«Non per protesta ma per convinzione»: così ha sintetizzato il voto in Sassonia e in Turingia un commento di Dana Hajek e Annick Ehmann, apparso sull’edizione online della Zeit nella sera del voto. In effetti, il trend di crescita nella Germania orientale dell’estrema destra di Alternative für Deutschland, negli ultimi anni, è stato troppo costante per relegarlo a un semplice voto contro altri partiti. A confermare la tendenza c’è anche l’ottimo risultato di BSW, il partito personale e rosso-bruno di Sarah Wagenknecht, fuoriuscita dalla sinistra della Linke, che su molti temi la pensa come AfD.
Lotta alle politiche climatiche, rifiuto dell’immigrazione, scetticismo verso il dibattito sui diritti civili e le tematiche di genere, opposizioni alle politiche anti-Covid di qualche anno fa, visione del conflitto in Ucraina in linea con la narrativa proposta dal Cremlino: su tutti questi temi la convergenza tra Bsw e Afd è concreta, e nella Germania dell’est riscuote consenso. La partecipazione al voto è stata alta in entrambi i Länder, e mentre Bsw ha preso soprattutto i voti dei più anziani, Afd vince tra i giovani.
In Sassonia, la Cdu ha vinto per un soffio: 31,9 per cento contro il 30,6 per cento di Afd. Al terzo posto c’è Bsw (11,8 per cento). I socialdemocratici sono al 7,3 per cento, i Verdi al 5,1 per cento. Formare una maggioranza non sarà facile: per raggiungere i seggi necessari, i cristiano-democratici dovranno fare un accordo con il partito di Sarah Wagenknecht e tirare a bordo anche la Spd o i Verdi. In Turingia, la maggioranza Linke-Spd-Verdi lascia posto al caos più totale: vince Afd con il trentadue per cento, segue la Cdu al ventitré per cento. Bsw al 15,8 per cento, Linke al 13,1 per cento. Considerato che nessuno sembra voler governare con Afd, l’unica alternativa è una grande coalizione tra Cdu, Bsw e Linke: a oggi, difficile, ma si vedrà.
In attesa di vedere gli sviluppi nelle trattative tra i gruppi politici, si possono già individuare tre piani sui quali si giocherà la partita anche a livello nazionale, ben oltre le realtà al voto.
In primo luogo, sarà determinante il modo di muoversi delle due forze politiche protagoniste di queste elezioni. Per Afd e Bsw non sarà facile formare la maggioranza, ma dal modo in cui ci proveranno potrà dipendere il consolidamento del proprio elettorato. Un conto è il tatticismo da opposizione, un conto è fare sul serio. In questa prospettiva, è soprattutto Sarah Wagenknecht ha poter rivelare sorprese: il suo partito può ammorbidire alcune posizioni per trovare punti di contatto con partiti più tradizionali.
Non a caso, Wagenknecht non ha esitato a definire il proprio partito la vera rivelazione di queste elezioni, e ha già dichiarato di essere disponibile a discutere con la Cdu per formare un governo in Sassonia. Il suo scopo dichiarato era rubare voti all’estrema destra: i dati elettorali dicono che ci è riuscita, e se dovesse formare un governo potrebbe ottenere anche una legittimità politica agli occhi delle altre forze politiche, che oggi Afd non ha.
Nella Cdu, inoltre, il voto è destinato a sollevare interrogativi. I cristiano-democratici si sono sempre definiti un Brandmauer, una porta ignifuga contro l’estrema destra. Il segretario, Friedrich Merz, ha ribadito la linea prima del voto: con Afd non si dialoga e non si governa. Ma se il prezzo è non formare un governo, il muro reggerà anche a rischio di tornare al voto? E quanti deputati neoeletti, in Sassonia e Turingia, condividono la linea nazionale? In Turingia, la deputata al Landtag Martina Schweinsburg ha già detto di essere favorevole a sondare il terreno per un accordo di governo sia con la Linke che con Afd.
Rimarrà un’iniziativa personale o genererà un conflitto tra il segretario Merz e la Cdu turingia? La risposta a questa domanda sarà decisiva sia per il futuro di Afd che per l’identità anche nazionale dei cristiano-democratici. E avrà anche effetti sulla futura lotta per la leadership del centrodestra tedesco: Markus Söder, presidente della Baviera e principale competitor di Merz per la candidatura a Cancelliere, ha già iniziato ad attaccare Merz per i risultati elettorali, e non c’è nessun motivo per cui un accordo con Afd in violazione della linea del partito non debba fornirgli il pretesto per attacchi ancora più virulenti.
Infine, i risultati del voto sono destinati ad aumentare la conflittualità interna al governo: nei liberali della Fdp c’è già una parte degli iscritti che chiede di ritirare il sostegno al governo, mentre dai Verdi sono venute dichiarazioni più concilianti basate sulla necessità di superare le divisioni per rilanciare l’azione del governo, una linea simile a quella della Spd. Ma non sarà facile: i liberali della Fdp, oggi più che mai, hanno tutto l’interesse a mostrarsi come l’ago della bilancia nella maggioranza in grado di tenere sotto scacco gli alleati. Manca solo un anno alle elezioni: per Scholz riportare il consenso del governo a livelli più alti è una priorità, ma le condizioni per riuscirci sembrano non esserci.
Soprattutto, il voto certifica una polarizzazione crescente nella società tedesca, similmente a quanto già avvenuto in altri Paesi europei, con i partiti tradizionali che faticano a trovare un’unità d’azione repubblicana mentre l’estrema destra bussa alla porta. E il ventidue settembre si voterà in Brandeburgo: indovinate quale partito è primo nei sondaggi.