Bank-a-LagoTrump punta sulle criptovalute per sfiduciare le banche centrali

Il presidente degli Stati Uniti affida al venture capitalist David Sacks il ruolo di “criptozar” e indebolisce la Fed: un problema per la stabilità finanziaria mondiale, non solo di Washington

AP Photo/LaPresse (ph. Ben Curtis)

«Gli Stati Uniti saranno la capitale mondiale delle criptovalute». Lo ha deciso il presidente Donald Trump mettendolo nero su bianco in un ordine esecutivo che punta alla «leadership degli Usa nella tecnologia finanziaria digitale». Si istituisce un gruppo di lavoro sui mercati delle risorse digitali con il compito di approntare una normativa in materia e valutare la creazione di una riserva strategica nazionale delle stesse.  

L’ordine esecutivo di Trump eliminerebbe «le aggressive azioni di coercizione ed eccesso normativo» dell’amministrazione Biden. Queste, secondo il presidente, avrebbero soffocato l’innovazione delle criptovalute. In verità, la Federal Reserve (Fed) e la Security exchange commission (Sec), l’equivalente della nostra Consob (Commissione nazionale per le società e la borsa), non sono riuscite né a regolamentare, né ad arginare le valute digitali. 

Un elemento molto importante del provvedimento dell’amministrazione repubblicana è «la proibizione alle varie agenzie di intraprendere qualsiasi azione per stabilire, emettere o promuovere le valute digitali della banca centrale, la cosiddetta Cbdc, Central bank digital currency». 

Tutte le più importanti banche centrali del mondo, anche la Bce, da anni stanno studiando come creare delle proprie monete digitali. Al riguardo, per la Bce ha lavorato a lungo Fabio Panetta, l’attuale governatore della Banca d’Italia. Utilizzando certe nuove tecnologie di intermediazione finanziaria, le Cbdc diventerebbero lo strumento per tutti i pagamenti. Eccezion fatta per la politica monetaria e la raccolta di risparmio, che rimarrebbero sotto il controllo delle rispettive banche centrali. 

A noi sembra un attacco diretto alla Federal Reserve con l’intento di sminuirne il ruolo di coordinamento monetario. Infatti, la ventilata inclusione delle criptovalute nelle riserve sarebbe un ulteriore declassamento del suo potere decisionale. Noi siamo stati spesso critici nei confronti delle politiche della Fed, che necessita da tempo di una profonda riforma, ma una banca centrale debole e in balìa dei grandi interessi privati e degli speculatori sarebbe un disastro per la stabilità finanziaria mondiale, non solo per Washington.

Questa tendenza negli Usa, e anche in altri Paesi, fa parte della progressiva privatizzazione di molte funzioni pubbliche. Nella difesa vediamo già da anni i “contractors”, agenzie private dirette da “ex” generali delle forze armate, usate in vari modi nelle zone di guerra e per altre operazioni militari e logistiche. 

Nella ricerca spaziale, la Nasa è diventata ancillare alle attività tecnologiche ed economico-finanziarie di Elon Musk. Molti settori della ricerca d’importanza strategica e di sicurezza nazionale sono già in mano a certe imprese high tech della Silicon Valley. Le comunicazioni sono completamente privatizzate. Persino la rete delle prigioni è spesso diventata la fornitrice di manodopera a basso costo per certe imprese private. 

Il citato gruppo di lavoro sarà presieduto dal “White house Ai & crypto tzar” e dovrebbe includere anche il segretario al Tesoro, il presidente della Sec e i responsabili di altri dipartimenti e agenzie pertinenti. Si noti l’esclusione della Fed, che forse potrebbe far parte delle «agenzie pertinenti». Ma le criptovalute, essendo considerate monete, dovrebbero essere controllate anzitutto dalla Fed.

Per il posto di criptozar, Trump ha già indicato David Sacks, il venture capitalist della Silicon Valley che da sempre investe in settori ad alto rischio. Sembra una ricompensa per aver raccolto oltre dodici milioni di dollari a favore della campagna elettorale del presidente. Sacks ha fatto parte della cosiddetta «PayPal mafia», che comprende gli ex fondatori e dipendenti della società americana per i pagamenti digitali. Ha aiutato Elon Musk ad acquisire Twitter, oggi rinominato X. Insieme al banchiere speculativo Peter Thiel ha creato Confinity, un’impresa di commercio online (Thiel è anche il grande sponsor del vice presidente J.D. Vance). 

Nel provvedimento si afferma che Sacks avrà anche l’incarico di guidare il Consiglio di consulenti per la scienza e la tecnologia, con il compito di aiutare il presidente a prendere decisioni importanti ed elaborare raccomandazioni politiche in vari campi, dall’energia all’ambiente, dalla salute pubblica alla sicurezza nazionale. E, si noti bene, anche di «garantire la libertà di parola online».   

Per entrare a far parte del club delle criptovalute, Trump aveva sponsorizzato il Bitcoin in campagna elettorale e, insieme alla sua famiglia, ha creato la “World Leadership Financial”, una piattaforma per scambiare le criptovalute accessibile a tutti. Si ricordi che, secondo alcune stime, esisterebbero oltre novemila criptovalute con un volume di mercato pari a tremilaseicento miliardi di dollari. La quota dominante è detenuta dal bitcoin per oltre il cinquantasei per cento. 

Come è stato più volte denunciato, l’opacità e la mancanza di regole e controlli hanno fatto sì che le criptovalute venissero utilizzate per operazioni finanziarie legate al traffico della droga, al terrorismo e al crimine organizzato. Si stima che nel 2023 il loro giro di affari illegale sia stato di almeno ventiquattro miliardi di dollari. Pensiamo sia una grande sottostima. Di fronte alle menzionate mosse di Trump sulle criptovalute, l’Europa commetterebbe un suicidio politico se si limitasse a osservare compiacente o impaurita.

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