Le Alpi meno note I vigneti nati dove un tempo c’era un ghiacciaio ne serbano il ricordo

Iniziamo una nuova rubrica dedicata alle persone del vino. In questa prima puntata conosciamo Francesca Seralvo di Tenuta Mazzolino, che ci racconta il suo amore per il Canavese

Francesca Seralvo, Tenuta Mazzolino

Biografia
Classe 1984, tre figli, nel 2015 raccoglie il testimone dalla madre Sandra e, con la benedizione del nonno Enrico Braggiotti, abbandona i codici dell’avvocatura per dedicarsi a tempo pieno alle vigne tra cui è cresciuta fin da bambina. Ne sposa la filosofia e mette testa e cuore in questo progetto che mira a proporre vini legati al territorio ma con un respiro internazionale.

Non contenta nel 2023 torna sui banchi di scuola per seguire, all’università di Pollenzo, un executive master in cultura e management del vino. «Per studiare quello che ho imparato sul campo, in vigna e in cantina, rivela Francesca».

Qual è la tua zona del vino del cuore?
Il Canavese, l’ultimo pezzo di Piemonte prima della Valle d’Aosta.

Perché proprio questa?
È un territorio affascinante, probabilmente meno conosciuto di quanto merita. Paesaggisticamente molto bello e storicamente interessante. Anche il fatto che a Ivrea ci fosse l’Olivetti, un tempo tra le aziende più all’avanguardia del mondo, ha contribuito a diffondere uno spessore culturale per nulla scontato.

Quando sei stata lì la prima volta che cosa hai pensato?
Alla bellezza. Le Alpi che circondano queste terre come se fossero una quinta teatrale, rendono tutto molto suggestivo. E poi l’idea che questo luogo fosse un ghiacciaio, sensazione che in qualche modo ritrovi anche in certi vini.

Quali sono i vitigni che ami di più qui e perché?
Sicuramente l’Erbaluce, vitigno nobile capace di dare grandi vini. E con una capacità di invecchiamento, che non è caratteristica da sottovalutare. Poi il Nebbiolo, che nel Canavese è completamente diverso dai nebbioli di Langa, è più sottile, più delicato, probabilmente anche più contemporaneo rispetto al gusto di oggi.

Ci dici i cinque posti che non possiamo perderci venendo qui?
Benito Favaro. Poi Monte Maletto a Carema. Tra i ristoranti, Il Patio a Biella e La Mugnaia a Ivrea. L’Enoteca Vineta, sempre a Ivrea.

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