, mettere il cappello sulle iniziative più lodevoli, una “centrale” di personaggi che si conoscono tutti tra di loro da sempre, professionisti degli slogan, arruffapopolo anti-tutto, alcuni sbarcano il lunario altri stanno comodi magari pagati da quello Stato che detestano, sono loro da sempre a riapparire all’improvviso per appestare l’aria.

Il demone si è puntualmente risvegliato in vista delle manifestazioni di oggi a Roma e Messina in occasione della Giornata mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne , occasione perfetta specie mentre ancora si piange per Giulia Cecchettin per cercare di unire, di allargare gli orizzonti del femminismo, di parlare un linguaggio non settario, senza peraltro ledere l’autonoma identità del movimento delle donne.

E invece ecco che “Non una di meno”, l’associazione che promuove le manifestazioni di oggi, tira fuori un documento che pare scritto trent’anni fa e che soprattutto, del tutto incongruamente, se ne esce con un attacco a Israele. Che poi se un nesso si può stabilire tra la violenza alle donne e la guerra caso mai sta esattamente nella ripulsa per gli stupri commessi da Hamas il 7 ottobre, per qui corpi di donne devastati e offerti al ludibrio, come hanno rilevato in Francia alcuni artisti e intellettuali francesi come gli scrittori Marc Levy e Marek Halter, l’attrice Charlotte Gainsbourg, la sindaca di Parigi Anne Hidalgo: «I loro nomi erano Sarah, Karine, Céline… Su iniziativa dell’associazione Paroles de femmes, lanciamo un appello alle femministe e ai sostenitori della nostra causa affinché il massacro delle donne in Israele del 7 ottobre sia riconosciuto come femminicidio».

E invece le femministe di “Non una di meno” in un documento del 7 novembre preparato per la manifestazione di oggi hanno pensato bene di scrivere tutt’altra cosa. Sembra un volantino di Autonomia operaia: «Il governo partecipa e finanzia in prima fila all’escalation bellica, con la produzione e invio massiccio di armi, tentativi di moltiplicare le basi militari, oltre quelle già esistenti (non ultimo sul territorio di Pisa, a Capo Frasca, Sigonella e Niscemi), nonché in pratiche di controllo varie; quali ricoprire le Città di Venezia e Messina di telecamere a riconoscimento facciale (prodotte in Israele) già in sperimentazione nel trasporto pubblico di Padova. Uno strumento spacciato come prevenzione di una violenza sistemica che lo Stato risolve in un solo modo: repressione. Le stesse utilizzate per la repressione e genocidio delle nostre sorelle Palestinesi». Toni Negri non avrebbe saputo fare meglio. Lui era un cattivo maestro, ma queste sono alunne penose.

E già che ci siamo ecco l’attacco diretto a Israele: «Lo stato Italiano deve smetterla di essere complice di genocidi in tutto il mondo e schierandosi in aperto supporto dello stato coloniale di Israele, appoggia di fatto il genocidio in corso del popolo Palestinese».

All’Ansa qualcuna di “Non una di meno“ ha detto testualmente: «Porte aperte alle donne israeliane». Grazie tante. E poi: «Noi siamo contro il genocidio di uno stato colonialista nei confronti dei palestinesi, non contro le donne israeliane». Ma questo è diventato il femminismo? Possibile che le femministe vere, le donne di sinistra, le famose intellettuali scrittrici giornaliste registe attrici, non abbiano nulla da dire? Elly Schlein può far finta di niente su questa deriva estremista cui bellamente resta il fianco? Ascolti quello che dice la dem Pina Picierno: «Il 7 ottobre Hamas durante le azioni nei kibbutz ha ucciso e stuprato. Gli esiti delle autopsie e delle refertazioni mediche che ho letto in queste settimane sono terribili, i racconti dei terroristi arrestati fanno rabbrividire e i video che ho visionato dalle bodycam dei terroristi sono la rappresentazione dell’orrore. Queste donne israeliane, le loro storie, le violenze subite sono state escluse dal dibattito femminista così come accadde per gli stupri di guerra avvenuti in Ucraina. In questa giornata che precede il 25 novembre abbiamo il dovere di raccontare quello che avvenne il 7 ottobre, abbiamo il dovere di alzare la voce perché se toccano una toccano tutte, indipendentemente dalla nazionalità, dalla religione e dai conflitti».

La “centrale”, quella del pacifismo imbelle e senso unico che ha condizionato tante manifestazioni sull’Ucraina finendo per dar fiato alle trombe di Vladimir Putin, si è rimessa in moto e il demone rianima le sue lingue di fuoco contro l’Occidente, non contro il califfato, contro “la politica”, non contro i tagliagole di Hamas. E tutto fa brodo, per questa propaganda avvelenata, anche stendere un mantello di odio contro i “nemici”, anzi, le “nemiche” stuprate il Sabato nero. Per loro non c’è pietà, ha sentenziato il demone. Rovinando una giornata importante.

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