Dici comitato “Forza Nord” ed è subito Lega Nord anche se a lanciarlo è Forza Italia. Dici comitato “Forza Nord” per il Nord e a benedirla arrivano ex leghisti, settentrionalisti disillusi, autonomisti e amministratori eletti dal Carroccio in cerca di nuovo di una terra promessa e mai trovata. «Persino nel mio Paese di origine, la Nigeria, è stato fatto il federalismo». Questo paradosso, sottolineato dal già senatore Tony Iwobi, trent’anni nella Lega – una legislatura con Matteo Salvini passata in silenzio «perché non rispecchia più le mie convinzioni e miei valori» e poi la scelta discreta di entrare in Forza Italia – spiega bene quale sia l’idea del comitato “Forza Nord” lanciato il 28 aprile al confine fra Milano e Sesto san Giovanni, al Grand Hotel Villa Torretta, per dare il via alla campagna elettorale europea della destra che si considera liberale e guarda al Ppe. Con un ribaltamento dei ruoli: ex leghisti entrati in Forza Italia che vogliono tornare a fare leva sul territorio mentre la Lega di Salvini si arrocca nei miasmi sovranisti con un approccio dirigista.
«L’obiettivo è recuperare il consenso del blocco sociale che si è smarrito insieme alla questione settentrionale», racconta a Linkiesta Gianmarco Senna, l’imprenditore della ristorazione al quartiere Isola che ha creato il comitato Forza Nord all’interno di Forza Italia «con un gruppo di amici al bar», scherza ma non troppo. E lo ha realizzato con Max Bastoni (uscito dalla Lega dopo la fallita e travagliata esperienza del gruppo consiliare chiamato Comitato del Nord, e ribellatosi a Salvini alle ultime elezioni regionali).
Un anno di lavoro per ricreare una rete di amministratori, militanti delusi, persone comuni che «hanno bisogno di riposte concrete, fare impresa, credere di nuovo in un sindacato del territorio che tuteli il Nord». Giamma per gli amici, un passaggio nel Terzo Polo alle ultime elezioni regionali dopo la sua decisione di lasciare durante il mandato in Regione la Lega sovranista in cui non si riconosceva più, che vive sopra il “Blu Note” all’Isola – e all’ampolla del Dio Po ha sempre preferito l’Harley Davidson con sella pitonata – e spiega che quando una storia è finita non si può più passare il tempo a pensare a ciò che è stato, a ciò che avrebbe dovuto e potuto essere. «Non dobbiamo contrapporci alla Lega che candida il generale Vannacci, perdere tempo a covare rancore nella galassia autonomista frammentata che aspetta la resurrezione che non avverrà della Lega Nord perché quella storia d’amore è finita, dobbiamo focalizzarci sull’elettorato moderato e disilluso che non va più a votare».
Il lancio del Comitato “Forza Nord” di Forza Italia coincide con quello dei candidati alle elezioni europee nel Nordovest: dall’eurodeputata uscente (eletta nel 2019 con la Lega) Stefania Zambelli, all’ex governatore del Piemonte Roberto Cota, l’ex assessora regionale Silvia Piani. E Marco Reguzzoni, l’ex figlioccio di Bossi che dopo lo psicodramma della notte delle scope che ha detronizzato Bossi nel 2012, ha fondato l’associazione I Repubblicani e si presenta come indipendente.
Il comitato “Forza Nord”, il cui presidente è Flavio Tosi, nasce come contenitore settentrionalista all’interno di Forza Italia, e Senna, che in Regione Lombardia è stato presidente della commissione Attività Produttive, ribadisce che «non si tratta di un’ennesima operazione nostalgia di reduci orfani di Bossi, ma di una piattaforma per attirare il voto moderato e centrista che si è inabissato». Anche se dici comitato “Forza Nord” ed è subito Lega Nord, quella che non è più stata e quella che non sarà mai più perché in caduta libera e perché sempre più spostata a destra nella speranza di ostacolare i tanti Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni.
Toni pacati, idee più liberali ed europeiste, non siamo a Pontida d’accordo, ma in sala a benedire il lancio in Lombardia del comitato “Forza Nord” e i suoi candidati europei, c’erano soprattutto leghisti, amministratori, alcuni sindaci, in maggioranza lombardi, e il cerchio magico di Flavio Tosi che punta dritto alla Regione Veneto, come aspira da anni nello scontro fino a ieri perdente con Luca Zaia. L’idea non è nata oggi. Fu Bobo Maroni a lanciare l’idea nel settembre del 2022 quando propose una federazione fra Forza Italia e la Lega, prima che Salvini si accartocciasse su sé stesso. «Prendi la vecchia Lega Nord, incrociala con la Forza Italia di oggi, ottieni il comitato “Forza Nord”», ha detto il presidente del comitato “Forza Nord”, Flavio Tosi. Funzionerà? Chissà, forse, magari. Forza Italia ci crede perché spera di doppiare la Lega di Salvini.
Sicuramente ci credono i leghisti che non hanno voglia di (s)fasciarsi la testa a pensare come ricusare il logo di Salvini premier o restare in attesa sulle rive del fiume ad aspettare il cadavere del Capitano oppure a urlare «Congresso subito» e si trovano più a loro agio all’interno di un contenitore moderato, sposato con entusiasmo dal coordinatore forzista della Lombardia, il deputato Alessandro Sorte e pure da Letizia Moratti presente al lancio del comitato “Forza Nord”.
Per Senna, che ha passato venti minuti al telefono con Silvio Berlusconi pochi giorni prima della sua dipartita, non è il ritorno sempre uguale del forzaleghismo, fallito quando alla guida della Lega c’era Bossi, ma semmai la questione settentrionale che torna sotto un’altra veste per un semplice motivo: l’antica contrapposizione fra luigini e contadini, fra chi produce e chi vive di rendita, che deve essere risolta una volta per tutte. Anche perché il motto esprime la immutabile aspirazione: Il Nord protagonista.