Forse è la volta buona, anche se sinceramente con questi non si può mai dire: la situazione, come si dice, è in evoluzione. Oggi si terrà una riunione tra PiùEuropa, Italia Viva e Liberaldemocratici che prenderà atto dell’indisponibilità di Azione. Un passo avanti verso una lista PiùEuropa-Italia Viva, con socialisti e Liberaldemocratici. Si ritorna dunque allo schema iniziale, cioè alla lista di scopo per gli Stati Uniti d’Europa proposta da Emma Bonino e Riccardo Magi aperta a chi ci sta.
Carlo Calenda ha confermato di essere «disponibile a lista Stati Uniti d’Europa promossa da PiùEuropa e Azione. Non sono disponibile a farla insieme a Renzi, Mastella, Cuffaro e la new entry Cesaro». Slam, porta sbattuta e arrivederci.
Resta Matteo Renzi, che ha più volte detto di essere pronto a fare una lista con quel nome – tra l’altro rivendicandone la primogenitura, rendendosi anche disponibile a non candidarsi se questa dovesse essere la regola contenuta nell’accordo. Logica vorrebbe che poiché PiùEuropa non dice più «o tutti o nessuno» non resta che attendersi il patto con Renzi – patto rifiutato dal presidente di PiùEuropa Federico Pizzarotti e i suoi, i quali andranno con Calenda.
Ovviamente, come da tradizione, nel patto si nascondono diverse spine e fino all’ultimo la situazione è sempre appesa. Anche perché informalmente il Partito democratico ha fatto allenare l’ipotesi di una candidatura a “Emma” come capolista nel Nord Ovest scrivendo “Stati Uniti d’Europa” nel simbolo.
Peraltro non è che Bonino bruci di passione per il leader di Italia Viva (nemmeno per Calenda del resto): vecchie ruggini. E non è che dentro il partito di Renzi tutti apprezzino le idee dei radicali. Tuttavia l’accordo dovrebbe in teoria consentire con qualche oncia di ottimismo in più il superamento dello sbarramento, con lo sbarco a Bruxelles di europarlamentari italiani sotto il segno di Renew Europe. Perché in fondo sono elezioni Europee – giusto? – e non sembra il caso di buttare al macero migliaia di voti e un certo numero di idee.
Finirà dunque con Bonino-Renzi da una parte e Calenda-Pizzarotti dall’altra? Dovrebbe andare così, in una poco spettacolare lotta nello stesso campo. Sempre che il Partito democratico non faccia proposte che non si possono rifiutare.