Anche in questi giorni, come ogni giorno dall’inizio della legislatura, come in tutte le legislature precedenti dal 1994 in poi, i giornali raccontano l’ennesimo episodio di quell’insensata telenovela nota come la difficile ricerca dell’unità nel centrosinistra. Dai tempi dell’Ulivo a quelli del Campo largo, perfino l’inaridimento delle metafore sembra testimoniare l’esaurimento dell’esperienza, per non parlare della pazienza del pubblico, che in effetti accompagna queste rappresentazioni, di anno in anno, con proteste e pernacchie sempre più diffuse.
Eppure la scena continua ripetersi, oggi sulla Liguria (con l’espulsione di Italia viva dalla coalizione), ieri sulla Rai (con lo strappo di M5s e Avs dal Pd) e domani su quel che capiterà. Non serve la sfera di cristallo per capire che il balletto tra Giuseppe Conte, Matteo Renzi ed Elly Schlein, tra rotture e ricomposizioni, un giro di valzer con Verdi e Sinistra da un lato, un ultimo tango con Carlo Calenda dall’altro, andrà avanti così fino alle prossime elezioni, per riprendere subito dopo. Esattamente com’è accaduto con l’assurdo gioco delle coppie andato in scena fino all’ultimo giorno utile per la presentazione delle liste alle scorse politiche, con Calenda a baciare Enrico Letta il giorno prima di abbandonarlo a causa del suo accordo con Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, e con tutto quello che ne è seguito. Cioè, di nuovo, niente di diverso da quello che è sempre accaduto, sin dalla prima legislatura governata dal centrosinistra, dopo la storica vittoria dell’Ulivo nel 1996, con quattro diversi governi e tre diversi presidenti del Consiglio in cinque anni.
Sinceramente, fatico sempre di più a prendere parte a un simile gioco, in cui mi pare abbiano tutti torto e tutti ragione allo stesso tempo. Ha ovviamente ragione Schlein a invocare l’unità come condizione indispensabile per battere la destra, ma ha al tempo stesso torto nel voler ignorare tutte le contraddizioni che impedirebbero a una simile coalizione di governare due giorni di fila (a cominciare da un dettaglio da nulla come il posizionamento sulla guerra in Ucraina e più in generale sul quadro di alleanze internazionali dell’Italia). Hanno ragione Conte, Fratoianni e Bonelli nel ricordare le mille giravolte di Renzi in questa stessa legislatura, a cominciare proprio dalla Liguria, ma hanno anche torto nel trasformare un problema ormai superato dagli elettori (quale peso potrebbe avere oggi Italia viva nella coalizione?) in un groviglio inestricabile per il Pd e per tutta l’alleanza. Dunque ha ragione anche Renzi, nel denunciare questo gioco spregiudicato, e allo stesso tempo ha torto, avendolo ampiamente alimentato.
In verità, per porre fine a questa trentennale telenovela una soluzione ci sarebbe: tornare al proporzionale, chiudendo la fallimentare stagione delle coalizioni pre-elettorali, aberrazione non a caso sconosciuta a qualunque democrazia occidentale. Ma sempre difesa con le unghie proprio dai leader di quel centrosinistra che pure ha pagato il prezzo più alto alla sua logica centrifuga. E così continueremo a leggere dei battibecchi, e poi delle rappacificazioni, e poi delle nuove separazioni tra Schlein e Conte, esattamente come ieri seguivamo le analoghe circonvoluzioni dei Ds e della Margherita, ai tempi di Piero Fassino e Francesco Rutelli, e prima ancora le sofferenze imposte all’alleanza dai capricci di tre o quattro partiti neocomunisti, senza dimenticare verdi e dipietristi, e poi cossighiani, diniani e alfaniani. E ovviamente continueremo a leggere gli stessi editoriali e ad ascoltare gli stessi monologhi nei talk show sulle divisioni della sinistra. Come se si trattasse di una maledizione biblica.
Leggo su Wikipedia che «un ponte di Einstein-Rosen, oppure cunicolo spazio-temporale, o in inglese anche wormhole (in italiano letteralmente “buco di verme”), è un’ipotetica struttura topologica che connette disparati punti nello spaziotempo, e si basa su una soluzione speciale dell’equazione di campo di Einstein». Le mie scarsissime conoscenze di fisica non mi consentono di valutare l’attendibilità dell’ipotesi, ma un’antica frequentazione con articoli, analisi e interviste intorno al tema dell’unità del centrosinistra mi porterebbe a scommettere sulla sua esistenza (del ponte spaziotemporale, s’intende, non del centrosinistra). Con la stessa onestà devo però ammettere che invece non scommetterei un centesimo sulla possibilità di uscire tanto presto dal suddetto buco, o cunicolo che dir si voglia, di cui troppi politici, intellettuali, costituzionalisti, giornalisti, cantanti e cabarettisti – di destra e di sinistra – hanno fatto ormai la propria tana, confortevolmente arredata. E da cui non mostrano di conseguenza la benché minima intenzione di sloggiare.
Questo è un estratto di “La Linea” la newsletter de Linkiesta curata da Francesco Cundari per orientarsi nel gran guazzabuglio della politica e della vita, tutte le mattine – dal lunedì al venerdì – alle sette. Più o meno. Qui per iscriversi.