Che sia una vista panoramica di piazza San Marco o del Canal Grande, o un piccolo scorcio nascosto in una fondamenta meno conosciuta, non ci si stanca mai di guardare le bellezze di Venezia, sia dal vivo che per immagini. Allo stesso modo non bisognerebbe stancarsi mai di parlare della fragilità di questa città e della sua omonima laguna. La sensibilità di questo ecosistema agli effetti di overtourism, cambiamento climatico, inquinamento, traffico marittimo è stata negli ultimi anni motivo di battaglie sostenute da parte degli (ormai pochi) abitanti e di associazioni, comitati e fondazioni che prendono a cuore questo angolo di Adriatico amato dai viaggiatori di tutto il mondo. Azioni e impegno che spesso hanno portato risultati vittoriosi, come l’intervento legislativo del 2021 che impedisce l’ingresso nel bacino di San Marco e nel canale della Giudecca alle navi da crociera di stazza superiore alle venticinquemila tonnellate.
Una parte particolarmente delicata dell’ambiente lagunare riguarda le barene, quei tratti di costa nei quali bassi isolotti, caratterizzati da una vegetazione peculiare, si alternano a piccoli canali che permettono l’affluire e il defluire dell’acqua durante le maree. Viste dall’alto, sembrano ghirigori disegnati da un artista molto creativo o un sistema linfatico particolarmente attivo.
Eppure lo stato di salute delle barene non è buono: oggi questo ambiente viene consumato da correnti e onde in misura maggiore di quello che dovrebbe accadere se l’antropizzazione della laguna non ne avesse modificato la portata. Secondo dati riportati dal Fondo per l’Ambiente Italiano (Fai) nell’ultimo secolo la superficie delle barene è diminuita di oltre il settanta per cento, trascinando con sé la biodiversità animale e vegetale. E tra le cause ci sono l’erosione causata dal moto ondoso generato dalle barche a motore, lo scarso apporto di sedimenti dai fiumi che non sfociano più nella laguna, tecniche di pesca che aggrediscono i fondali, l’innalzamento del livello del mare e la subsidenza, ma anche opere e interventi molto impattanti come lo scavo di canali e la costruzione di moli alle bocche di porto per permettere il passaggio di grandi navi commerciali e turistiche (effetto anche di quello stesso divieto di accesso alla Giudecca per le grandi navi). Tutti questi processi contribuiscono alla modifica del sistema di correnti lagunari, oltre che all’erosione e allo svuotamento di materiale solido dalla laguna.
Tra i soggetti che stanno agendo in prima persona per difendere e proteggere questo habitat unico particolarmente attiva è la Barena Association. Fondata a Basilea, in Svizzera, per Venezia, in Italia, la Barena Association è presieduta da Allison Zurfluh e co- fondata con Pietro Rusconi e Silvia Bracher. È composta da un gruppo di persone appassionate che hanno assistito al lento degrado della Laguna di Venezia e hanno deciso di impegnarsi e attivarsi a tutela del territorio. Oltre a professionisti in diversi settori, il comitato consultivo comprende persone del luogo come Domenico Rossi, moecante di Burano, Massimiliano e Ruggero Bovo della Trattoria al Gatto Nero, il prof. Alberto Barausse dell’Università di Padova, con il sostegno dell’isola privata di Santa Cristina.
L’Associazione cerca di portare un sostegno concreto, raccogliendo e finanziando direttamente progetti che abbiano un impatto positivo e tangibile sull’ambiente lagunare. Attraverso partnership collaborative, sostiene progetti innovativi di sostenibilità che proteggano le barene e le paludi salmastre dall’erosione prematura, la fauna selvatica dall’estinzione e dallo spopolamento, e contribuiscano a ripristinare l’equilibrio dell’ecosistema minacciato e la crescita della comunità locale. Monitora le isole native della laguna settentrionale e sostiene progetti che incoraggiano il ripopolamento non orientato al turismo.
La Barena Association sta raccogliendo fondi per il suo progetto “SOS Barena”, per ripristinare e proteggere le aree delle barene della Laguna Nord a rischio di erosione e che stanno rapidamente scomparendo, in parte a causa di processi naturali ma soprattutto a causa dell’impatto umano e delle attività sopra elencate. Attraverso la creazione di protezioni diffuse e basate sui processi naturali, realizzate con materiali biodegradabili e a basso impatto ambientale, cerca di proteggere questo paesaggio. Il cuore del progetto dell’Associazione Barena è il coinvolgimento delle comunità locali, dei pescatori e dei portatori d’interesse: insieme alla loro conoscenza e al loro intimo legame con il territorio, mira a creare un approccio che sia sostenibile e a lungo termine.
Un esempio bello e concreto di attività nate grazie alle collaborazioni con queste realtà locali è l’evento di beneficienza che si terrà martedì 24 settembre nella terrazza della Compagnia della Vela sull’Isola di San Giorgio Maggiore. Ideato da Benedetta Fullin, al timone del ristorante Local di Venezia assieme a Manuel Trevisan, il programma della giornata unisce l’impegno per la causa all’arte e alta cucina. Alle ore 17 infatti è prevista la visita alla mostra “Homo Faber 2024: The Journey of Life”: curata dalla Michelangelo Foundation for Creativity and Craftsmanship, un’istituzione no profit con sede in Svizzera, e con la direzione artistica di Luca Guadagnino, l’esposizione dedicata al mondo dell’artigianato coinvolge i visitatori in una suggestiva rappresentazione della vita lungo un percorso che si snoda all’interno del complesso monumentale della Fondazione Giorgio Cini.
Seguirà un breve talk di Alberto Cavalli, direttore esecutivo della Michelangelo Foundation, che ha curato la mostra, e di Allison Zurfluh, fondatrice di Barena Association. La location unica del Ristorante La Vela, creato in occasione della mostra “Homo Faber: the Journey of Life”, accoglierà poi gli ospiti per un aperitivo con vista sulla laguna e per un menu degustazione firmato dallo chef Salvatore Sodano, a capo della brigata del Local, insieme agli chef ospiti Donato Ascani, del Glam di Venezia, e Masahiro Homma, dell’Osteria Giorgione da Masa, sempre a Venezia.
«Con il comune apprezzamento per lo stile di vita tradizionale veneziano, l’amore per la laguna e le sue prelibatezze culinarie e il rispetto per i pescatori che la salvaguardano, siamo grati al ristornate Local per il suo impegno al fianco del nostro progetto» ha dichiarato Allison Zurfluh, presidente della Barena Association. «Benedetta ha avviato un metodo innovativo di sostegno attraverso il suo ristorante a Venezia e il suo entusiasmo e la sua energia sono contagiosi. Siamo entusiasti dei progetti futuri».
Il costo di partecipazione è di 300 euro a persona, che verranno interamente devoluti alla Barena Association, ed è possibile effettuare la prenotazione dell’esperienza tramite il sito dedicato.