Il tesoro di PriamoLe origini del mercato dell’oro e dell’argento nella città di Troia

In “Oro, argento e scintillanti follie” (add editore), Alessandro Giraudo racconta come per oltre un millennio la rocca dell’Asia Minore fosse stata un punto nevralgico del commercio dei metalli preziosi nel mar Mediterraneo, prima dello sviluppo delle civiltà cretese ed egizia

Unsplash

La città di Troia, crocevia di alcune rotte fondamentali, fu un importante baricentro nel Mediterraneo del III e II millennio. A est lo stretto dei Dardanelli dava accesso al mare di Marmara, e da lì attraverso il Bosforo si arrivava al mar Nero; a sud, sul delta del Nilo, c’era un porto abbastanza grande da garantire le comunicazioni con l’oceano Indiano. A ovest, invece, il bacino del Mediterraneo si estendeva fino alle colonne d’Ercole, ma i mostri che popolavano il mare incognitum nei pressi dello stretto di Gibilterra dissuadevano i marinai dall’avventurarsi oltre: la navigazione si limitava dunque al cabotaggio sulle coste lusitane e dell’Africa settentrionale. 

Troia poteva quindi controllare il commercio (e riscuotere le tasse) nell’intera fascia tra il Mediterraneo e il mar di Marmara. Dallo stretto dei Dardanelli transitavano molte merci. Dal Mediterraneo arrivavano vino, uva sultanina, olio, agrumi, spezie (provenienti dal mar Rosso), corallo, tessuti (il cotone egizio), alcuni metalli comuni e allume di rocca siriano, il legno del Levante (Libano) e sostanze tintorie. Dal mar Nero arrivavano pellicce, miele, cereali delle Terre Nere (Ucraina), cera, legno pregiato, sale delle miniere dell’attuale Romania, oro dei Carpazi e degli Urali e naturalmente schiavi (slavus nel latino medievale diventa sclavus, il significato è sempre prigioniero di guerra slavo). 

L’economia della città era fondata sull’allevamento di ovini e sul commercio, ma i maggiori introiti provenivano dalle tasse e dai dazi incassati sulle merci che attraversavano lo stretto. Un’altra importante fonte di reddito era rappresentata dalla vendita dell’oro: dei cinque importanti crocevia – Anatolia, Mesopotamia, mar Nero, Mediterraneo e bacino egizio – Troia era forse la principale piazza di scambio del metallo giallo e di quello bianco.

L’oro proveniva dalle montagne del Tauro, dalla provincia di Çanakkale, da Kartal (una trentina di chilometri a nord-est della città), da Lampsaco (oggi Lapseki, una cinquantina di chilometri a nord) e naturalmente dal fiume Pattolo, ricco d’oro alluvionale (a centocinquanta chilometri). L’oro del Pattolo, che contribuì alla fortuna di Creso, conteneva anche un’importante quantità d’argento sotto forma di elettro, una lega di oro e argento con residui di diversi minerali. Altro oro proveniva dalle montagne di Rodopi (in Tracia). L’argento, la moneta usata nel commercio assiro, arrivava da Cipro e dalle montagne del Tauro. Da Kültepe, una città duecento chilometri a est di Troia dove i mercanti della Mesopotamia avevano insediato un centro di scambio, partivano carovane di camelidi imbastati diretti a Troia e verso le regioni a est degli Urali. […]

I mercanti di Troia si specializzarono nel commercio di transito e nelle operazioni di compravendita dei metalli preziosi (controllo, deposito, arbitraggio, scambio) e nello stesso tempo gli artigiani della città divennero grandi professionisti, soprattutto nella lavorazione dell’oro e in seconda battuta dell’argento. Le scoperte archeologiche di Heinrich Schliemann confermarono la loro straordinaria abilità. 

Nella sua autobiografia, Schliemann raccontò della scoperta del tesoro di Troia datandola al 17 giugno 1873, anche se studi successivi dimostrarono che in realtà il ritrovamento fu di qualche settimana precedente. Parlò di scudi, bacili, piastre di rame, vasi d’argento, coppe di oro purissimo, talenti omerici: «Ho rinvenuto tutti questi oggetti insieme, e penso che probabilmente erano posti in una cassa di legno; dall’Iliade si ha la notizia che ne esistevano nel palazzo di Priamo»; nel vaso d’argento più grande scrisse di aver trovato «due splendidi diademi aurei, una fascia frontale e quattro pendenti d’oro di squisita fattura. Sopra vi erano cinquantasei orecchini d’oro a cerchio, e ottomilasettecentocinquanta piccoli anelli, prismi e dadi traforati e bottoni d’oro, che provengono senza dubbio da altri ornamenti. E ancora, sei bracciali d’oro e due piccole coppe d’oro. Nello stesso vaso c’erano anche due blocchetti d’oro, lunghi cinque centimetri, di cui ognuno aveva ventuno fori».

Una parte della produzione veniva spedita sull’isola di Poliochni (Lemno), situata all’incrocio marittimo tra la Tessaglia (Grecia orientale), Creta e la Tracia. Secondo gli archeologi, a Troia vennero prodotti i primi lingotti d’oro (di una decina di grammi), opera di artisti specializzati in manufatti di alta oreficeria che venivano usati per pagare somme ingenti e in occasione di transazioni politiche.

Pur non essendo un centro politico né un prestigioso impero, Troia era un’importante base commerciale che, grazie alla sua posizione strategica tra il Mediterraneo e il mar Nero, ricoprì un ruolo chiave. La magnificenza letteraria di Omero, che orchestrò battaglie tra il popolo di Priamo e alcune città greche coalizzate – secondo la versione ufficiale – per vendicare Menelao e andare a riprendere sua moglie Elena, rese la città immortale. 

In realtà si trattava di una guerra destinata a porre fine al potere della città, dovuto a una posizione eccezionale, e a fermare l’attività dei pirati che attaccavano le navi dei Greci e ne sabotavano il commercio. La guerra si svolse probabilmente tra il 1193 e il 1154 a.C. Troia poteva contare su buone opere difensive, acqua e risorse, mentre i Greci non possedevano armi efficaci e combattevano lontano dalle loro basi, le isole più vicine alla zona del conflitto erano troppo piccole per poter fornire aiuto.

Ciò spiegherebbe il protrarsi del conflitto fino alla vittoria dei Greci, che comportò la distruzione della città e la conquista dell’intera regione da parte degli Achei. Ma, come sempre, le guerre non favoriscono il commercio e gli scambi regolari, ed ecco perché alla caduta di Troia il mercato dell’oro si spostò verso Creta e in parte verso il delta del Nilo.

Tratto da “Oro, argento e scintillanti follie. Storie dei metalli dei re” (add einaudi), di Alessandro Giraudo, pp. 228, 19.00 €

X