La prima cosa che colpisce è lo sguardo vibrante incorniciato dai riccioli, e quell’accento francese che ormai ha preso il sopravvento sull’italiano: dopo due anni alla corte di Cedric Grolet, a Parigi, e l’incontro con colpo di fulmine con il suo attuale fidanzato francese, anche lui pasticciere, Gaia Castelnovo è a tutti gli effetti un’italiana parigina.
È giovanissima, ma i suoi 24 anni sono solo sui documenti d’identità, perché a parlarci sembra di avere a che fare con una giovane donna adulta e responsabile, determinatissima ma allo stesso tempo consapevole della grande strada che ancora c’è da percorrere.
Eppure, nonostante la giovanissima età, questa ragazza formatasi all’alberghiero di Gallarate, una delle scuole che ha creato più talenti nella zona, ha già una serie notevolissima di esperienze alle spalle. Dopo l’alberghiero, la formazione è proseguita ad Alma e lo stage l’ha portata da Paolo Griffa a Courmayeur, nel periodo in cui è arrivata la Michelin. Poi sono seguiti una stagione da Pietro D’Agostino a Taormina, e due anni a Milano da Perdomo al Contraste. «Volevo imparare come si lavorava lo zucchero, e ho portato il curriculum a mano: ma siccome volevo essere sicura che arrivasse nelle mani giuste, ho seguito il postino e mi sono infilata nel ristorante, per essere certa che lo vedessero». L’intraprendenza ha premiato, ma dopo due anni nel ristorante meno convenzionale della città di Milano, il desiderio di confrontarsi con l’estero ha avuto il sopravvento.
E dove va una aspirante pasticciera se non a Parigi? «Avevo anche in questo caso le idee chiare: volevo andare in un hotel, confrontarmi con la grande pasticceria francese» racconta con grande umiltà. «Ho mandato il curriculum tramite Linkedin, e dopo due colloqui online mi hanno chiesto di andare a fare una giornata di prova. Ho preso l’aereo e sono andata, è stata un po’ una pazzia, ma ha premiato. Ho iniziato alle sei di mattina, e il pomeriggio sono tornata in Italia. Dopo una settimana mi hanno chiamata, e da due anni lavoro a Le Meurice, da Grolet». Che è un po’ come dire giocare in serie A, perché in quel contesto arrivano solo i migliori talenti, in un Paese in cui la pasticceria è davvero un affare serissimo, e nel luogo che oggi è forse il più ricercato e apprezzato tra tutti i palazzi parigini.
Una carriera che sembra già al suo massimo, quindi, ma che Gaia non vede affatto completa: «Mi sembra di aver fatto così poco» dice guardando l’orizzonte, come se quegli anni e quella gavetta non fossero che un piccolo tassello e non quell’enormità che tantissimi suoi coetanei non oserebbero nemmeno sognare.
Carriera che condivide con Paul Galand, conosciuto proprio a Parigi da Grolet e da due anni suo compagno anche nella vita. Nel (poco) tempo libero girano il mondo alla scoperta di ristoranti e pasticcerie, di ingredienti e di storie: particolarmente appassionato di vaniglia, Paul ne scova di ogni genere durante i loro viaggi, e ha creato una sua azienda che ne ha una quantità impressionante. Di nicchia, ma di sicuro intrigante.
La prossima volta che vi diranno che i giovani non hanno voglia di lavorare, che questo ambiente non li appassiona, provate a portare l’esempio di Gaia, che non è un’aliena, ma una ragazza solare, coscienziosa, decisamente appassionata del suo lavoro e molto orientata alla professione. Che ha un consiglio per chi offre lavoro ai ragazzi della sua età: «Noi ci doniamo anima e corpo, voi considerateci a livello personale, a livello umano: è questa la cosa che cerchiamo e che ci manca di più. Se mai avrò la mia realtà – è questo il suo sogno nel cassetto – cercherò di restituire ai giovani che lavoreranno con me la sensazione di essere considerati, proprio a livello umano».
Le auguriamo che questo sogno arrivi presto, e che questa sfavillante carriera le sembri sempre solo un pezzo di una storia più grande, ancora da conquistare. Forse solo così, con questa visione, i sogni si realizzano davvero.