Sovranità culinariaIl rapporto tra cibo e storia coloniale alla Trattoria Guaiana di Firenze

L’occasione di assaggiare una cucina altra ci dà modo di riflettere su come la storia passi anche attraverso la tavola e sia un metodo per recuperare la tradizione e resistere alla cancellazione di conoscenze emarginate

Foto di Villa Romana

Non capita spesso di avere l’opportunità di assaggiare in Italia piatti ispirati alla Guaiana francese. Solo di recente ho riflettuto sulla cucina della Guyana, anche se si tratta di un Paese vicino al mio di origine, la Giamaica. Instagram è stato recentemente invaso da paesi caraibici che cercano di promuovere i meravigliosi sapori e le grandi ricchezze delle nostre cucine. La Giamaica è stata influenzata dai suoi abitanti originari – gli indiani Taino e più specificamente gli Arawak, noti per l’invenzione dell’amaca – dagli africani occidentali, dai nordafricani, dai cinesi, dagli indiani dell’Est, dagli inglesi e da molti altri, a seconda delle regioni e delle famiglie. Tutto ciò che posso dire è che la Guyana, almeno quella britannica come Trinidad e Tobago, ha una base culinaria delle Indie orientali molto forte. La Guaiana francese, invece, mi era totalmente sconosciuta. Quando sono stata invitata a partecipare a una serata alla Trattoria Guaiana, ero decisamente incuriosita. Perché Villa Romana, una residenza artistica di Firenze, avrebbe dovuto ospitare un evento dedicato alla Guaiana? Che sfida sorprendente e intrigante! La ricerca sul cibo e il colonialismo sono argomenti interessanti oggi, in quanto le ex colonie europee si sforzano di mostrare gli elementi principali delle loro cucine individuali, create in gran parte da influenze esterne, sottolineando al contempo le loro radici nelle culture indigene, in alcuni casi anche africane o asiatiche. È stato sorprendente apprendere che nel 1608 i Medici inviarono un gruppo di esploratori in Amazzonia. Che fine hanno fatto questi esploratori? Cosa trovarono? Cosa riportarono in Europa? Purtroppo, subito dopo questo viaggio le circostanze cambiarono in Toscana e il nuovo sovrano non voleva creare una colonia, quindi il progetto cambiò.

 

Ma ora, nel 2024, due italiani, Niccolò Moronato e Alice Jasmine Crippa, insieme a uno chef ghanese di crescente fama nel panorama gastronomico milanese, hanno intrapreso un progetto «per esplorare l’interazione tra cibo e storia coloniale. Una ricerca che sottolinea l’importanza della creolizzazione delle ricette come forma di rivendicazione e resistenza» (Mistura Allison, Trattoria Guaiana – su note a piè di pagina, in “Errori e creolizzazione”). «Nel contesto della Trattoria Guaiana, la creolizzazione è un metodo per recuperare l’eredità culinaria e resistere alla cancellazione di conoscenze emarginate. È un atto di sovranità culinaria che sfida i binari semplicistici di colonizzatore e colonizzato, autentico e adulterato».

Nel loro forte desiderio di piantare semi per il futuro, ci rendiamo conto che la loro immaginazione di ciò che avrebbe potuto essere la tradizione culinaria della Guaiana Toscana prende forma «fondendo elementi di ricette toscane con ingredienti trovati in tutti i Caraibi e nelle Americhe meridionali e centrali. La storia viene rivista attraverso i sapori e le esperienze sensoriali. Alcuni elementi sono diventati parte integrante della cucina italiana, come il pomodoro e il mais. Altri elementi sono apparsi più di recente nei mercati di tutta Italia, come il taro o la manioca».

Questo dialogo si è svolto a Villa Romana, un’istituzione che ha creato uno spazio vivace per conversazioni, esercizi sociali e culturali, laboratori e un think tank artistico. Qui si apre la discussione e nascono i temi dell’“appartenenza e della sfida” attraverso atti di immaginazione. Quest’esperienza è davvero entusiasmante per una giamaicana che ha trascorso gli ultimi quarant’anni a discutere della tavola come sfera in cui condividere cibo e conversazioni, per creare una comunità nel vero spirito di empatia e comunione. Qui arte e scienza si uniscono, guardando al passato per creare sinergie nel futuro. C’è ancora tempo per sperimentare questo approccio alla colonizzazione e ai suoi effetti sulle tradizioni alimentari dei colonizzati e dei colonizzatori.

Niccolò Moronato, Alice Jasmine Crippa, Prince Asford

Foto di Villa Romana

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