La transizione ecologica e le politiche ambientali sono stati tra i temi centrali della lunga campagna elettorale che il 17 e il 18 novembre porterà a scegliere la nuova o il nuovo presidente dell’Emilia-Romagna. La Regione arriva al voto con le cicatrici ancora fresche delle alluvioni che hanno devastato la Romagna e la provincia di Bologna a maggio 2023 e settembre 2024. Il cambiamento climatico in questa zona ha letteralmente buttato giù le porte, per dirla con le parole di Fabrizio De André, e il tema è stato inevitabilmente posto in cima alla lista delle priorità politiche dei vari schieramenti.
Michele De Pascale, candidato alla presidenza per il centrosinistra, durante l’alluvione del 2023 era sindaco di Ravenna, il capoluogo della provincia più colpita insieme a quella di Forlì-Cesena e ha quindi affrontato quei giorni complicatissimi in prima linea. Nella sua città è riuscito per quanto possibile a limitare i danni, anche grazie alla collaborazione di alcuni agricoltori che hanno permesso di allagare i propri campi e drenare l’acqua che avrebbe raggiunto il centro abitato.
In questa campagna elettorale De Pascale ha però anche dovuto fare i conti con le responsabilità politiche del suo partito che da sempre guida la Regione e che, come ha detto a Linkiesta qualche settimana fa, non è esente da colpe: «Non ci possiamo raccontare che la condizione della rete fluviale in Romagna fosse perfetta. Dobbiamo avere l’onestà intellettuale di dirlo, tutti sono chiamati a fare meglio».
Le responsabilità che vengono imputate all’esecutivo regionale riguardano la prevenzione e gli interventi sugli argini e si sono spesso scontrate con un atteggiamento non collaborativo da parte del governo che ha appesantito l’iter burocratico e nominato un commissario part-time di stanza a Roma causando ritardi evitabili.
Inizia inevitabilmente da qui e dalla messa in sicurezza del territorio post-alluvione la parte del programma del centrosinistra sul futuro sostenibile e sulla lotta al cambiamento climatico. De Pascale è innanzitutto convinto che una maggiore efficienza dei lavori post-alluvione passi dal trasferimento dei poteri commissariali da Roma a Bologna e dall’utilizzo di procedure straordinarie che velocizzino l’iter burocratico.
«Se sarò eletto chiederò di avere tutti gli strumenti possibili per poter fare ciò che serve per mettere in sicurezza il territorio regionale, assumendomi le conseguenti responsabilità. Le priorità – prosegue l’ex Sindaco di Ravenna – dovranno essere l’attuazione di un piano straordinario di manutenzione di tutti i corsi d’acqua, la realizzazione delle casse di espansione e laminazione, l’adeguamento della rete scolante e la revisione delle norme che possono rallentare l’attività di manutenzione. È urgente approvare al più presto uno stralcio dal Piano speciale per la ricostruzione di un nucleo di opere che devono partire immediatamente in deroga a tutti gli strumenti, compresi gli interventi sui ponti che possono creare interferenza e intralcio ai corsi d’acqua».
Occorre però una strategia di messa in sicurezza più ampia che oltre agli interventi straordinari contempli un ripensamento complessivo delle politiche per il consumo di suolo. Questo è uno dei problemi su cui chi governerà il territorio nei prossimi anni dovrà necessariamente mettere mano. La copertura artificiale e l’impermeabilizzazione hanno reso ancora più fragile e vulnerabile una Regione che, secondo i dati dell’annuale report Ispra, è quarta in Italia per suolo consumato con quasi il nove percento dietro solo a Lombardia, Veneto e Campania e le percentuali superano il dieci percento nelle province di Modena, Reggio Emilia e Ravenna.
La legge urbanistica regionale del 2017 ha assunto l’obiettivo generale di consumo a saldo zero e in qualche modo ha provato ad arginare una situazione che continuava a peggiorare. Nonostante una normativa particolarmente restrittiva e una sensibile riduzione delle previsioni di consumo di suolo, i dati dicono che non è stato fatto abbastanza e che dal 2017 al 2022 c’è stato un incremento dello 0,1 percento. Sarà quindi fondamentale invertire il trend di una Regione che è già fortemente antropizzata.
Lo strumento secondo il candidato del centrosinistra c’è, anche se va implementato: «La legge urbanistica dell’Emilia-Romagna ha alcuni elementi che vanno nella direzione giusta e altri che vanno corretti, sottolinea De Pascale. In primo luogo, continua, «va migliorata la previsione normativa che consente gli ampliamenti aziendali e che oggi non ha parametri ben definiti. È necessario inoltre limitare la proliferazione incontrollata della logistica, concentrando gli insediamenti nei nodi di scambio intermodale e dando reale priorità al riuso delle strutture produttive vuote e inutilizzate».
Un tessuto imprenditoriale particolarmente florido ha consentito all’Emilia-Romagna di diventare una delle prime tre economie del Paese ma, allo stesso tempo, anche una delle Regioni maggiormente energivore. Il tema è dirimente, visti anche pessimi dati sulle emissioni di gas serra pro capite della Regione: dal 1990 le emissioni sono state ridotte del 7,6 percento a fronte di una media nazionale superiore al ventidue e anche le emissioni assorbite per chilometro quadrato sono al di sotto della media italiana. Il bacino padano, a causa della concentrazione di attività produttive e della conformazione geografica, è una delle zone con la peggiore qualità dell’aria d’Europa.
Parallelamente, la produzione di energia da fonti rinnovabili è modesta, considerata anche l’estensione territoriale. Sulle politiche energetiche serve un cambio di passo radicale. «Dobbiamo invertire questa tendenza, la resa delle rinnovabili è bassa sia sull’eolico che sul solare. Serve un piano energetico regionale di respiro decennale. Sarà prioritaria una nuova legge sulle superfici e sulle aree idonee per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili, per mettere fine alle conflittualità sul territorio, sostenendo gli investimenti dove più coerenti: sui capannoni, nei parcheggi e nelle aree dismesse. Punteremo tanto anche sull’eolico offshore», continua il candidato del centrosinistra.
La Regione sembra invece molto più avanti sulla mobilità sostenibile. L’Emilia-Romagna è tra le realtà più avanzate del Paese in termini di sostituzione e innovazione dei bus e del materiale rotabile. Il trasporto pubblico locale è in linea generale efficiente e il ferro collega praticamente tutto il territorio. In questo senso vanno lette positivamente le agevolazioni significative e le esenzioni rivolte ai pendolari, agli studenti e alle fasce più fragili. La rete delle piste ciclabili urbane ed extraurbane è cresciuta in maniera molto importante e nella classifica delle città italiane per densità dei percorsi per le biciclette sei città delle prime otto sono emiliano-romagnole.
Un risultato che va in parallelo con un generale aumento della sicurezza stradale che in Comuni come Bologna è passato anche dall’istituzione della Città 30: gli incidenti rispetto alla media dei due anni precedenti sono diminuiti dell’undici per cento e il flusso del traffico veicolare ha fatto registrare una flessione del tre percento.
«L’Emilia-Romagna sarà in prima nella promozione della sicurezza stradale. Nelle aree urbane, in collaborazione con i Comuni e in linea con quanto avviene negli altri Paesi europei, lavoreremo per promuovere la sicurezza stradale e sosterremo le scelte dei Comuni di estendere le Zone 30, così come quella del Comune di Bologna di istituire la Città 30, anche come strumento di ridisegno dello spazio pubblico urbano e delle strade, a vantaggio della fruizione ciclo-pedonale e del verde. Parallelamente, riformeremo e rafforzeremo l’Osservatorio per l’educazione alla sicurezza stradale», si legge a pagina cinquantuno del programma di De Pascale.
«Noi siamo più favorevoli alle Zone 30, Bologna ha avuto il merito di porre a livello politico il tema della sicurezza stradale unendolo a una strategia complessiva di mobilità sostenibile. Mi fa sorridere che Salvini, il ministro dell’autonomia differenziata, voglia decidere i limiti di velocità nei vari Comuni», conclude il candidato del centrosinistra.