A occhi chiusiGli scarsi investimenti dell’Italia nella difesa e la divergenza con la Nato

La spesa militare di Roma è sempre stata inferiore alla media dei Paesi dell’Alleanza Atlantica. Dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, però, è evidente la distanza dai Paesi più virtuosi

AP/Lapresse

L’Italia sembra attraversare ignara e apatica crisi internazionali, guerre, cambiamenti epocali, che al massimo servono a provocare polemiche social, prese di posizioni simboliche, ma non cambiano veramente le scelte della politica e, a dire il vero, neanche degli elettori.

Più che ignara forse sarebbe meglio dire ignava a guardare i dati Nato sulla spesa per la difesa dei Paesi dell’Alleanza. La nostra è sempre stata inferiore alla media, non è una novità, la lunga tradizione catto-comunista ha sempre tirato la coperta strettissima dal lato degli interessi sul debito e delle pensioni.

Dal momento dell’invasione dell’Ucraina, però, è evidente una divergenza netta. Nel loro complesso tra il 2022 e il 2024 i membri della Nato sono passati da una allocazione del 2,51 a una del 2,71 per cento del Pil, se poi escludiamo gli Usa, che hanno sempre speso più degli altri, l’incremento è ancora più netto, dall’1,66 al 2,02 per cento. L’Italia, invece, passa da una spesa dell’1,52 per cento a una dell’1,49 per cento del prodotto interno lordo.

È ancora più lontana dalla media e dai propri vicini, in Europa a spendere meno sono solo Spagna, Slovenia, Belgio e Lussemburgo, mentre quasi tutti superano il celebre due per cento così invocato anche da Donald Trump, anche la Germania, con il 2,12 per cento del Pil.

Dati Nato

I polacchi arrivano al 4,12 per cento, superando così pure gli americani. L’Italia, che tra il 2014 e il 2018 era vicino alla media, con il tempo, mentre questa cresceva, se ne è allontanata, ponendosi verso i valori più bassi in questo ranking. Allo stesso tempo gli Usa non appaiono più solitari, in cima, come staccati rispetto agli alleati che apparivano come tanti nani, oggi la spesa per la difesa americana, oltre a essere superata da quella polacca è quasi raggiunta da quella lituana, lettone e greca.

Dati Nato

Se la passione ellenica, peraltro in calo, per aerei, carri armati, artiglieria ha ragioni diverse e più antiche, l’impegno degli altri ha una causa chiarissima: Vladimir Putin e l’invasione dell’Ucraina. Non a caso sono questi Paesi, quelli dell’Est e del Nord Europa quelli che hanno aumentato di più la quota di spese militari in due anni, la Polonia in primis, dell’1,89 per cento del Pil, e poi l’Estonia, +1,27 per cento, la Lettonia, +1,03 per cento, la Danimarca, +1,01 per cento.

Dati Nato

Sono all’incirca gli stessi che hanno anche incrementato il personale attivo, e non di poco. La Lettonia l’ha accresciuto di ben il 30,78 per cento, la Polonia del 22,74 per cento, ovvero di ben quarantamila uomini, mentre in Lituania, Estonia e Slovacchia è salito tra il diciassette e il diciannove per cento e in Italia solo dello 0,85 per cento, cioè di millesettecento persone. È diminuito, invece, in Francia, Regno Unito e Stati Uniti.

Dati Nato

In generale l’aumento dell’impegno è più significativo proprio per quanti, però, contavano e contano meno in termini di finanziamento e di forza economica nell’Alleanza Atlantica, con l’eccezione di Germania e Polonia. Francia e Regno Unito, così come gli Usa, non hanno fatto uno sforzo paragonabile, con incrementi della percentuale di spese militari sul prodotto interno lordo di meno dello 0,2 per cento, ma certamente non potrebbe venire da un pulpito italiano la critica, visto che il nostro Paese ha fatto di peggio, diminuendo la quota del Pil dedicata alla difesa nonostante questa fosse già sotto-finanziata.

Dati Nato

Rispetto a dieci anni fa il dominio americano è quindi un po’ meno schiacciante, visto che la sua quota su tutta la spesa Nato è passata dal 71,81 al 63,7 per cento, mentre quella tedesca è salita dal 4,27 al 6,49 per cento e quella polacca dallo 0,93 al 2,27 per cento.

A livello di personale, invece, già in precedenza gli Usa non avevano la maggioranza dei soldati attivi, ma anche in questo caso c’è una riduzione del suo peso, visto che su questo versante tra 2014 e 2024 la porzione americana è passata dal 40,74 al 38,03 per cento. Certo, tra le ragioni c’è che è cresciuto, ed era già forte, il peso della Turchia, che finanzia un grande esercito per ragioni ben diverse dalla protezione dell’Europa dall’imperialismo russo. Tuttavia pure qui si fa sentire il riarmo della Polonia, che ha più che raddoppiato la propria quota di personale militare, salita dal 3,01 al 6,32 per cento.

Dati Nato

L’Italia non conta poco, un soldato su venti dell’Alleanza Atlantica è italiano, del resto siamo il Paese che spende più di tutti, in termini relativi, in stipendi per il personale, ben il 59,36 per cento dei fondi allocati per la difesa. Dopo di noi, con più del cinquanta per cento, altri Paesi mediterranei, come Portogallo, Croazia, Grecia, e poi Bulgaria e Belgio. Dedichiamo solo il 22,08 per cento agli armamenti e il 15,59 per cento ad altre voci come la manutenzione o la ricerca.

Gli Stati Uniti, per avere un paragone, allocano solo un quarto del bilancio militare per il personale, la Svezia il 15,76 per cento, la Finlandia il 20,56 per cento. In generale, guarda caso, i Paesi che dopo l’invasione dell’Ucraina hanno aumentato di più i propri fondi, Polonia, Germania, Paesi baltici e scandinavi, tengono la quota degli stipendi sotto il trenta per cento. Questo è dovuto anche al fatto che la maggioranza delle spese aggiuntive è andata in investimenti in tecnologia ed equipaggiamento, quegli investimenti che l’Italia non ha fatto.

Certo, anche nel nostro caso il peso del personale nel tempo è sceso, dieci anni fa era addirittura del 76,4 per cento, ma ultimamente non è diminuito come altrove e siamo rimasti il Paese che vi dedica la fetta maggiore di risorse.

Dati Nato

Se contassimo solo quegli investimenti tecnologici e non gli stipendi, quindi, l’Italia sarebbe ancora più in basso di quanto è nella classifica dell’impegno alla difesa dell’Europa e dell’Occidente. In fondo dell’Europa e dell’Occidente forse non ci siamo mai veramente sentiti parte, per alcuni sono i nostri protettori a cui chiedere sostegno in un rapporto di perenne assistenzialismo, altri si vedono loro sudditi controvoglia, altri ancora tifano apertamente per chi li combatte. Immersi nella nostra enorme bolla italiana, che è però pur sempre una bolla, ci sentiamo tante cose, di destra, di sinistra, lombardi, siciliani, contro o a favore di quel politico, ma difficilmente parte di una koiné occidentale. Peccato che i nemici di quest’ultima ci giudichino suoi membri a pieno diritto.

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