Format trasparente Il brand di moda malgascio che ha creato un business etico replicabile ovunque

“Made for a Woman” è un’azienda del Madagascar che, coinvolgendo gli artigiani locali, favorisce un’economia circolare e promuove l’empowerment femminile. Il prossimo traguardo? Esportare il modello di business

Courtesy of Made For A Woman

L’industria tessile è tra i settori che più contribuisce al cambiamento climatico e all’inquinamento ambientale. I dati a riguardo non sono rassicuranti: si parla di 2,1 miliardi di tonnellate di gas serra rilasciati nell’aria, pari al quattro per cento delle emissioni globali. Questo è uno dei dati del report che il brand di moda “Made for a Woman” realizza periodicamente per aggiornare la sua clientela sulla sua filiera produttiva, mantenendo un alto livello di trasparenza.

Il marchio è stato fondato nel 2019 da Eileen Akbaraly, designer e imprenditrice di origine italo-indiana, che fin da subito ha adottato «un modello di business equo e responsabile, puntando a migliorare l’impatto sociale dell’azienda, piuttosto che rendere conto soltanto al successo finanziario – afferma Akbaraly –. Questo significa che abbiamo molto da dimostrare per rimanere trasparenti, autentici e di successo».

Innanzitutto per raggiungere e mantenere questo livello di “responsabilità” sia sociale sia ambientale si parte dalla materia. Le creazioni di Made for a Woman sono realizzate per lo più in rafia, una fibra vegetale ricavata da una palma tropicale endemica del Madagascar. Il Paese è il principale produttore ed esportatore di questo materiale, ed è qui che si basa la filiera produttiva del brand. L’impiego della rafia nelle creazioni di Made for a Woman è legato principalmente al fatto che le fibre di questa materia prima sono flessibili, forti e durevoli, perciò si prestano a vari tipi di lavorazioni come il crochet, il macramé, il tressage, il ricamo e la tessitura.

Courtesy of Made For A Woman

Affinché  la raccolta della rafia avvenga nella maniera meno invasiva possibile, Made for a Woman collabora con Kalfane Fils Company, un’azienda locale che si occupa della raccolta e dell’esportazione della rafia naturale, basandosi su principi etici che favoriscono i diritti dei lavoratori e ripudiano qualsiasi tipo di coltivazione intensiva. Borse, cappelli e abiti, inoltre, sono tinteggiati con colori privi di nichel, cadmio, mercurio, piombo, cromo e, in generale, tutti i metalli pesanti che possono contaminare l’ambiente e avere un impatto nocivo sulla salute sia degli artigiani sia dei clienti. 

Oltre alla rafia, vengono impiegati anche materiali second-hand, recuperati da precedenti produzioni e poi trasformati in nuovi prodotti. Ad essere recuperati sono il cotone, ad esempio,  e la rafia stessa, che vengono impiegati nella realizzazione dei prodotti della categoria “Rainbow”. Come si può intuire dal nome, le creazioni sono multicolore e il fatto che siano realizzati con scarti di precedenti produzioni le rende tutte diverse tra loro. Questa pratica ha permesso a Made for a Woman di ridurre gli sprechi dal trenta per cento ad appena il due per cento in un solo anno. L’attenzione verso i materiali impiegati è valso all’azienda la verifica dell’Organizzazione mondiale del commercio equo (Wfto) nel 2022.  

Courtesy of Made For A Woman

Il brand di abbigliamento e borse, inoltre, dà lavoro a circa trecentocinquanta persone, tra cui numerose donne vittime di violenze e abusi, madri single, persone con disabilità, ex tossicodipendenti ed ex prostitute. A ciascuna di loro viene garantito il diritto all’accesso alle cure mediche e ai servizi sociali, al supporto psicologico, all’educazione, alla formazione professionale, e alla protezione dell’infanzia, oltre che a una paga adeguata rispetto al costo della vita locale. I servizi offerti, inoltre,  si estendono gratuitamente alle famiglie delle artigiane, raggiungendo migliaia di persone ogni anno.

La scelta di produrre in Madagascar, poi, non è casuale se si considera che il settore tessile rappresenta il venti per cento Pil del Paese, e costituisce quasi un decimo degli investimenti stranieri. Mantenendo la filiera produttiva locale, il brand malgascio favorisce quindi la crescita economica, assicurandosi che vengano rispettati i diritti umani. Otre che dal World Fair Trade Organization (WFTO) il lavoro di Made for a Woman è riconosciuto anche da UN Women e diverse organizzazioni non profit locali, confermando il reale impegno del brand nel favorire i bisogni e i desideri dei beneficiari. 

Abbiamo chiesto ad Akbaraly se il “format” di Made for a Woman, basato sull’artigianato locale e sulla sostenibilità sociale e ambientale, possa poi applicarsi ad altri Paesi, come il Madagascar. Secondo la designer  il brand si pone «come un modello replicabile», quindi, prosegue «adattando il nostro business model alle specificità culturali e alle risorse di ciascun territorio, si potrebbero senza dubbio esplorare altre fibre naturali – un’esigenza sempre più diffusa nel mondo della moda, dove i consumatori più attenti sono particolarmente sensibili a questa tematica – o altri materiali innovativi, mantenendo al centro di questa visione un approccio human first, fondato sul rispetto degli individui che rendono possibile il progetto stesso.

Questo approccio favorirebbe sia la conservazione del savoir-faire tradizionale, sia un più ampio impatto sociale e ambientale, adattandosi alle esigenze specifiche di ciascun contesto e rispettando l’approccio bottom-up che caratterizza l’esperienza di Made for a Woman». In questi termini, dunque, le prospettive di crescita, secondo la Ceo del brand sono quelle di «posizionarsi come modello virtuoso di imprenditoria sostenibile per l’industria della moda, dimostrando che non è solo possibile combinare autenticità, innovazione, produttività e impatto sociale e ambientale, ma è anche necessario per avere successo nell’attuale scenario globale»

Il progetto di Made for a Woman è chiaro e trasparente a tutti gli effetti: vuole allontanarsi da qualsiasi forma di sfruttamento, creando un business che non segue in modo cieco il profitto. Lo scopo? Dimostrare che lo slow-fashion e i modelli d’imprenditoria etici siano la giusta strada da seguire sia per i brand nascenti sia da quelli già affermati.

Eileen Akbaraly with artisans. Courtesy of Made for a Woman

In effetti l’approccio trasparente del brand è un traguardo che poche aziende riescono a raggiungere ed è stato notato anche dai grandi marchi come Fendi, che di recente ha collaborato con Made for a Woman per una capsule collection di borse. Il brand malgascio è uno spiraglio ma anche un manifesto per diverse realtà aziendali nascenti, che adottano pratiche etiche e sostenibili per opporsi alla macchina distruttiva del fast-fashion. Da parte di questi brand i mezzi per contrastare l’acquisto di prodotti “usa e getta” sono, in primis, quelli di credere nel rispetto dell’ambiente e nella tutela dei lavoratori e di conseguenza adottare pratiche etiche che rendono l’intera filiera, dalla creazione del prodotto alla vendita al cliente, trasparente.

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