What’s the story, Sir Keir?Il congresso dei laburisti è stato meno positivo del previsto per Starmer

Il premier inglese è arrivato a Liverpool circondato da qualche polemica e da un generale malumore inatteso per un leader che ha stravinto le elezioni a luglio. Ma a Downing Street si lavora con una visione di lungo periodo, sapendo che i problemi ereditati dai conservatori non si possono superare in poche settimane

AP/Lapresse

È passato poco meno di un anno dall’ultimo congresso laburista, quando il leader Keir Starmer venne ricoperto di glitter durante il suo discorso e lanciò lo sprint riformista per riconquistare Downing Street, all’epoca occupata dai conservatori di Rishi Sunak: nel frattempo, Starmer è diventato primo ministro, il Labour ha ottenuto una vittoria di proporzioni storiche e i Tories sono scomparsi nel nulla dopo quattordici anni al potere. Nonostante questo quadro vittorioso, i preparativi per il congresso del Labour di quest’anno sono stati conditi da una serie di polemiche e da un generale malumore, come se il successo dello scorso luglio fosse stato già archiviato.

Starmer desiderava che la conferenza annuale del suo partito potesse spiegare come mantenere la promessa di «cambiamento» fatta agli elettori britannici. Invece, la forte pioggia di Liverpool lo ha accolto con nuove notizie su donazioni politiche e regali ricevuti dai piani alti del partito (Starmer compreso), oltre a tensioni interne. A questo si sono aggiunte le discussioni su aumenti fiscali e tagli alla spesa, che si prevede domineranno la prima manovra di bilancio laburista. Tra queste c’è la decisione iniziale di tagliare i sussidi per il riscaldamento invernale a tutti tranne che ai pensionati più in difficoltà, con alcuni leader sindacali che hanno accusato i laburisti di adottare politiche «crudeli» in stile Tory.

Dopo la vittoria del 4 luglio, la luna di miele elettorale per Starmer è durata poco, con enormi sfide che si sono presentate sul tavolo del nuovo governo: dai disordini di questa estate al bilancio disastrato dalle amministrazioni Tories, fino al degrado dei servizi pubblici britannici; il neo primo ministro ha quindi dovuto fronteggiare una crisi dopo l’altra e questo avvio in salita ha finito per condizionare l’entusiasmo laburista, sulla scia anche di qualche incertezza del governo. «What’s the story?», si è domandato il New Statesman qualche giorno fa, non per citare gli Oasis, ma perché è il momento per i laburisti di dare una svolta rispetto a questi primi mesi e proporre una nuova narrazione.

Sul palco di Liverpool, Starmer era chiamato a offrire più speranza all’elettorato e una nuova storia da raccontare per cancellare i micro scandali sulle donazioni, ma anche la fuga di notizie sullo stipendio elevato della sua capo di gabinetto Sue Gray. La percezione che il primo ministro dovesse definire una direzione più chiara è stata sottolineata anche dai sondaggi, che hanno intercettato un po’ di delusione nella base: secondo Savanta, il ventotto per cento degli elettori laburisti prenderebbe in considerazione di votare per i Verdi se si andasse a elezioni adesso. Colmare questo vuoto politico era fondamentale e per mesi i funzionari laburisti hanno preparato il congresso come uno snodo fondamentale, dove trovare il giusto equilibrio tra la celebrazione della vittoria e il compito di risanare il Paese dopo i governi Tories.

Alla fine, Sir Keir ha fatto esattamente questo: ha adottato un tono più ottimista, invitando il popolo Labour a «essere orgoglioso» della vittoria di luglio, prima di attaccare duramente quella che ha definito «la fantasia debole e codarda del populismo» e, ovviamente, i Tories. Il suo arrivo sul palco è stato anticipato da un countdown in stile Star Wars, che mostrava in scorrimento tutti i collegi elettorali vinti dai laburisti a luglio, seguito da un pezzo del gruppo australiano Confidence Man, ma anche da un po’ di Taylor Swift.

La priorità per Starmer era risollevare l’atmosfera e a Liverpool le «vibes» dovevano prevalere sulla politica. E così è stato: il premier non ha fatto grandi annunci sull’agenda di governo, se non cercare di rassicurare tutti sulla manovra di questo autunno e dichiarare che desidera «riprendere il controllo» sull’immigrazione. Da un punto di vista politico il primo ministro ha utilizzato il discorso per affrontare temi simili a quelli della cancelliera dello Scacchiere Rachel Reeves, intervenuta il giorno prima, soprattutto riguardo alla necessità di compromessi e sacrifici per il bene del bilancio.

Starmer ha suggerito in modo chiaro che saranno necessari aumenti delle imposte per migliorare i servizi pubblici, affermando che dovranno essere «equi», ossia che i più ricchi dovranno contribuire di più. Ha poi avvertito esplicitamente sui compromessi necessari per costruire una Gran Bretagna migliore, come la presenza di carceri in alcune comunità locali o la realizzazione di nuove abitazioni in tutte le aree: «Se questo cammino fosse popolare o facile, lo avremmo già percorso. Ma il rischio di mostrare al mondo, come hanno fatto i Tories, che questo paese non finanzia adeguatamente le sue politiche è un rischio che non possiamo più correre».

«La gente ci chiede ora, mentre cerchiamo pazienza nel perseguire il rinnovamento nazionale: “Cosa otterremo in cambio?” Lo capisco», ha detto Starmer. «Dopotutto, quello a cui sono abituati è una menzogna. Un atto, una farsa, una rappresentazione. Potete chiamarlo populismo, ma io preferisco chiamarlo la politica delle risposte facili, perché in fondo è proprio questo: un rifiuto deliberato di considerare decisioni difficili perché le conseguenze politiche possono essere difficili da sopportare». Il pubblico ha poi reagito con entusiasmo quando Starmer, nel suo momento più appassionato, ha affermato che «non permetterà mai a una minoranza di violenti teppisti razzisti di terrorizzare le nostre comunità», in riferimento alle rivolte dell’estate scorsa.

«La Gran Bretagna appartiene a voi», ha poi concluso Sir Keir, richiamando il manifesto del partito del 1959. In questa fase, il Labour non può fare nulla di diverso: i problemi ereditati dai Tories sono molti e non si possono ignorare, come non si può ignorare che per ristrutturare le finanze e i servizi pubblici il governo sarà costretto a incrementare alcune imposte e fare qualche scelta impopolare. L’importante però è offrire una visione speranzosa per il futuro: non è il momento di guardare i sondaggi, le elezioni sono molto lontane; bisogna riportare al centro l’offerta di cambiamento che ha spinto il Labour a Downing Street. «Questo è un progetto a lungo termine; non ho mai fatto finta del contrario», ha detto Starmer. «Ma non fraintendetemi: il lavoro di cambiamento è iniziato».

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