Oltre l’orientalismo Come e perché l’Occidente si è innamorato del panorama creativo coreano

L’industria del k-pop è definitivamente entrata nei mercati occidentali: dalla musica ai fandom, dalle serie tv alle strategie di marketing, questa cultura ha conquistato anche le nuove generazioni oltreoceano

Lapresse

La cultura pop della Corea del Sud da anni è permeata all’interno dell’immaginario occidentale: da fenomeni come i BTS, alle Blackpink, agli Stray Kids. «Oggi, non incappare in qualcosa di coreano, indipendentemente da dove ci si trovi nel mondo, è quasi più una scelta che un caso – scrive Paola Laforgia, consulente e promoter per l’etichetta discografica indipendente SoundSupply_Service nel suo libro “Fattore K” (Add editore) –. Trascurare l’impatto che i prodotti culturali coreani negli ultimi anni hanno avuto e stanno avendo, non solo a livello culturale ma anche sul piano economico e politico, non solo sui singoli individui ma su intere industrie e mercati, significa ignorare un fatto importante della storia del nostro tempo».

La passione occidentale per il K-pop – termine coniato dai media esteri per indicare il pop giapponese, e con cui la Corea nomina la musica coreana in quanto prodotto esportabile all’estero – deriva da una combinazione di fattori culturali, tecnologici e strategici, che hanno permesso a questo genere musicale di sconfinare aprendosi agli scenari musicali internazionali, guadagnando una fama all’estero senza precedenti.

«C’è chi non è d’accordo con l’affermare che il K-pop sia un genere poiché spazia da ballate in stile r’n’b a pezzi di chiara influenza Edm – scrive Laforgia su “Fattore K” (Add editore) –, e dunque non presenta caratteristiche musicali precise condivise da tutti i brani». L’autrice descrive questa corrente musicale come un sottogenere di musica pop nato in Corea del Sud negli anni Novanta. Quello che rende riconoscibile il K-pop al grande pubblico riguarda infatti anche elementi non prettamente legati alla produzione musicale. Tra le caratteristiche principali che definiscono il sottogenere ci sono la presenza di un preciso tipo di performer, l’ “idol”, un personaggio carismatico e talentuoso che cura attentamente il rapporto con la sua fanbase, e che adotta un preciso comportamento etico ed estetico, curando la propria immagine attraverso il makeup e la scelta degli abiti; il sottogenere riguarda anche un’ibridazione tra i generi realizzata attraverso la stratificazione di più voci all’interno di uno stesso brano; insieme alle aspirazioni globali degli artisti.

Rosé. Courtesy of the artist

I gruppi K-pop offrono spettacoli visivamente straordinari, con coreografie sincronizzate e intense. Queste performance catturano l’attenzione sia dal vivo sia sulle piattaforme, dove i video musicali e i live show diventano virali. La diffusione del fenomeno del K-pop è strettamente legata alle agenzie di intrattenimento coreane, come per esempio SM Entertainment, YG Entertainment e HYBE, che hanno puntato molto sulla penetrazione di questo tipo di fenomeni nei mercati occidentali. Per entrare nella scena musicale internazionale le agenzie hanno puntato a collaborazioni con artisti internazionali, e hanno studiato attente strategie di marketing avvalendosi dell’uso dei social. Ne è un esempio la recente uscita del singolo “APT” della cantante coreana Rosè – ex membro delle BlackPink – e Bruno Mars, e che ha registrato oltre quarantasei milioni di stream, e oltre centonovantamila contenuti realizzati su TikTok utilizzando il brano. “APT” è il primo singolo del primo album in studio di ROSè, “rosie”, uscito il 6 dicembre.

Uno degli aspetti chiave del fenomeno del K-pop è la presenza di un’affiatata fanbase – o fandom – che si è creato intorno ai musicisti. Tra i fan del K-pop ci sono per esempio i fan dei BTS, gli ARMY (acronimo di “Adorable Representative MC for Youth”, ma anche “esercito”) e i BLINK, fan delle Blackpink, che si distinguono per le loro efficienti competenze organizzative e per la loro attività in quanto supporter di artisti e band. I fandom, infatti, promuovono attivamente la visibilità loro artisti, soprattutto attraverso i social. Il legame che si crea tra l’idol e il suo pubblico è così uno stretto rapporto di fiducia, che attrae anche pubblici oltreoceano.

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