Banter partyIl prossimo leader dei conservatori britannici sarà, in ogni caso, di estrema destra

I due finalisti delle primarie che eleggeranno la nuova guida dei Tories sono Kemi Badenoch e Robert Jenrick, politici impresentabili, sovranisti e con esperienze politiche fallimentari alle spalle. L’unico candidato moderato è stato estromesso dalla corsa nell’incredulità generale

AP/Lapresse

La corsa alla guida del Partito conservatore è arrivata allo sprint decisivo e nel pomeriggio di mercoledì scorso il gruppo parlamentare Tory ha indicato i due finalisti delle primarie: a trionfare sono stati i due sovranisti Kemi Badenoch (quarantadue voti) e Robert Jenrick (quarantuno), un risultato a sorpresa che ha estromesso, nell’incredulità generale, il candidato moderato James Cleverly (a quota trentasette). Come avevamo sottolineato a Linkiesta dopo il congresso dei Tories, in quest’epoca della politica britannica è possibile tutto il contrario di tutto, le gerarchie, i sondaggi e le mosse dei protagonisti sono sempre in costante evoluzione.

Cleverly, però, era il candidato con più momentum, più inerzia, dopo la convention di Birmingham: il suo discorso programmatico non sarà stato generazionale come quello di David Cameron nel 2005, ma aveva raccolto un’importante ovazione dalla platea, convincendo gli osservatori che l’ex ministro era il candidato da battere allo scontro finale. Dopo aver apparentemente vinto la stagione del congresso e aver preso il comando nelle votazioni, a Westminster si pensava che il posto di Cleverly nel turno finale fosse assicurato, aprendo a una dura battaglia tra Kemi Badenoch e Robert Jenrick per il secondo posto.

«Popcorn pronti per la guerra tra Kemi e Jenrick stasera», dicevano gli insider conservatori. Ogni aspirante leader, tranne Cleverly, dopo il congresso aveva visto una perdita netta di consenso da parte della base, secondo un sondaggio del media Tory Conservative Home. I voti dei moderati sembravano ammontare a sessantacinque deputati, più che sufficienti per garantire l’accesso di un candidato al turno finale. Mercoledì sera, invece, gli alleati più vicini a Cleverly erano sotto shock mentre affogavano le loro delusioni nell’alcol al Barley Mow, un pub nei pressi di Westminster, chiedendosi cosa sarebbe potuto essere il partito sotto la guida del loro uomo.

In molti si sono domandati anche come sia potuto succedere tutto questo e la spiegazione più convincente è quella riportata dalla giornalista dello Spectator Katy Balls, che citando uno stratega Tory, ha scritto: «Nessun briefing, strategia o campagna può giustificare la palese ipocrisia e le trame dei parlamentari conservatori». Secondo altre fonti, alcuni deputati Tory, pensando che il successo del frontrunner Cleverly fosse ormai certo, avrebbero votato in modo tattico, per creare un «turno finale vantaggioso», prestando i loro voti nel tentativo di eliminare il candidato che preferivano meno. Un sostenitore di Cleverly ha persino ammesso al Times di aver votato per Badenoch per eliminare Jenrick dalla corsa.

Con questo risultato, è proprio Badenoch a dare le carte, dopo una campagna altalenante, ricca di virgolettati controversi, come «alcune culture sono meno valide di altre», «l’indennità di maternità è eccessiva» e «il dieci percento dei funzionari pubblici dovrebbe essere in prigione». Jenrick non è stato da meno, sostenendo che le forze speciali britanniche uccidano i sospetti piuttosto che arrestarli. I programmi dei due si somigliano su vari aspetti (ridurre l’intervento statale, contrastare l’immigrazione, riformare i servizi pubblici), ma Badenoch ha il vantaggio di essere una storica prediletta dell’ala destra del partito.

Il nuovo direttore dello Spectator, Michael Gove, ha forse riassunto al meglio la situazione, definendo i Tories un «Banter party», un partito comico e quasi ridicolo. E la vera domanda della vigilia, che riemerge con forza dopo l’estromissione di Cleverly, è proprio questa: i conservatori in questo momento storico sono pronti per scegliere un nuovo leader?

Il partito arriva dalla peggiore sconfitta della sua storia, ma non sembra aver tratto molte lezioni dal voto del 4 luglio. L’analisi che Jenrick e Badenoch hanno proposto in questi mesi è stata «abbiamo perso perché non eravamo abbastanza di destra», nient’altro. Nella sua campagna, ad esempio, Jenrick ha più volte chiesto di uscire dalla Convenzione europea dei diritti umani, semplificando i complessi problemi dell’immigrazione, proprio come ai tempi della Brexit.

In alcuni circoli si dice anche che i Tories stiano davvero votando per un leader provvisorio e, considerando la natura di questo partito, non ci sarebbe da stupirsi se arrivassero altri ribaltoni fino alle prossime elezioni. Escludendo Cleverly, soprattutto, si preparano ad affrontare Nigel Farage e Reform Uk sul loro terreno: spararla sempre più grossa e sempre più a destra, seguendo probabilmente un trend globale dei partiti di centrodestra. «Rifiutando James Cleverly, i parlamentari hanno respinto l’opportunità di rinnovare il loro partito. Il percorso scelto è ancora più a destra, un duro colpo per tutti coloro che desiderano un’opposizione efficace», ha scritto il Guardian.

I Tories però alle ultime elezioni hanno perso numerosi seggi anche dal rinvigorito Partito liberaldemocratico e dallo stesso Labour, una riflessione che non sembra aver trovato posto in queste settimane. Farage non è l’unico nemico e accelerare sul sovranismo non è l’unica soluzione: anzi, secondo il Financial Times, questo esito non soddisfa nessuno, tranne forse il primo ministro Keir Starmer, perché «i deputati del più grande partito di opposizione si sono seduti, hanno riflettuto a lungo e hanno finito per eliminare» il candidato che era uscito con più consenso dal congresso.

Il Labour ha definito il duello Badenoch-Jenrick come la scelta «tra due architetti del fallimento conservatore», sottolineando i loro ruoli ministeriali ricoperti in passato. I Libdem hanno aggiunto: «Il meglio che i conservatori riescono a mettere in campo è un ex ministro fallito che voterebbe per Donald Trump e una ex ministra fallita che pensa che l’indennità di maternità sia eccessiva». Forse la missione di Cleverly per riportare credibilità, per rendere il partito «più normale», non era così malvagia.

Entra nel club, sostieni Linkiesta!

X

Linkiesta senza pubblicità, 25 euro/anno invece di 60 euro.

Iscriviti a Linkiesta Club